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Referendum 8-9 Giugno, se vince il sì o il no come cambia il mercato del lavoro per dipendenti e aziende

di Marianna Quatraro pubblicato il
referendum mercato lavoro

Cosa cambierebbe per i lavoratori e le aziende nel caso di vittoria del sì o del no al referendum sul Lavoro dei prossimi 8 e 9 giugno

Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 gli italiani sono chiamati a votare cinque referendum sul lavoro e uno sulla cittadinanza.

I primi quattro quesiti sono stati promossi dalla Cgil e da altre associazioni della società, mentre il quinto è stato proposto dal partito Piu Europa con il sostegno di Possibile, PSI, Radicali Italiani e Rifondazione Comunista. Vediamo di seguito cosa prevedono nel dettaglio e cosa cambia con il relativo voto.

  • I quattro referendum sul lavoro, cosa chiedono
  • Cosa cambia per lavoratori e aziende con gli esiti positivi o negativi del referendum

I quattro referendum sul lavoro, cosa chiedono

I quattro referendum sul lavoro affrontano i tempi dei licenziamenti illegittimi, dei risarcimenti nei casi di licenziamento, di contratti a termine e causali nonché della sicurezza sul lavoro.

In particolare, il primo quesito chiede di abrogare un punto del Jobs Act che riguarda i licenziamenti.

L’obiettivo è eliminare le disparità di trattamento tra i lavoratori assunti prima e dopo il 7 marzo 2015 in caso di licenziamento illegittimo, considerando che oggi chi viene assunto prima di tale data può essere reintegrato, mentre chi è stato assunto dopo ha diritto solo a ricevere un indennizzo ma non può essere reintegrato a lavoro. 

Il secondo quesito è sui risarcimenti senza limiti nelle piccole imprese, per cancellare il tetto massimo del risarcimento per i licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti, fissato attualmente a 6 mensilità di stipendio, dando, invece, la possibilità al giudice di competenza di determinare l'importo senza limiti predefiniti.

Il terzo quesito del Referendum 2025 chiede l'abrogazione delle norme sui contratti di lavoro a tempo determinato sulla durata massima e sule condizioni per proroghe e rinnovi con la reintroduzione delle causali.

Se vince il sì, per assumere un lavoratore con un contratto a termine bisognerà (di nuovo) sempre indicare una motivazione tra quelle valide secondo la legge e i contratti collettivi nazionali per i rapporti a termine.

L’indicazione della causale è importante perché permette al lavoratore di contestare la validità del contratto e chiedere al giudice di convertirlo in un contratto a tempo indeterminato se la causale non è valida.

Attualmente, i datori di lavoro possono stipulare contratti a tempo determinato, prorogarli o rinnovarli fino a dodici mesi senza alcuna causale giustificativa. Quest’ultima viene richiesta solo se i contratti superano i dodici mesi e fino al limite massimo di durata di ventiquattro mesi.

Il quarto quesito riguarda la responsabilità solidale negli appalti e chiede l'abrogazione della norma che esclude la responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore nei casi di infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. 

Cosa cambia per lavoratori e aziende con gli esiti positivi o negativi del referendum

Nel caso di vittoria del no ai quesiti sul referendum, nulla cambierebbe rispetto ad ora. I lavoratori continuerebbero ad essere in alcuni casi penalizzati e le aziende continuerebbero ad avere maggiore libertà di decisione e movimento.

Al contrario, in caso di vittoria del sì ai quesiti, il mercato del lavoro tornerebbe ad avere maggiori garanzie e più sicurezza.

I dipendenti sarebbero più tutelati, sia nei casi di licenziamento e reintegro, sia nei casi di proroghe (a oltranza) dei contratti a termine, che dovranno essere sempre giustificati altrimenti trasformati in rapporti di lavoro a tempo indeterminati, sia per quanto riguarda i risarcimenti che la sicurezza sul posto del posto di lavoro.

Le aziende, d'altro canto, tornerebbero a dover 'giustificare' e lavorare con correttezza e trasparenza al fine di garantire trattamenti lavorativi adeguati a tutti i dipendenti, rispettando maggiori adempimenti. 

Un esito positivo del quarto quesito imporrebbe, infatti, ai grandi committenti di vigilare sulla sicurezza nei cantieri e negli appalti ed eviterebbe anche il rischio che i lavoratori e le loro famiglie restino senza risarcimento in caso di gravi incidenti. 

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