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I nuovi sistemi per la pensione anticipata con cui potrebbe essere sostituita quota 103 cancellata durante iter Finanziaria

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Da pensione a 64 con o senza Tfr per i contributivi puri, alla quota 41 flessibile: quali potrebbero essere le alternativa alla quota 103 cancellata in Manovra 2026 per andare in pensione anticipata

L’anno 2026 rappresenta un punto di svolta per il sistema previdenziale italiano: la cancellazione della Quota 103 segna la fine di un percorso che, seppur limitato e spesso oggetto di critiche, aveva permesso a una fascia di lavoratori l’accesso anticipato alla pensione. Le recenti norme contenute nella manovra finanziaria certificano la scelta politica di dire addio a uno dei principali canali flessibili in uscita dal lavoro.

E' difficile, infatti che la Quota 103 venga ripristinata, considerando che non ha riscosso particolare successo e ha un costo relativamente basso che non permetterebbe la definizione di misure simili a tali costi, ma si guarda a possibili alternative. 

Le novità della Manovra 2026: cosa cambia dopo l’eliminazione di Quota 103

La Manovra Finanziaria del 2026 interviene in modo deciso sull’assetto pensionistico nazionale, sancendo la cancellazione definitiva di Quota 103 tra le possibilità di uscita anticipata. Questo significa che, a partire dal prossimo anno, non sarà più possibile accedere alla pensione con il precedente requisito combinato di 62 anni di età e 41 anni di contributi. Anche la cosiddetta “Opzione Donna” risulta assente dalla bozza ufficiale, restringendo ulteriormente le chance di pensionamento anticipato per le lavoratrici. Inoltre, le ulteriori misure pensionistiche prevedono:

  • Rinviato al 2027 l’adeguamento automatico dei requisiti di età e anzianità contributiva legato all'aumento della speranza di vita.
  • Prolungata la possibilità di accedere all’APE Sociale, strumento rivolto a determinate categorie, tra cui lavoratori in condizioni di disagio.
  • Previsti piccoli incrementi sulle pensioni minime (20 euro al mese), considerati tuttavia insufficienti dalle principali organizzazioni di rappresentanza degli anziani.
Con l'eliminazione delle quote, nasce così il bisogno di soluzioni innovative che sostengano la sostenibilità finanziaria e assicurino una maggiore equità tra le diverse generazioni e tipologie di carriera lavorativa. 

Pensione anticipata a 64 anni: requisiti, modalità di accesso e ruolo del TFR

Per chi desidera uscire dal mercato del lavoro prima del raggiungimento dell’età ordinaria, emerge tra le alternative possibili alla Quota 103 ci sarebbe la possibilità di accedere alla pensione a 64 anni di età e utilizzando il Tfr, a patto di rispettare precisi requisiti sia contributivi sia di importo. Questo canale si rivolge in primo luogo ai lavoratori rientranti nel sistema contributivo, ma la discussione parlamentare ha aperto all’estensione anche a chi ha una carriera "mista". I requisiti richiesti dunque sarebbero:

  • Età minima: 64 anni.
  • Contributi: Almeno 20 anni (25 anni richiesti per la maggior parte delle casistiche, che saliranno a 30 dopo il 2030).
  • Importo della prestazione: La pensione deve essere almeno 3 volte superiore all’assegno sociale (circa 1.616 euro mensili per il 2025, soglia ridotta a 2,8 o 2,6 volte per le donne con figli).
La novità di questo sistema sarebbbe l'integrazione dell’importo della pensione sfruttando anche il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) maturato presso il datore di lavoro e versato in tesoreria INPS. In particolare, per chi dispone di fondi pensione integrativi o ha quote di TFR disponibili non destinate a previdenza complementare, è possibile raggiungere la soglia minima per accedere alla pensione anticipata. Questa misura punta a rafforzare la posizione di chi, pur avendo contribuito con continuità, rischierebbe di vedersi negare l’uscita anticipata a causa di importi pensionistici insufficienti.

Di seguito una tabella esemplificativa dei principali requisiti:

Anno Età minima Contributi richiesti Soglia minima assegno lordo
2026-2029 64 20/25 3x Assegno Sociale
dal 2030 64 30 3x Assegno Sociale

Questo nuovo profilo, in discussione con la manovra 2026, rappresenta una via d’uscita soprattutto per coloro che hanno una storia contributiva stabile e maturato importi rilevanti nel tempo, favorendo una maggiore flessibilità rispetto al passato.

Pensione anticipata contributiva: chi può accedere e quali condizioni servono

Altra alternativa alla quota 103 potrebbe essere la pensione anticipata per i contributivi cosiddetti puri che hanno iniziato la carriera lavorativa dopo il 1° gennaio 1996 e non hanno contributi prima di tale data. Per questa platea, il sistema garantisce un’uscita anticipata rispetto alla pensione di vecchiaia, ma solo a determinate condizioni:

  • Possesso esclusivo di contributi versati dal 1996
  • Almeno 20 anni di anzianità contributiva
  • Importo dell’assegno pensionistico non inferiore a tre volte l’assegno sociale annualmente rivalutato
Per accedere, quindi, non basta solo l’età anagrafica, ma si introduce un filtro legato al valore effettivo della pensione attesa. Questo meccanismo tutela la sostenibilità del sistema e cerca di evitare il rischio di assegni troppo bassi per la sopravvivenza dignitosa del lavoratore anziano.

La normativa prevede anche alcune differenze per le lavoratrici, con soglie lievemente inferiori in presenza di figli. Per rendere più accessibile questo canale, il legislatore ha introdotto l’opportunità di utilizzare la previdenza integrativa per innalzare l’importo complessivo, così da raggiungere la soglia minima ove necessario.

  • Età di accesso: 64 anni
  • Durata minima: almeno 20 anni di contribuzione
  • Quoziente minimo: pensione ≥ 3x assegno sociale (criterio ridotto in caso di figli a carico per le donne)
Dal lato pratico, per chi ha una pensione stimata inferiore al limite fissato dalla legge, la possibilità di integrare con TFR o rendita complementare rappresenta una leva importante. 

Quota 41 flessibile: una possibile alternativa per usuranti, gravosi e categorie protette

Tra le proposte più discusse nell’ultimo biennio trova spazio l’ipotesi della cosiddetta Quota 41 flessibile, per offrire una soluzione di pensionamento anticipato a chi ha svolto lavori faticosi o particolarmente rischiosi, come le mansioni definite “gravose” o “usuranti”, nonché per alcune categorie protette individuate dalla normativa. Questa forma richiederebbe:

  • Requisito contributivo: almeno 41 anni di contributi a prescindere dall’età, sebbene spesso venga richiesto il compimento dei 62 anni entro il 31 dicembre 2025
  • Condizione di accesso: svolgimento per almeno 7 degli ultimi 10 anni o complessivamente per la metà della vita lavorativa di attività considerate usuranti secondo la tabella ministeriale
  • Penalizzazione: la normativa prevede una riduzione dell’importo finale dell’assegno
La quota 41 flessibile è stata fortemente sostenuta dalle associazioni dei lavoratori del settore pubblico e privato impiegati in particolari condizioni, proprio per bilanciare i maggiori rischi e l’usura che caratterizzano alcune mansioni. Le penalizzazioni eventualmente applicate si traducono in coefficienti di riduzione percentuale della quota di pensione, con l’obiettivo di preservare la sostenibilità generale.

Tra le categorie interessate figurano:

  • Lavoratori di settori considerati usuranti (es: edilizia, assistenza notturna, trasporti, etc.)
  • Lavoratori gravosi, secondo l’elenco ministeriale aggiornato
  • Categorie tutelate da normativa specifica, inclusi i disabili e i caregiver famigliari
Se questa proposta dovesse essere inserita in fase di conversione della manovra o con un decreto specifico, rappresenterebbe un importante canale d’uscita per chi non può attendere l’età pensionabile ordinaria a causa della natura del proprio lavoro, mantenendo un equilibrio accettabile fra istanze di equità e sostenibilità dei conti pubblici.
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