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Come si può divorziare nel 2025? I sistemi disponibili attualmente in base a normative in vigore

di Marianna Quatraro pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
sistemi divorzio 2024

Cosa prevedono i diversi sistemi per divorziare in Italia nel 2025 tra procedure già in vigore e recenti novità: chiarimenti e spiegazioni

Nel 2025, chi decide di porre fine al vincolo matrimoniale può scegliere tra più sistemi, ognuno pensato per esigenze e contesti diversi. Le recenti riforme in Italia hanno ulteriormente semplificato e velocizzato le procedure, con effetti pratici e normativi significativi per chi affronta questa delicata fase.

Divorzio congiunto, giudiziale e divorzio breve: differenze e funzionamento

Divorzio congiunto: questa forma prevede l’accordo tra i coniugi su tutti gli aspetti essenziali (casa, mantenimento, affidamento figli). È la procedura più rapida e meno onerosa, possibile sia tramite tribunale che con negoziazione assistita da avvocati. 

Divorzio giudiziale: interviene quando non c’è accordo tra i coniugi o uno dei due risulta irreperibile. È una procedura più complessa, dai tempi più lunghi e dai costi maggiori. Il procedimento si apre con un ricorso presso il tribunale competente; entrambi i coniugi sono chiamati a presentarsi all’udienza presidenziale. Se il coniuge che ha chiesto il divorzio è assente, la causa si estingue, mentre in caso di assenza dell’altro la procedura va avanti anche senza di lui. Il giudice, dopo aver vagliato prove, dichiarazioni e documenti, prende decisioni definitive su tutti gli aspetti pendenti, compreso l’eventuale assegno di mantenimento e la regolamentazione dei rapporti con i figli. Per l’organizzazione della vita quotidiana dei figli, dal 2025 la legge prevede la presentazione di un piano genitoriale dettagliato, documento fondamentale per stabilire tempi, responsabilità e regole da rispettare da entrambi i genitori (affidamento dei figli tra marito e moglie dopo divorzio).

Divorzio breve: ormai stabile dal 2015, consente, dopo una separazione (consensuale o giudiziale), di divorziare attendendo solo 6 mesi in caso di separazione consensuale o 12 mesi in caso di giudiziale. Il termine decorre dalla data di omologazione della separazione e, nel caso del divorzio consensuale, permette alla coppia, anche con figli, di arrivare in tempi rapidi allo scioglimento definitivo del matrimonio, purché si sia già affrontato l’anno di separazione.

Divorzio in Comune, caratteristiche, limiti e costi

La possibilità di divorziare in Comune è riservata esclusivamente alle coppie senza figli minori o maggiorenni non economicamente autosufficienti, disabili o portatori di handicap grave. Il procedimento è estremamente snello e accessibile: i coniugi concordano su tutte le condizioni patrimoniali e personali e formalizzano l’accordo davanti all’ufficiale di Stato Civile del Comune. Non sono previsti trasferimenti immobiliari complessi o patti patrimoniali, ma si può riconoscere un semplice assegno periodico. In caso di modifiche successive alle condizioni, occorre seguire nuovamente la procedura.

Il costo amministrativo è tra i più bassi: si pagano 16 euro di bollo, più eventuali onorari per l’avvocato se scelto a supporto.

Unificazione di separazione e divorzio, il sistema del ricorso unico

Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia e le ultime modifiche, dal 2025 è possibile chiedere contemporaneamente separazione e divorzio, sia in caso di accordo sia in caso di conflitto. Questo nuovo sistema riduce drasticamente tempi e burocrazia:

  • Il ricorso unico va depositato tramite un avvocato;
  • Viene fissata una sola udienza davanti al giudice entro 90 giorni dal deposito;
  • Alla prima udienza si può ottenere subito la sentenza parziale di separazione, da cui decorre il termine di 6 o 12 mesi per perfezionare il divorzio;
  • Le parti devono presentare già tutta la documentazione economica, patrimoniale e, in caso di figli, il piano genitoriale dettagliato.
Questo meccanismo risponde all’obiettivo di accelerare e razionalizzare le pratiche, riducendo lo stress e le incertezze per le persone coinvolte e offrendo maggior tutela a figli e soggetti fragili.

Casi particolari, divorzio unilaterale, internazionale e con negoziazione assistita

Nel panorama del 2025, spicca la possibilità di portare avanti una richiesta di divorzio anche contro la volontà dell’altro coniuge (divorzio unilaterale): dopo il periodo minimo di separazione richiesto, uno solo dei coniugi, anche in assenza di collaborazione dell’altro, può avviare la procedura davanti al tribunale. L’opposizione del partner, salvo motivazioni valide e riconosciute dal giudice, non blocca il procedimento, e i suoi diritti sono comunque garantiti in sede giudiziale.

Negoziazione assistita: anche nel 2025 si conferma lo strumento della negoziazione assistita, utile per chi è in accordo ma preferisce evitare il tribunale. Ognuno dei coniugi nomina il proprio avvocato, si concordano le condizioni e, se ci sono figli minori o fragili, serve anche il nulla osta della Procura. Il giudice interviene solo in caso di contestazioni o domande particolarmente complesse.

Divorzio internazionale: se uno o entrambi i coniugi sono stranieri, occorre considerare normativa italiana ed europea (Regolamento UE n. 2201/2003 e n. 2019/1111) per individuare il foro competente e la legge applicabile. Una consulenza legale specializzata è essenziale in questi casi.

Costi e aspetti patrimoniali nel divorzio

I costi di un divorzio variano sensibilmente:

  • Divorzio in Comune: circa 16 euro, più eventuali spese legali facoltative
  • Procedura consensuale in tribunale: da 1.000 a 3.000 euro
  • Divorzio giudiziale: si parte da 5.000 euro e si può superare 15.000 euro nei casi complessi
Elementi cruciali riguardano l’assegno divorzile, la suddivisione dei beni e la gestione dei debiti tra ex coniugi (ripartizione debiti e obblighi). Il giudice attribuisce valore alla durata del matrimonio, ai contributi dati alla vita familiare e alla capacità lavorativa delle parti.

Il mantenimento è riconosciuto solo quando necessario e va valutato in base alla situazione concreta. Sono inoltre frequenti le revisioni degli accordi nei casi di variazione del reddito, perdita o incremento della capacità lavorativa, o sopravvenienza di nuovi conviventi.

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