Le recensioni premiano soprattutto le linee basic, spesso definite dai consumatori come funzionali e durevoli quanto basta.
Primark, presente in numerose città italiane ed europee, ha consolidato negli ultimi anni la sua posizione come marchio di riferimento nel segmento fast fashion. Ma nel 2025, l'interesse crescente per qualità, durata e sostenibilità solleva nuove domande. Come sono davvero i vestiti venduti nei negozi Primark? Cosa dicono le recensioni aggiornate dei clienti? E vale ancora la pena comprare abbigliamento e accessori firmati Primark?
Le recensioni, non solo dei lavoratori Primark, premiano soprattutto le linee basic, spesso definite dai consumatori come funzionali e durevoli quanto basta. Molto apprezzati sono anche i capi per bambini, considerati esteticamente curati, colorati e facili da sostituire grazie al prezzo ridotto. L'introduzione di collezioni stagionali firmate da celebrità o influencer, come quella disegnata da Stacey Solomon per l'estate 2025, ha generato una risposta entusiasta da parte del pubblico giovane, che ha affollato gli store alla ricerca dei capi della capsule collection. In ogni caso, il giudizio prevalente si riassume in un concetto semplice: Primark veste alla moda spendendo poco.
Alcuni clienti di Primarl lamentano una qualità dei materiali non sempre soddisfacente, in particolare per le t-shirt, i pantaloni e i capi in maglina, che in alcuni casi mostrano segni di cedimento dopo pochi lavaggi. Le cuciture che si allentano, i tessuti che perdono colore e la vestibilità non sempre coerente con le taglie indicate sono tra le note dolenti più frequenti nelle recensioni del 2025.
Un altro aspetto discusso riguarda la trasparenza sulla filiera produttiva e sull'impatto ambientale. Nonostante Primark abbia aderito a diversi programmi per la sostenibilità, con linee Primark Cares e promesse di riduzione dell'impronta ecologica, la percezione del pubblico resta divisa. Alcuni consumatori lodano l'impegno crescente del marchio nel proporre abiti in materiali riciclati e iniziative di sensibilizzazione all'uso consapevole della moda. Altri denunciano l'assenza di una vera tracciabilità dei prodotti e una logica ancora troppo improntata sul usa e getta.
Anche l'introduzione del contributo obbligatorio di 15 centesimi per le borse di carta ha suscitato reazioni contrastanti tra i clienti di Primark. Da un lato, viene vista come una scelta coerente con l'obiettivo di ridurre i rifiuti monouso; dall'altro, molti clienti l'hanno interpretata come un costo in più a carico del consumatore, senza un corrispettivo reale in termini di miglioramento della qualità del servizio.