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Come va il settore della moda, abbigliamento e accessori in Italia? Statistiche, dati e previsioni (mentre la Cina lo attacca)

di Marcello Tansini pubblicato il
Moda, abbigliamento e accessori in Itali

Il settore moda italiano affronta sfide globali tra dati economici, mercato in evoluzione e pressioni dalla Cina. Fatturato, crisi, innovazione digitale, sostenibilità e strategie future per restare competitivo.

Il comparto della moda, noto per l'eccellenza produttiva e l'innovazione continua, si trova oggi a fronteggiare una fase di cambiamento complessa. L'andamento dell'intero fashion system italiano risente di nuovi equilibri globali, oscillando tra la ricerca di rilancio dopo la frenata dei consumi e la necessità di affrontare nuove sfide imposte dalla concorrenza internazionale e dalla digitalizzazione.

Opportunità legate all'evoluzione dell'e-commerce, alla centralità dell'export e alla spinta verso la sostenibilità si intrecciano con criticità come l'instabilità geopolitica, la pressione sui prezzi e la crisi di alcuni mercati chiave. Comprendere come va il settore della moda richiede oggi non solo attenzione ai numeri, ma anche uno sguardo alle strategie e alle dinamiche che plasmano il futuro del Made in Italy.

Le cifre chiave: fatturato, imprese e impatto economico del fashion italiano

Il comparto fashion italiano si conferma motore per l'economia e il lavoro del Paese. Nel 2024 il settore ha registrato un giro d'affari compreso tra i 95,8 e i 100 miliardi di euro, con oltre 53.000 imprese attive nel solo ambito tessile-abbigliamento e una platea di più di 5 milioni di addetti.

La rilevanza economica si riflette anche nell'incidenza sul PIL: secondo i dati forniti dalla Cassa Depositi e Prestiti, la moda incide per il 5-5,2% sul prodotto interno lordo italiano e vanta un valore aggiunto di circa 75 miliardi di euro. Tuttavia, la concentrazione del mercato ai vertici emerge evidente: le prime 20 aziende tra le principali 152 del comparto costituiscono da sole oltre il 50% delle vendite totali, delineando un settore con forte presenza di grandi gruppi, specie nel segmento lusso, tra cui anche partecipazioni internazionali di rilievo.

  • Fatturato 2024: 95,8 miliardi di euro
  • Proiezione 2025: crescita prevista fino a 100 miliardi di euro
  • Imprese attive: 53.000 nel settore tessile/abbigliamento
  • Incidenza export: 65-70% del fatturato complessivo
  • Occupazione: Oltre 5 milioni di lavoratori considerando l'intera filiera
Il settore ha registrato una contrazione del 5,3% nel 2024 rispetto all'anno precedente, ma resta centrale per competitività industriale.

Dinamiche di mercato: andamento di vendite, export e mercato interno

L'analisi delle recenti dinamiche di vendita indica uno scenario di ripresa contenuta, fortemente condizionata da fattori congiunturali e strutturali. All'inizio del 2025 le vendite all'ingrosso hanno evidenziato un aumento del 20% su base annua, trainate dalla crescita del volume di prodotti accessibili (+33%) a fronte di un abbassamento del prezzo medio (-6%). Ciò segnala una domanda più attenta al valore e una ristrutturazione delle proposte, specie nei comparti fast fashion e mid-range:

  • Export: pilastro della moda italiana, rappresenta circa il 65-70% del fatturato nazionale, pari a 65 miliardi di euro. Mercati prioritari: Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, con un incremento sostenuto nell'area EMEA (+23%) e Nord America (+12%).
  • Mercato interno: primo mercato per volumi (32% delle vendite), ma non immune da criticità. Nel 2024 ha registrato una contrazione del 4,9%, segno di crescente polarizzazione tra luxury export-oriented e comparto fast fashion domestico.
  • Importazioni: si segnalano in crescita, alimentate anche da una strategia di diversificazione delle fonti per contrastare la volatilità dei mercati e l'aumento dei dazi in alcuni paesi.
La propensione al risparmio e alle private label è aumentata del 30% tra i consumatori italiani, con una marcata preferenza per prodotti low-cost. Nel segmento più alto, luxury e fascia premium continuano a sostenere l'export, soprattutto negli USA, in Asia e negli Emirati Arabi Uniti, mentre la domanda interna resta debole. Le abitudini d'acquisto sono sempre più influenzate dalla digitalizzazione, con il 18,4% del fatturato generato da e-commerce, trainato soprattutto dalle vendite via mobile (75% delle transazioni online). Il quadro è il seguente:

Quota Export

65-70%

Quota Mercato Interno

30-35%

Crescita e-commerce 2025

+12,5%

Mobile share online

75%

La crisi del settore: cause e ripercussioni tra Italia, Cina e mercati globali

La flessione globale partita dal 2022 ha condizionato pesantemente il settore moda italiano. Tra le cause principali:

  • Calo della domanda interna legato alla riduzione del potere d'acquisto e all'aumento della propensione al risparmio.
  • Impennata dei costi di energia e materie prime, con impatto diretto sui margini delle imprese.
  • Instabilità geopolitica internazionale (dazi USA, guerra in Ucraina, situazione mediorientale) con effetti sull'export e sulla supply chain.
  • Crisi e contrazione dei mercati asiatici, soprattutto la Cina, che nel 2025 ha registrato un -41% nelle vendite all'ingrosso, innescando una nuova ridistribuzione dei flussi commerciali.
  • Espansione del fast fashion globale e piattaforme di e-commerce extra europee, che aumentano la pressione concorrenziale sul Made in Italy.
Le grandi maison e i gruppi leader hanno riportato flessioni rilevanti: cali tra il 9% e il 19% nelle vendite di marchi iconici e una diminuzione complessiva dei ricavi del 5,8% nel primo bimestre 2025. Il segmento core, cioè abbigliamento, accessori e calzature, resta il più penalizzato.

Le ripercussioni includono:

  • Concentrazione delle vendite in aree meno esposte ai contraccolpi della crisi come EMEA e Nord America.
  • Aumento delle importazioni da paesi asiatici (+8,6%), specialmente dalla Cina (+30,2%).
  • Richiesta crescente di interventi istituzionali e piani strategici nazionali, anche nel sostegno al lavoro e alle PMI di filiera.

Categorie di prodotto e segmentazione: lusso, fast fashion e sostenibilità

L'eterogeneità merceologica e la capacità di segmentare l'offerta rendono il sistema moda italiano particolarmente competitivo:
  • Lusso e alta gamma: trainano le esportazioni (scontrini medi di 2.350 euro). Clientela soprattutto internazionale, focus su qualità e storytelling.
  • Fast fashion e mid-range: dominano il mercato interno, con prezzi sotto i 50 euro e crescita significativa della fascia media. Il mid-range avanza in settori come abbigliamento casual ed elettronica legata alla moda.
  • Sostenibilità, second-hand ed eco-accessori: mercato in crescita. Il second-hand vale 26 miliardi di euro, guidato da Millennials e Gen Z, mentre prodotti riciclati e smart-fashion fanno segnare incrementi del 23%.
Le imprese dichiarano attenzione crescente alla sostenibilità (58%), sebbene solo una minoranza la consideri prioritaria per la crescita immediata. La polarizzazione dei comportamenti di spesa si traduce anche nella diffusione delle private label e nell'arretramento del segmento medio-alto tradizionale:

Segmento

Quota mercato

Crescita annuale

Lusso

15%

+2,1%

Fast fashion

38%

+4,5%

Mid-range

29%

+4,5%

Sostenibilità & second-hand

18%

+12%

La digitalizzazione ha rivoluzionato processi, distribuzione e customer experience. Il settore italiano della moda investe in:

  • Intelligenza artificiale per personalizzazione e previsione delle tendenze (adottata dal 66% delle aziende).
  • Realtà aumentata e fitting virtuale nei canali e-commerce.
  • Strategie omnicanale, con il 54% dei punti vendita fisici integrati con piattaforme online.
L'e-commerce contribuisce per il 18,4% al fatturato dell'intero comparto e mostra tassi di crescita superiori al retail tradizionale, grazie anche al predominio delle vendite via mobile e all'utilizzo di strumenti avanzati di intelligenza artificiale. Questo modello consente alle aziende di accedere a nuovi mercati con minori barriere d'ingresso, oltre ad accelerare la customer journey per target giovani e digitalizzati.