Il bonus Giorgetti, noto come bonus Maroni, per chi posticipa la pensione è stato prorogato fino al 2026 nella nuova Manovra. Cosa prevede la misura e quanto permette di ricevere in più in busta paga
La Manovra finanziaria 2026, attualmente in discussione, conferma l’incentivo economico conosciuto come “Bonus Giorgetti”, già noto come Bonus Maroni. Questa misura consente, a chi matura i requisiti per la pensione anticipata ma sceglie di restare al lavoro, di ricevere direttamente in busta paga i contributi previdenziali solitamente a proprio carico. Le novità per il prossimo anno prevedono una possibile revisione dei requisiti di accesso, in linea con la fine della Quota 103 e il progredire della riforma sulle pensioni.
Il bonus Giorgetti, ispirata all’incentivo introdotto nel 2004 da Roberto Maroni, prevede il riconoscimento in busta paga dei contributi pensionistici a carico del lavoratore. Normalmente questa quota, di circa il 9,19% della retribuzione lorda mensile, sarebbe destinata all’ente previdenziale (Inps), ma chi decide di posticipare il pensionamento può riceverla come aumento netto sullo stipendio.
Nel 2026, il Bonus è esentasse: non viene assoggettato a Irpef o altre imposte e non concorre al reddito per fini fiscali. Tuttavia, l’erogazione di questa somma comporta una riduzione del montante contributivo che sarà utilizzato per calcolare la pensione futura, dato che il lavoratore riceve subito la quota destinata ordinariamente alla previdenza. Le caratteristiche dell'agevolazione sono, dunque, le seguenti:
L’accesso al Bonus è riservato a lavoratrici e lavoratori dipendenti dei settori pubblico e privato che, entro il 31 dicembre 2025, maturano i requisiti per la pensione anticipata, ma decidono di rimanere a lavoro. Più nel dettaglio, sono due le categorie principali di potenziali beneficiari:
| Reddito annuo lordo | Aumento netto iniziale | Aumento vicino al pensionamento |
| 40.000 € | 6.433-6.876 € | 1.287-1.445 € |
La cifra ricevuta diminuisce progressivamente con l’avvicinamento alla pensione di vecchiaia. Il vantaggio fiscale, introdotto a partire dalla versione aggiornata, permette un beneficio più elevato rispetto agli anni precedenti, quando l’importo erogato era soggetto a tassazione Irpef. Poiché la quota dei contributi a carico del datore di lavoro resta invariata, la posizione assicurativa continua comunque ad alimentarsi.
Per il 2026 l’incentivo per i lavoratori che raggiungono i requisiti previdenziali entro il termine previsto e decidono di proseguire nell’attività lavorativa è stato confermato.
Non sono previste novità rispetto a quanto al momento stabilito per le condizioni di accesso alla misura, ma, considerando la cancellazione della quota 103 nel 2026, il beneficio potrebbe essere limitato esclusivamente ai titolari della pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi. Restano sostanzialmente invariati criteri e modalità di erogazione, con il mantenimento della piena esenzione fiscale sul bonus.