Negli ultimi mesi i prezzi di benzina e diesel stanno registrando nuovi aumenti, anticipando gli effetti dell’allineamento delle accise previsto per il 2026. Analizziamo cause, dinamiche globali e impatti sui consumatori, ipotizzando fino a che punto potrebbero spingersi le tariffe alla pompa.
l quadro attuale dei carburanti vede l’Italia confrontarsi con un periodo di incrementi sensibili, sia per la benzina che per il diesel, registrati già ora anche a Novembre e in questa prima stagione autunnale 2025. Secondo le rilevazioni ufficiali, il prezzo medio della benzina in modalità self-service si aggira intorno a 1,70 euro al litro, mentre il diesel si attesta poco sotto, a circa 1,64 euro; dati che emergono dagli aggiornamenti dei principali osservatori del settore e riflettono una tendenza che sta coinvolgendo l’intero territorio nazionale. La rete autostradale e alcune regioni mettono in evidenza valori ben superiori, con punte che sfiorano 2,30 euro al litro nella modalità servito. Le compagnie petrolifere hanno adeguato i propri listini anche in relazione alle oscillazioni sui mercati internazionali, mentre le cosiddette "pompe bianche" si confermano scelte più convenienti, nonostante una generale crescita dei valori medi. L
Diverse sono le cause alla base dell’attuale incremento dei prezzi dei carburanti, tra cui spiccano soprattutto i rincari registrati già prima dell’allineamento definitivo delle accise previsto per l’anno nuovo. In primo luogo, il mercato riflette la volatilità delle quotazioni del petrolio e dei prodotti raffinati, che negli ultimi mesi hanno mostrato più volte segnali di instabilità dovuti a tensioni geopolitiche e a scelte produttive dei grandi esportatori. Le compagnie distributrici sono particolarmente sensibili a queste dinamiche e hanno applicato aggiornamenti quasi quotidiani ai listini, portando a oscillazioni anche di più centesimi in brevissimo tempo.
Tra le componenti interne confluisce una pressione fiscale sempre molto elevata: accise e IVA rappresentano oltre la metà del prezzo finale per benzina e gasolio, come confermato dai dati istituzionali. Anche i costi legati a logistica, distribuzione e gestione degli impianti incidono significativamente sul prezzo alla pompa. Un altro fattore che contribuisce all’aumento è costituito dalle strategie di pricing adottate dai principali operatori, che spesso innescano una "corsa" agli adeguamenti dei listini a cascata su tutta la filiera, soprattutto in vicinanza di periodi festivi o di transizioni normative come quella delle accise.
I 4 principali motivi dei rincari:
Oltre agli aspetti locali, il settore energetico italiano risente di una pluralità di dinamiche internazionali. Il valore del petrolio greggio, espresso attraverso i principali benchmark come Brent e WTI, rappresenta uno dei cardini: variazioni anche minime sul prezzo al barile hanno effetti a catena sui listini dei carburanti. La recente crescita dei prezzi del WTI e del Brent, registrata nell’autunno 2025, è stata innescata da un mix di decisioni dell’OPEC+, tensioni geopolitiche nell’area medio-orientale e riduzioni temporanee delle esportazioni da alcuni Paesi produttori. Anche il cambio euro-dollaro contribuisce a determinare variazioni nei costi di acquisto internazionali.
L’Italia si distingue per una dipendenza quasi totale dall’importazione di petrolio e derivati, con oltre il 90% del fabbisogno coperto attraverso acquisti dall’estero. Questa esposizione accentua gli effetti delle fluttuazioni mondiali sui prezzi nazionali. Inoltre, l’alta componente fiscale non funziona da cuscinetto: anche quando il mercato globale riduce i prezzi, il risparmio al distributore è spesso molto limitato, perché la parte variabile del prezzo incide in proporzione ridotta rispetto all’imposizione fiscale. Un altro elemento da considerare è la differente pressione fiscale tra i vari Paesi europei: pur avendo una tassazione tra le più alte, l’Italia si classifica al sesto posto per il gasolio e al settimo per la benzina nella UE, ma decisamente più in basso se si considera il prezzo netto delle imposte.
Dal primo gennaio 2026 entrerà, poi, in vigore una delle più significative riforme fiscali del comparto carburanti degli ultimi anni: il completo allineamento delle accise tra benzina e diesel. L’intervento, previsto dalla Manovra di Bilancio 2026 e anticipato rispetto al graduale percorso delineato nei precedenti provvedimenti, punta a uniformare le aliquote su entrambi i carburanti a 672,90 euro per mille litri. Questo comporterà l’aumento di 4,05 centesimi al litro per il gasolio e una corrispondente riduzione per la benzina.
Le ragioni di questa equiparazione vanno ricercate nella volontà di ridurre il cosiddetto "sussidio ambientalmente dannoso" che storicamente ha favorito il diesel rispetto alla benzina. Secondo le direttive comunitarie e nazionali, i diversi livelli di vettori energetici devono progressivamente rispecchiare criteri di equità fiscale e impatto ambientale. La rimodulazione interviene più rapidamente rispetto a quanto inizialmente previsto (incrementi e decrementi da 1-1,5 centesimi annuali): dal 2026 la differenza di trattamento tra benzina e gasolio scomparirà in un’unica soluzione.
| Accisa 2025 (euro/litro) | Accisa 2026 (euro/litro) | Variazione |
| Benzina: 0,7134 | 0,6729 | -0,0405 |
| Diesel: 0,6324 | 0,6729 | +0,0405 |
Le variazioni fiscali nominali vengono amplificate dall’IVA al 22%, generando un impatto lordo alla pompa di circa –4,94 centesimi al litro per la benzina e +4,94 centesimi per il diesel. Per un pieno di 50 litri, ciò si traduce in una riduzione di circa 2,47 euro per veicoli alimentati a benzina e in un maggior esborso della stessa cifra per quelli a gasolio, a parità di condizioni di mercato e di concorrenza.
Va specificato che alcune categorie restano escluse dall’aumento: tra queste, i settori agricolo e industriale non stradale, nonché l’autotrasporto professionale che mantiene aliquote differenziate con la possibilità di recuperare parte della differenza tramite rimborsi. L
Gli effetti degli incrementi dei prezzi dei carburanti stanno già coinvolgendo una fetta ampia della popolazione e del tessuto produttivo italiano. Per i privati, ogni aumento del prezzo del diesel equivale a una spesa annua superiore, quantificata – secondo stime Codacons – in circa 59,3 euro in più per due rifornimenti mensili da 50 litri. Per chi utilizza l’auto a benzina, il taglio dell’accisa dovrebbe assicurare un risparmio, ma le dinamiche di mercato spesso rendono il vantaggio meno percepibile.
Le famiglie sono chiamate a sostenere spese aggiuntive che si sommano a quelle già crescenti per energia, alimentari e altri beni di uso quotidiano. Anche le imprese, in particolare quelle attive nella logistica e nei trasporti, risentono di un incremento dei costi operativi che si ripercuote sulla catena dei prezzi al consumo. Secondo le organizzazioni di categoria, la crescita dei prezzi dei carburanti rischia di alimentare pressioni inflazionistiche e di ridurre la competitività delle aziende italiane su scala europea.
L’andamento dei prezzi carburanti in crescita a novembre 2025 lascia prevedere un futuro all’insegna della volatilità, con possibili ulteriori rincari già dai primi mesi del 2026, contestualmente all’allineamento delle accise. Gli analisti ipotizzano che, in assenza di interventi strutturali o di un’ondata di ribassi delle quotazioni internazionali, i prezzi possano tornare a sfiorare – o superare in specifici contesti come le autostrade – la soglia dei 2 euro al litro per il diesel e anche per la benzina in modalità servito.
I movimenti dei mercati del greggio e le scelte dell’OPEC+, unite a fattori come tensioni internazionali e andamento del cambio euro/dollaro, fanno prevedere uno scenario di oscillazione dei prezzi, spesso imprevedibile e legato tanto a eventi geopolitici quanto a politiche fiscali locali. Anche l’impatto delle accise resterà centrale: considerando peso fiscale e volatilità internazionale, sarà necessario vigilare sulla reale traslazione del taglio delle aliquote sulla benzina e sulla corretta applicazione dei rincari sul diesel.
| Tipo carburante | Valore medio autunno 2025 (€/l) | Possibile picco 2026 (€/l) |
| Benzina (self) | 1,70 | 2,00 |
| Diesel (self) | 1,64 | 2,00 |
| Benzina (servito) | 1,84 | 2,30+ |
| Diesel (servito) | 1,78 | 2,20+ |