Ad agosto 2025 il mercato del lavoro italiano mostra segnali misti tra calo mensile, crescita annua e nuove dinamiche nei contratti. Analizziamo dati su occupazione, disoccupazione giovanile e inattivi per chiarire il dibattito sulle reali assunzioni.
A distanza di dodici mesi dal 2024, il mercato del lavoro italiano si presenta caratterizzato da segnali contrastanti. Nel corso di agosto 2025, la situazione degli occupati ha registrato una lieve flessione su base mensile, attestando il totale delle persone occupate intorno ai 24 milioni e 170mila. In questo periodo, il tasso di occupazione si è assestato al 62,6%, mentre quello di disoccupazione è rimasto stabile al 6,0%. In parallelo si è rilevata una graduale crescita del tasso di inattività, arrivato al 33,3%.
La narrazione secondo cui ad agosto 2025 non ci sarebbero state assunzioni non trova riscontro nei dati ufficiali: benché il bilancio delle assunzioni sia più contenuto rispetto ai periodi precedenti, da un esame delle statistiche emerge che nuove posizioni continuano a essere create, pur a un ritmo ridotto.
Il calo degli occupati registrato lo scorso mese si traduce infatti in una contrazione delle nette attivazioni, ma non in una loro completa assenza. Le principali cause di rallentamento risultano collegate a fattori stagionali, all’incertezza economica e a modifiche nei flussi in entrata e uscita, specialmente per i contratti a termine, in diminuzione significativa nell’ultimo anno.
Di conseguenza, la percezione di «zero assunzioni» va letta come una semplificazione eccessiva, rispondente più a fare clamore mediatico che alla realtà del mercato, che mantiene invece una certa vivacità pur rallentando temporaneamente il proprio slancio. Certo rimangono diversi problemi, anche preoccupanti, come andremo ad analizzare.
Analizzando l’andamento dell’occupazione ad agosto 2025 emerge una flessione rispetto al mese precedente, con una riduzione di 57mila unità su base mensile (-0,2%). Questo dato rappresenta il primo segnale di rallentamento dopo diversi periodi di crescita costante, come evidenziato dall’Istat e rilanciato da osservatori autorevoli quali Confcommercio. Tuttavia, l’analisi degli ultimi dodici mesi rivela una tendenza positiva: rispetto ad agosto 2024, nella fascia tra i 15 e i 64 anni, il numero di occupati è cresciuto dello 0,4%, pari a 103mila nuove posizioni. L’incremento ha riguardato sia gli uomini che le donne, con particolare rilievo per chi ha superato i cinquant’anni, mentre tra i più giovani si registra una certa stagnazione. Il saldo occupazionale annuo, pur risultando meno dinamico rispetto agli anni precedenti, comunque, conferma la presenza di segnali di rafforzamento
L’analisi della composizione degli occupati ad agosto 2025 mostra dinamiche differenziate tra lavoratori dipendenti, autonomi e le diverse classi d’età. I dipendenti permanenti hanno registrato una crescita annuale (+208mila), mentre i dipendenti a termine hanno subito una consistente riduzione (-245mila su base annua), riflettendo l’effetto di una contrattazione più prudente e di un contesto normativo che tende a scoraggiare la flessibilità eccessiva. Nel segmento del lavoro autonomo si è assistito a una progressiva ripresa: +139mila unità nell’ultimo anno, con il totale di autonomi che supera i 5,22 milioni. Questo dato testimonia la capacità di adattamento alle nuove esigenze del mercato, spesso favorito anche dalla ricerca di maggiore indipendenza lavorativa.
Ad agosto la situazione della disoccupazione si presenta sostanzialmente invariata per la popolazione generale: il tasso si mantiene sul 6%, senza oscillazioni rilevanti rispetto ai mesi precedenti. Guardando ai valori assoluti, i disoccupati risultano un milione e 531mila, cifra in lieve aumento (+7mila unità) su base mensile ma in calo di 75mila rispetto allo stesso periodo del 2024. Tuttavia, all’interno di questo quadro di generale stabilità si accentua una dinamica preoccupante relativa ai giovani. Il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 24 anni ha raggiunto il 19,3%, con un incremento di 0,6 punti percentuali nell’ultimo mese. Questo aumento si collega a diversi fattori, tra cui percorsi formativi più lunghi, difficoltà di transizione dalla scuola al lavoro e una maggiore incidenza di contratti precari. Il segmento maggiore di crescita riguarda gli uomini e i giovani adulti tra i 25 e i 49 anni, mentre tra le donne e nelle altre fasce d’età si rileva una leggera diminuzione dei disoccupati. Tali dati mettono in luce la presenza di problemi strutturali nell’accesso al mercato per i più giovani, con ripercussioni rilevanti sulla loro stabilità economica e sulla sostenibilità futura del sistema lavorativo.
L’aumento del tasso di inattività segnalato dall’Istat per agosto 2025 rispecchia una tendenza che coinvolge trasversalmente uomini, donne e in modo particolare la popolazione più giovane fino a 34 anni. Il tasso, pari al 33,3%, corrisponde a 60mila persone in più rispetto a luglio. Questa crescita appare meno accentuata nelle fasce di età più elevate, dove, al contrario, il numero degli inattivi diminuisce leggermente. Una lettura attenta ai dati per genere rivela come l’inattività femminile incida in misura significativa: oltre il 42% delle donne tra i 15 e i 64 anni non partecipano attivamente al mercato del lavoro, né per motivi di studio né per ricerca di un’occupazione, rappresentando un gap rispetto ai principali paesi europei. Per quanto riguarda l’andamento annuale, la situazione degli inattivi si mantiene sostanzialmente stabile, con leggere variazioni dovute alle dinamiche stagionali e ai cambiamenti nell’offerta lavorativa destinata a specifici gruppi anagrafici e professionali. In sintesi, il fenomeno degli inattivi rappresenta una delle principali sfide per l’inclusione lavorativa e per la valorizzazione delle risorse presenti sul territorio nazionale..