Cosa prevede il nuovo Decreto della P.A. 2025 ufficialmente approvato per i rapporti di lavoro precario e la loro trasformazione
Quali contratti pubblici precari devono diventare a tempo indeterminato obbligatoriamente dopo l’approvazione del nuovo Decreto P.A. 2025? Il nuovo Decreto della Pubblica Amministrazione 2025 è diventato ufficialmente legge, prevedendo innanzitutto modifiche in tema di svolgimento delle procedure concorsuali per l’accesso agli impieghi pubblici e di reclutamento.
Il provvedimento rafforza, inoltre, le competenze della Commissione Riqualificazione delle Pubbliche Amministrazioni (Ripam), incaricata di coordinare e gestire tutti i concorsi nelle amministrazioni pubbliche e interviene anche sugli impieghi precari.
Precisiamo che nella P.A, viene definito personale in comando coloro che sono in servizio presso una pubblica amministrazione ma vengono temporaneamente assegnati a prestare servizio presso altra pubblica amministrazione diversa da quella di appartenenza.
Inoltre, i contratti per il personale in comando non trasformati in assunzioni stabili cessano automaticamente, senza proroghe, e non potranno essere riattivati per almeno 18 mesi.
Inoltre, per valorizzare l’esperienza maturata nei rapporti di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni o in rapporti di collaborazione con gli enti locali, le amministrazioni, nei bandi di concorso per il reclutamento di personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, possono prevedere la valorizzazione del servizio svolto con pieno merito dal personale precario che, alla data di pubblicazione del bando, abbia prestato almeno 36 mesi di servizio.
Oltre ai contratti per i precari sono previste modifiche anche per la mobilità interna alla P.A. In particolare, a partire dal 2026, le amministrazioni, ad eccezione della Presidenza del Consiglio dei ministri e degli enti locali con un numero di dipendenti a tempo indeterminato non superiore a 50, dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale, devono destinare alle procedure di mobilità una percentuale non inferiore al 15% delle facoltà assunzionali.
Per quanto riguarda i tempi, le nuove disposizioni dovrebbero prendere il via a partire dal 31 dicembre 2025.
Restano, però, ancora da definire in maniera puntuale le relative procedure di passaggio.