Il panorama della mobilità sostenibile in Italia sta vivendo una svolta significativa. Le recenti novità normative introducono la possibilità, per veicoli diesel già in circolazione, di essere adattati per impiegare biocarburanti, offrendo un’alternativa concreta all’elettrificazione. Questa soluzione si rivolge soprattutto a chi, tra privati e operatori logistici, mira ad allinearsi alle nuove richieste ambientali senza sostituire il proprio mezzo.
Il contesto normativo: il decreto sui sistemi per biocarburanti nelle auto diesel
Il quadro regolatorio italiano è stato ridefinito dal Decreto ministeriale del 2 ottobre 2025, pubblicato il 12 novembre. Questo provvedimento disciplina le procedure per l’omologazione e l’installazione di sistemi di trasformazione su veicoli a motore diesel (categorie M e N), con lo scopo di consentire la circolazione con nuovi carburanti a basso impatto ambientale. La normativa permette dunque l’integrazione di appositi kit, omologati, destinati sia ai mezzi per il trasporto persone sia per le merci, ampliando la gamma dei carburanti utilizzabili, tra cui HVO e altri biocarburanti avanzati.
Di rilievo alcuni punti salienti:
- L’installazione dei sistemi di conversione può essere eseguita da installatori o costruttori autorizzati, con l’obbligo di aggiornare il documento unico di circolazione e di proprietà.
- Viene introdotta una tracciabilità dettagliata degli interventi, che include la registrazione della tipologia e proporzione di carburante, la denominazione del sistema e le informazioni sull’installazione.
- L’operazione è consentita solo se non altera i parametri di prestazione letteralmente fondamentali del veicolo originale, garantendo così sicurezza e compatibilità tecnica.
Questa regolamentazione offre agli automobilisti la possibilità di mantenere la propria auto, adattandola però a criteri ambientali consoni alle richieste europee e sostenendo la neutralità tecnologica riconosciuta nei recenti iter di decarbonizzazione.
Come funzionano i sistemi di conversione per biocarburanti e requisiti tecnici
I sistemi di conversione progettati per i motori diesel prevedono l’installazione di dispositivi che consentono l’utilizzo di carburanti verdi puri oppure in miscelazione con il combustibile fossile originario. La flessibilità è una caratteristica chiave: infatti, le modifiche permettono di passare dall’impiego esclusivo di diesel fossile a forme miste di alimentazione o anche a biocarburanti puri, come B100 o HVO.
Il procedimento tecnico si articola in diverse fasi:
- Verifica preliminare della compatibilità tra sistema, tipologia di veicolo e motore diesel.
- Installazione a regola d’arte, effettuata solo da imprese di autoriparazione riconosciute, seguendo le specifiche previste dai costruttori dei kit.
- Registrazione dell’intervento, rilascio del manuale utente con le corrette istruzioni d’uso e targhetta identificativa per la tracciabilità.
Le normative stabiliscono che l’intervento tecnico non possa modificare fattori come
i parametri operativi e le prestazioni originarie del motore, garantendo sicurezza, affidabilità e rispetto delle emissioni ammesse dalla legge. Le informazioni relative alla compatibilità, alla tipologia di carburanti e alla corretta miscela sono riportate nel documento unico del veicolo. Questi dispositivi sono pensati anche per assicurare la transizione senza interventi invasivi o costi di sostituzione delle flotte, con benefici immediati per l’ambiente e senza penalizzare l’autonomia o le abitudini di rifornimento degli utenti.
L’impatto della conversione sui veicoli già circolanti e sul parco auto italiano
Il tessuto automobilistico italiano è da tempo caratterizzato da un parco veicoli tra i più anziani in Europa, soprattutto nel segmento diesel. La possibilità di riconvertire automobili, veicoli commerciali e mezzi pesanti comporta effetti rilevanti sia dal punto di vista ambientale sia sociale ed economico.
Gli aspetti da considerare sono molteplici:
- Riduzione immediata delle emissioni inquinanti, grazie alla sostituzione parziale o completa del diesel fossile con carburanti a basso impatto, senza la necessità di acquistare nuovi mezzi.
- Prolungamento della vita utile dei veicoli, con benefici sulla gestione dei rifiuti e un impatto positivo sull’economia circolare.
- Inclusione di fasce di utenti — come piccoli trasportatori, aziende agricole, pubbliche amministrazioni e privati — che difficilmente avrebbero potuto sostenere l’investimento in nuovi veicoli elettrici.
La conversione implica anche un cambiamento nella gestione amministrativa:
- Aggiornamento della documentazione di proprietà e circolazione, che attesta la nuova alimentazione e ne certifica la conformità.
- Facilitazione dei controlli su strada e delle revisioni periodiche mediante l’apposizione di una targhetta identificativa.
Di notevole rilievo è anche il settore dei trasporti pubblici e delle flotte aziendali, storicamente penalizzati dai lunghi tempi di ammortamento e da risorse finanziarie spesso limitate. In questo contesto,
l’impiego di biocarburanti offre uno scenario pragmatico: riduzione dei costi di rinnovo e continuità operativa senza compromettere i target di decarbonizzazione. Anche la logistica dell’ultimo miglio e i trasporti su lunga distanza — difficili da elettrificare — possono ottenere, grazie alla conversione, un sostegno immediato verso una mobilità più responsabile, promuovendo la competitività delle imprese e la qualità dell’aria nelle aree urbane e periurbane.
Opportunità e sfide per le imprese, le officine e la filiera dell’automotive
L’avvio dei sistemi di conversione introduce dinamiche inedite nella filiera nazionale. Per le officine autorizzate, si profila l’opportunità di ampliare i propri servizi e specializzarsi in una nuova area tecnica, accedendo a una domanda crescente supportata dalle direttive ministeriali. Ne scaturisce un potenziale incremento della domanda di formazione in ambito automotive, poiché la gestione corretta dei kit di trasformazione e la tracciabilità degli interventi richiedono competenze certificate e aggiornate.
Lato imprese, la riconversione dei veicoli rappresenta:
- Un’alternativa sostenibile agli investimenti in nuovi mezzi, con ritorni rapidi e minori oneri gestionali.
- Un contributo concreto agli obiettivi ambientali aziendali e al miglioramento della reputazione nel contesto della responsabilità sociale d’impresa.
- Il mantenimento di operatività e capacità logistica, elementi decisivi per settori come l’agricoltura, la cantieristica, il trasporto merci e quello pubblico.
Tuttavia,
non mancano le sfide:
- Necessità di investimenti iniziali per aggiornare le officine e ottenere le abilitazioni richieste.
- Costante aggiornamento sulle normative e sulle tecnologie, essenziale per garantire qualità, sicurezza e conformità degli interventi.
- Adattamento dell’approvvigionamento delle materie prime e delle componenti necessarie, alla luce dei ritmi di industrializzazione della filiera dei biocarburanti.
Benefici ambientali e limiti dei biocarburanti rispetto alla transizione elettrica
L’introduzione dei biocarburanti rappresenta una tappa intermedia verso la decarbonizzazione, che va considerata nel quadro della convivenza tra tecnologie diverse. Sul piano ecologico,
i benefici includono la riduzione delle emissioni di CO₂ e l’utilizzo di materie prime di scarto, come residui agricoli e rifiuti urbani, ponendosi come soluzione sostenibile nell’immediato.
- Abbattimento rapido delle emissioni locali, specialmente nei contesti dove l’elettrificazione piena risulta poco praticabile.
- Salvaguardia della filiera produttiva locale, grazie alla riconversione delle raffinerie esistenti in bioraffinerie ad alta efficienza.
Tuttavia, emergono alcune limitazioni:
- La sostenibilità effettiva dipende dalla qualità e dalla provenienza delle biomasse utilizzate. Solo biocarburanti avanzati, non concorrenti con la filiera alimentare, garantiscono un bilancio positivo.
- Resta la necessità di una tracciabilità documentata dei processi produttivi e distributivi, per evitare frodi o pratiche non allineate agli standard europei.
- La conversione non raggiunge i livelli di abbattimento delle emissioni tipici di una mobilità integralmente elettrica, ma permette di agire in tempi rapidi sull’esistente.
Il confronto fra i due approcci – biocarburanti e transizione elettrica – va visto in termini di complementarietà: la tecnologia legata ai carburanti sostenibili permette di rendere verdi le flotte già in circolazione, mentre l’elettrico è destinato soprattutto alle nuove generazioni di veicoli e ai mercati più accessibili.
Possibili ricadute economiche e industriali per il settore del trasporto e della logistica
L’adozione dei sistemi per biocarburanti influenza l’intero comparto dei trasporti e della logistica, coinvolgendo direttamente le aziende italiane e il mercato dell’aftermarket. A livello industriale, la domanda di nuovi kit, la produzione nazionale degli stessi e la fornitura di carburante ecosostenibile possono stimolare un indotto rilevante, con potenziali benefici occupazionali e incremento di competitività rispetto ad altri mercati europei.
Alcuni effetti attesi comprendono:
- Rafforzamento della catena di valore nazionale, grazie alla riconversione delle raffinerie in bioraffinerie e alla crescita delle aziende specializzate in tecnologie di trasformazione.
- Incremento della resilienza delle flotte merci e passeggeri, che potranno continuare a operare senza rischi di fermo tecnico o svalutazione anticipata dei veicoli.
- Opportunità di innovazione e crescita per le PMI attive nella filiera automotive, delle officine specializzate e dei servizi di certificazione e collaudo.
Non mancano elementi di attenzione, come timori sull’impatto sui volumi di nuove immatricolazioni e la necessità di garantire una rete distributiva capillare per i nuovi carburanti.
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