La novità riguarda la metodologia di determinazione dell'imponibile fiscale per l'uso dell'auto aziendale a uso promiscuo.
Cambia la gestione fiscale delle auto aziendali concesse in uso promiscuo. La Legge di Bilancio prima e il decreto Bollette poi hanno introdotto modifiche che determinano un impatto sul calcolo del reddito imponibile del dipendente e sulla sua busta paga mensile. Il nuovo meccanismo fiscale non si basa più sulle sole emissioni di anidride carbonica, ma distingue le auto in base alla tecnologia di alimentazione.
L'interpretazione della normativa fiscale sui fringe benefit relativi alle auto aziendali si fa più flessibile. Anche nel caso in cui il veicolo venga utilizzato da un dipendente diverso da quello originariamente assegnatario, le regole fiscali rimangono immutate. È quanto chiarisce Assonime che analizza nel dettaglio le novità contenute nel decreto Bollette con particolare riferimento alla decorrenza del nuovo regime di tassazione dei veicoli concessi in uso promiscuo.
Secondo l'Associazione, l'intento del legislatore è di limitare il più possibile l'applicazione della tassazione basata sul valore normale del bene, che potrebbe generare situazioni di incertezza e carichi fiscali sproporzionati. Un principio, questo, che starebbe orientando anche le riflessioni dell'Agenzia delle entrate, secondo quanto trapelato da interlocuzioni informali:
La precedente metodologia prevedeva un sistema a scaglioni basato sulle emissioni di CO2, con percentuali che variavano dal 25% al 60% in funzione dei grammi di CO2 per chilometro. Il nuovo modello semplifica il calcolo, ma rende più marcata la differenza tra tecnologie green e motori termici tradizionali. Una clausola di salvaguardia tutela i contratti già stipulati entro il 31 dicembre 2024: per tutte le auto ordinate entro tale data e consegnate entro il 30 giugno 2025, continuerà ad applicarsi la vecchia normativa.
La modifica del calcolo del fringe benefit ha conseguenze dirette sulla busta paga dei lavoratori dipendenti. In pratica, l'importo del fringe benefit, calcolato secondo la nuova percentuale, entra nel reddito imponibile del lavoratore e viene tassato come reddito da lavoro dipendente. Sia l'Irpef sia i contributi Inps verranno calcolati con il valore del beneficio fiscale dell'auto aziendale. Per chi utilizza ancora veicoli a combustione, l'impatto può essere rilevante. Prendiamo ad esempio un'auto diesel con un costo chilometrico pari a 0,60 euro. Con la vecchia aliquota al 30%, il valore annuo del fringe benefit sarebbe stato di 2.700 euro. Con la nuova aliquota al 50%, sale a 4.500 euro: una differenza di 1.800 euro in più che vanno a pesare su base imponibile, tasse e contributi.
Diversamente, chi utilizza un'auto elettrica aziendale vedrà scendere il valore fiscalmente rilevante, con una riduzione sensibile dell'Irpef da versare. Per lo stesso veicolo, a parità di costo chilometrico, un'auto elettrica comporta un fringe benefit di appena 900 euro annui, grazie alla nuova percentuale ridotta al 10%. Questo significa, in busta paga, meno trattenute fiscali e contributive e, dunque, un maggior netto a parità di retribuzione contrattuale. In definitiva, il nuovo sistema produce un effetto regressivo per le tecnologie più inquinanti e un vantaggio fiscale per le soluzioni ecologiche.