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Come stanno andando i Pir in Italia? I dati e i rendimenti aggiornati dell'Osservatorio Pir Sole24ore-Plus24

di Chiara Compagnucci pubblicato il
I numeri dei rendimenti dei Pir

I dati storici parlano chiaro: i PIR azionari hanno offerto rendimenti eccezionali nel quinquennio 2020-2025.

I Piani Individuali di Risparmio tornano a riscuotere l'attenzione degli investitori italiani. I dati aggiornati dell'Osservatorio PIR di Plus24 certificano una fase di nuova vitalità per questo strumento finanziario introdotto nel 2017. Nei primi due mesi del 2025, la raccolta netta ha raggiunto quota 532 milioni di euro, con un'accelerazione evidente nel solo mese di febbraio, in cui gli afflussi si sono attestati a 411 milioni.

A guidare questa rinnovata fiducia sono i prodotti obbligazionari PIR, protagonisti di questa prima parte dell'anno. Il successo di fondi come Amundi PIR Obbligazionario Italia 1/2030, che da solo ha raccolto 281 milioni di euro, testimonia l'attrazione verso strumenti percepiti come più stabili e meno esposti alla volatilità. Al secondo posto troviamo Eurizon PIR Edizione 9, con 93 milioni, seguito da Mediolanum Obbligazionario Italia II La, che ha raccolto 89 milioni di euro.

Non tutti i comparti registrano andamenti positivi. I fondi azionari PIR hanno segnato deflussi per circa 39,5 milioni di euro, seguiti dai PIR flessibili con 41,1 milioni in uscita e dai bilanciati, che si sono ridotti di 3,3 milioni. Vogliamo approfondire:

  • I numeri dei rendimenti dei Pir, chi ha guadagnato di più
  • I PIR si preparano a una seconda giovinezza

I numeri dei rendimenti dei Pir, chi ha guadagnato di più

I dati storici parlano chiaro: i PIR azionari hanno offerto rendimenti eccezionali nel quinquennio 2020-2025. Alcuni fondi hanno battuto il mercato, simbolo della resilienza delle piccole e medie imprese italiane che costituiscono il cuore di questi strumenti. A guidare la classifica troviamo il fondo Leadersel PMI, che ha messo a segno una crescita del 174,3% in cinque anni. Subito dietro si piazzano Arca Azioni Italia, con un +160,2%, e il fondo Sella Investimento Azionario Italia PIR, che ha totalizzato un aumento del 153,1% nello stesso periodo.

Questi numeri, al netto della volatilità, dimostrano come i PIR, se utilizzati con una visione di medio-lungo termine, possano costituire un'opportunità concreta di rivalutazione del capitale, soprattutto per chi è disposto ad accettare un grado di rischio più elevato in cambio di rendimenti potenzialmente più ricchi.

I PIR investono almeno il 70% del patrimonio in strumenti finanziari emessi da imprese italiane o con stabile organizzazione in Italia, con un'attenzione alle PMI quotate su mercati regolamentati o su sistemi multilaterali di negoziazione, come l'Euronext Growth Milan. Questo vincolo, se da un lato ne limita la diversificazione geografica, dall'altro li rende uno strumento per canalizzare i risparmi verso l'economia del Paese.

I PIR si preparano a una seconda giovinezza

Nel 2025 il mercato dei PIR sembra avviato verso una seconda maturità, favorita anche dall'espansione dell'offerta. Le case di gestione hanno colto l'occasione per ampliare il catalogo dei PIR, soprattutto nella versione obbligazionaria. Se fino a pochi mesi fa erano solo una manciata, oggi i PIR obbligazionari sul mercato sono già 24, un numero destinato a crescere nei prossimi mesi.

Un altro elemento di attrattiva è il vantaggio fiscale: i rendimenti dei PIR, a determinate condizioni, sono esenti da imposte sul capital gain. Per beneficiare dell'esenzione, l'investimento deve essere mantenuto per almeno cinque anni e rispettare i limiti normativi stabiliti dalla legge. Questo aspetto fiscale è uno dei pilastri che ha contribuito, fin dall'inizio, al successo dei PIR tra i piccoli risparmiatori italiani.

La direzione verso cui si muovono i PIR è quella di una maggiore diversificazione dell'offerta, unita alla necessità di mantenere saldo il legame con il tessuto imprenditoriale nazionale. Le emissioni confermano questo trend: l'interesse verso prodotti più cauti, legati a titoli di Stato italiani o obbligazioni corporate di alta qualità, coesiste con una fetta di mercato ancora pronta a investire nel capitale di rischio, consapevole che è lì, tra le imprese italiane più dinamiche, che si annidano le opportunità più redditizie nel medio periodo.

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