Nel 2024-25 il settore agroalimentare italiano si conferma motore trainante per l'economia: dati su produzione, export, import, trend dei consumi e previsioni future ne delineano le nuove sfide e opportunità.
L'agroalimentare rappresenta una delle colonne portanti dell'economia italiana, in particolare tra il 2024 e il 2025. I dati recenti consolidano la percezione di una filiera produttiva capace di sostenere la crescita del Paese nonostante le tensioni geopolitiche, le oscillazioni dei mercati e il mutamento dei trend di consumo.
La spina dorsale di questo settore è costituita dal tessuto diffuso di imprese agricole, industrie di trasformazione e filiere d'eccellenza locali che, tra innovazione e rispetto della tradizione, conferiscono un forte valore aggiunto alle esportazioni italiane. Si osserva un deciso contributo anche allo sviluppo delle aree rurali, all'occupazione e all'internazionalizzazione dei prodotti del made in Italy.
L'andamento agroalimentare del 2024 mostra segnali complessivamente positivi. Secondo l'Istat e ISMEA, la produzione agricola ha registrato un incremento in volume del 3,5% e in valore del 9% rispetto all'anno precedente. La specializzazione produttiva italiana - che spazia dalle produzioni intensive delle grandi pianure alle eccellenze territoriali come vini e formaggi DOP - consente una notevole resilienza. Crescono soprattutto frutta (+5,4%), ortaggi freschi (+3,8%), patate (+13%) e vino (+3,5%), mentre risultano in leggero calo cereali (-7,1%), olio d'oliva (-5%) e foraggi (-2,5%).
Nel comparto zootecnico, la crescita è stata più contenuta ma significativa: si segnalano carni bovine (+1,5% in volume), latte (+1,1%) e uova (+0,5%). L'offerta lattiero-casearia contribuisce all'incremento del grado di autoapprovvigionamento nazionale, grazie all'aumento della produzione e all'ottimo stato di salute delle filiere dei formaggi a denominazione d'origine. I numeri parlano chiaro:
Nel 2024 il comparto ha generato un valore aggiunto di 42,4 miliardi di euro, con una crescita del 3,5% in volume e del 9% in valore. Questi numeri pongono l'Italia al vertice europeo; seguono Spagna (39,5 miliardi) e Francia (35,1 miliardi). L'industria alimentare mostra una performance superiore rispetto al complesso manifatturiero nazionale, con l'indice della produzione industriale alimentare in aumento dell'1,8% contro la contrazione del 3,7% del manifatturiero generale.
Anche la redditività delle aziende si rafforza, complice la diminuzione dei costi di produzione e il lieve aumento dei prezzi dei prodotti agricoli. Il saldo positivo della bilancia commerciale supera 1 miliardo di euro, a fronte di un surplus generato dalla trasformazione industriale (+14,2 miliardi). In dettaglio:
Parametro |
Valore 2024 |
Valore aggiunto agroalimentare |
42,4 mld € |
Valore aggiunto Spagna/Francia |
39,5 / 35,1 mld € |
Fatturato export |
Ca. 70 mld € |
Surplus agroindustriale |
+14,2 mld € |
Le imprese del settore si dimostrano resilienti anche grazie a politiche di sostegno pubblico e a una crescente attenzione all’innovazione, alla digitalizzazione e alla sostenibilità delle filiere. L’accesso al credito (20% delle imprese ha richiesto prestiti alle banche) conferma il dinamismo dell’offerta.
Il 2024 si è chiuso con un record per l'export agroalimentare: +7,5% rispetto al 2023, quasi 70 miliardi di euro, rappresentando circa l'11% del totale nazionale delle esportazioni. Il successo è trainato da una combinazione di eccellenze distintive e penetrazione in nuovi mercati. Tutte le principali categorie merceologiche hanno registrato incrementi, in particolare:
La Germania consolida la propria posizione come principale partner commerciale con oltre 10 miliardi di euro di scambi e una crescita del 6%. Gli Stati Uniti, secondo mercato per fatturato, hanno fatto registrare una crescita del 17% nel 2024, superando i 7,8 miliardi di euro. L’export verso gli USA è trainato da vini, paste e olio d’oliva, ma anche formaggi e conserve di pomodoro evidenziano trend in forte ascesa. Anche il mercato russo ha sorpreso con un incremento vicino al 20%.
I mercati emergenti rappresentano il 20% delle esportazioni e crescono complessivamente del 7,7%: Polonia (+15,3%), Romania (+15,2%) e Cina (+9,7%) rafforzano la presenza del made in Italy, offrendo un’importante via di diversificazione commerciale.
I distretti agroalimentari superano il 42% del valore export nazionale, raggiungendo 28 miliardi nel 2024 (+7,1%). Le filiere dell’olio (+40,9%), della pasta/dolci (+7,8%) e del vino (+4%) rappresentano i fiori all'occhiello della produzione distrettuale, con alcune realtà capofila nell’export verso gli USA (oltre il 40% per alcuni distretti oleari e vitivinicoli). Le performance dei distretti sono sostenute da processi di innovazione e forte integrazione produttiva.
Le importazioni agroalimentari nel 2024 sono cresciute del 7,2%, rispecchiando la dipendenza italiana dall’estero per alcune materie prime strategiche, come grano, soia, caffè e bovini vivi. Il valore dell’import nella componente primaria (agricoltura, pesca, silvicoltura) è stato di 22,5 miliardi di euro, generando un disavanzo di 13,2 miliardi. Tuttavia questo è stato più che compensato dal surplus della filiera industriale, confermando la capacità del sistema produttivo di creare valore da input esteri. Il quadro è il seguente:
Export totale |
70.000 |
Import totale |
69.000 |
Surplus |
1.000 |
Il saldo resta quindi ampiamente positivo grazie alle eccellenze trasformate, nonostante le criticità strutturali legate all’approvvigionamento di commodity agricole.
Dopo la pressione inflazionistica degli anni precedenti, il 2024 registra una ripresa dei consumi interni, con un aumento dello 0,9% della spesa rispetto al 2023. La domanda si orienta verso produzioni salutistiche, ready-to-eat, e alimenti legati a stili di vita più consapevoli. In crescita sono soprattutto ortofrutta, prodotti proteici (carne avicola, uova, latte) e alimenti innovativi come zuppe pronte e pane da tramezzino.