Dopo una giornata di forti cali per le Borse, il focus si sposta sulle attese per oggi, 18 novembre 2025: tra dati macro, decisioni Fed e BCE, settori cruciali come tech e difesa, materie prime, spread e appuntamenti chiave in agenda.
La nuova seduta si apre all'insegna della volatilità per i mercati internazionali, con gli operatori che si muovono cauti dopo i ribassi registrati ieri. L'incertezza sulle mosse delle banche centrali e l'attesa per dati e risultati chiave alimentano nervosismo, mentre gli indici europei partono in marcato calo. Il Dax di Francoforte, il Cac40 di Parigi e il Ftse Mib milanese segnano flessioni nell’ordine dell’1-1,6%, rispecchiando il clima di prudenza già evidenziato dai futures statunitensi. In questo scenario, i mercati riflettono sia gli effetti delle recenti decisioni della Federal Reserve che le aspettative per i report macroeconomici in arrivo dagli Stati Uniti, fondamentali per valutare la tenuta del comparto tecnologico e la sostenibilità delle attuali valutazioni borsistiche. Non meno rilevanti risultano le attese per i risultati di aziende leader come Nvidia, destinati a muovere sensibilmente il settore tech globale.
L’avvio dei mercati europei registra un’estensione delle debolezze della vigilia, accentuate dai ribassi di Wall Street e degli indici asiatici. Il Ftse Mib cede l’1,64% a 43.048 punti nella prima parte della giornata, segnando una persistente pressione al ribasso. Sul fronte tedesco, il Dax arretra dell’1,35%, mentre il Cac40 parigino scende dell’1,32%. Non fa eccezione Londra, con il Ftse100 in calo dell’1,07%. La tendenza negativa è confermata anche dai futures sugli indici americani, dove l’S&P 500 accusa un ribasso dello 0,57% e il Dow Jones dello 0,41%.
L’ondata di vendite investe soprattutto i titoli tecnologici, sulla scia della flessione di ieri del Nasdaq (-0,86%) e dell’S&P 500 (-0,90%). Fra le blue chip milanesi, solo Hera riesce a mantenere il segno positivo. Registrano consistenti vendite le banche, con Mps e Mediobanca sotto pressione per motivi legati a decisioni governative e strategie di acquisizione. In ambito internazionale si segnala anche il calo dei titoli del lusso italiano, condizionato dalle tensioni geopolitiche tra Cina e Giappone, mentre Stellantis risulta in difficoltà insieme ad altri comparti industriali.
Oltre all’andamento degli indici tradizionali, particolare attenzione va data all’andamento del bitcoin, che scivola sotto i 90.000 dollari segnando un calo del 6% rispetto al precedente consolidamento e attestandosi circa il 30% al di sotto dei picchi di fine ottobre. La volatilità rimane dunque elevata, con l’indice Vix che rafforza la percezione di rischio.
Le oscillazioni di mercato osservate sono il riflesso diretto delle decisioni, dichiarazioni e attese correlate alle politiche monetarie delle principali banche centrali. In primo piano le mosse della Federal Reserve: l’incertezza sulle prossime decisioni in materia di tassi d’interesse si è accentuata dopo il recente shutdown di governo negli Stati Uniti, durato 43 giorni e causa di ritardi nella pubblicazione dei dati macro, tra cui il cruciale report sul lavoro. I dati disponibili sembrano confermare un mercato occupazionale vicino allo stallo, aspetto che, secondo esponenti della Fed, potrebbe giustificare un taglio dei tassi già a dicembre.
La Banca Centrale Europea dal canto suo, secondo le aspettative di mercato, potrebbe optare per una riduzione del costo del denaro entro luglio del prossimo anno, benché al momento il consenso preveda solo una probabilità del 30%. Le stime di crescita della Commissione UE per il 2025 sono state definite più ottimistiche per l’area euro ma riviste al ribasso per l’Italia.
La volatilità finanziaria, misurata dal Vix, si mantiene elevata, anche a causa della debolezza di dati pubblicati e dell’impatto di eventi straordinari. La pubblicazione a rilascio differito di indicatori economici, insieme alla composizione incerta del board della Fed e alla presenza di nuovi membri, contribuisce a mantenere alta l’attenzione degli investitori sui segnali provenienti da banche centrali e autorità monetarie.
Leonardo si conferma protagonista a Piazza Affari, sostenuta dalle buone performance del comparto europeo della difesa. Il titolo beneficia di nuovi accordi strategici collegati alle commesse per la sicurezza e la fornitura di armamenti, in particolare verso paesi in zona di conflitto, garantendo così stabilità al segmento.
Riflettori puntati anche su Stellantis: la casa automobilistica affronta un periodo complesso, tra calo delle quotazioni e dibattito sulle normative europee relative alle emissioni. Il presidente John Elkann ha direttamente sollecitato le istituzioni di Bruxelles a concedere una maggior flessibilità sugli obiettivi ambientali intermedi, promuovendo una politica di transizione ecologica progressiva rispetto ai vincoli fissati per il 2030.
Sul fronte internazionale, Nvidia catalizza le attenzioni degli investitori globali alla vigilia dei dati trimestrali; le attese per la pubblicazione dei conti tengono in scacco il comparto tech USA. Il titolo, riferimento per l’intera industria dell’AI e dei semiconduttori, funge da indicatore per la sostenibilità delle valutazioni del mercato tecnologico. La debolezza generale del settore, riflessa sia nel calo delle big tech che nei forti movimenti sui titoli semiconduttori, influenza anche i listini UE, dove STM e altri player mostrano segni di debolezza.
Il comparto difesa, nel suo insieme, mostra una resilienza superiore rispetto ad altre filiere industriali, in virtù delle crescenti tensioni geopolitiche e degli incrementi dei budget dedicati alla sicurezza in Europa e oltre.
Sui mercati delle materie prime continua la fase di adattamento alle nuove condizioni globali. Il prezzo del petrolio WTI scivola sotto i 60 dollari al barile (59,37 $), risentendo sia della debolezza della domanda globale che della revisione al ribasso delle aspettative di crescita. Il gas naturale si stabilizza su valori superiori ai 31 euro/MWh, mostrando una tendenza più resiliente rispetto all’oro nero, favorita anche da attese su possibili rialzi della domanda con l’arrivo della stagione invernale. L’oro, a 4.012 dollari l’oncia, continua a perdere terreno, penalizzato sia dal rafforzamento del dollaro che dall’appannarsi della possibilità di un taglio imminente dei tassi Fed.
Sul fronte cripto, il bitcoin rompe il supporto dei 90.000 dollari, segnando il minimo plurimensile. La discesa della principale criptovaluta viene accentuata sia dalla debolezza dei flussi di ETF istituzionali che dall’aumento della volatilità percepita dagli operatori; la ridotta presenza di investitori istituzionali favorisce posizioni speculative e accentua i movimenti ribassisti.
Il mercato obbligazionario europeo riflette la crescente percezione di rischio legata ai contesti politici e alle strategie di bilancio dei paesi membri. Lo spread tra BTP italiani e Bund tedeschi a dieci anni risale a quota 74,6 punti base, in aumento rispetto ai valori delle precedenti settimane. Il rendimento del BTP decennale si colloca al 3,45%, mentre il decennale USA scende al 4,108%.
Questa dinamica si inserisce in un quadro di maggiore cautela da parte degli investitori, che osservano da vicino sia le decisioni attese dalla BCE sia gli interventi nazionali, come l’operazione di riacquisto programmata dal Tesoro, che mira a ridurre la pressione sui titoli di stato con scadenza 2026 per un massimo di 5 miliardi di euro. L’impatto sulle prospettive dell’economia italiana resta comunque legato alle valutazioni delle agenzie di rating, alle future revisioni delle previsioni di crescita e alla sostenibilità del debito a fronte di un quadro politico sempre più complesso. Da segnalare il lieve miglioramento nella raccolta obbligazionaria di alcune utility italiane, con emissioni green in linea con la tassonomia UE e premi orientati alla transizione energetica.
La giornata è scandita da un fitto calendario di appuntamenti su scala nazionale e internazionale, focalizzati su economia, innovazione, sostenibilità e rapporti industriali:
Alla luce dell’analisi odierna, la situazione sui mercati finanziari evidenzia la persistente difficoltà a identificare trend stabili di crescita. La combinazione di elevata volatilità, nervosismo regolatorio e incertezza macroeconomica richiede approcci di gestione del rischio particolarmente accorti. Nel contesto attuale, la strategia privilegiata rimane quella della diversificazione degli investimenti, focalizzandosi su asset con fondamentali solidi e monitorando con attenzione sia le comunicazioni delle banche centrali che i dati macro più rilevanti.
La prudenza si conferma elemento centrale, specie alla luce delle attese per la pubblicazione dei risultati di player tecnologici internazionali e per gli aggiornamenti sulle scelte di politica monetaria nel prossimo futuro. Gli investitori più dinamici potranno valutare opportunità tattiche su settori come difesa, utility e transizione energetica, sempre salvaguardando l’equilibrio fra rischio e rendimento all’interno di una visione di medio-lungo periodo.