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Come vanno le società di informatica in Italia? Fatturati, ricavi, occupati e dati e statistiche aggiornate

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Dati e statistiche aggiornate

Il settore informatico italiano è protagonista di evoluzioni: dai fatturati in crescita alle sfide su intelligenza artificiale, formazione, sicurezza, occupazione e competitività.

Con oltre 132.400 imprese attive e più di 631.500 addetti nel 2024, il comparto orientato ai servizi software, piattaforme web e soluzioni digitali evidenzia una costante espansione, trainata dall'adozione di nuove tecnologie e dall'esigenza di rinnovamento in tutti i settori produttivi.

Il settore WebSoft, che racchiude software house, società di servizi digitali e provider di piattaforme online, è divenuto uno degli asset strategici per la crescita occupazionale, lo sviluppo di competenze avanzate e il rafforzamento della competitività italiana. Tuttavia, alle performance in crescita si accompagnano criticità strutturali come la frammentazione territoriale, la polarizzazione tra PMI e grandi realtà e un modello di business spesso più fragile rispetto agli standard globali.

Crescita dei fatturati e dinamiche di mercato nel settore WebSoft

Nel quinquennio 2019-2024 il settore WebSoft ha registrato una sensibile accelerazione dei fatturati, soprattutto a partire dal biennio 2022-2024, in parallelo con il boom degli investimenti in servizi digitali, soluzioni cloud e piattaforme basate su intelligenza artificiale. Questo trend è stato amplificato dalla spinta all'adozione di AI e automazione in imprese di tutte le dimensioni, nonché dall'esplosione dell'e-commerce e della digitalizzazione dei processi pubblici e privati. Il valore aggiunto generato dal comparto ha superato 42 miliardi di euro concentrandosi nei segmenti software e consulenza IT, secondo i dati di Anitec-Assinform. Tuttavia, mentre i ricavi crescono a doppia cifra, la crescita demografica delle imprese WebSoft mostra segnali di consolidamento e razionalizzazione, con un saldo tra nuove aperture e chiusure in leggero calo rispetto al triennio precedente:

  • Le grandi società (>50M€ di ricavi) mostrano le migliori performance (+8,7% nel 2023).
  • Le aziende tra 10 e 50M€ crescono del +5,6%.
  • Le realtà sotto i 10M€ si attestano comunque su un +2,8% annuo.
Si rileva inoltre una forte domanda di servizi innovativi nei settori finance, sanità, industria e retail, accompagnata però da una valutazione di mercato per le società digitali italiane ancora distante dai multipli delle omologhe internazionali. Le posizioni consolidate dei grandi player stranieri, unite alla struttura polverizzata delle aziende locali, accentuano una distanza nella valorizzazione degli asset immateriali e nella scala delle operazioni, nonostante il contesto interno vivace in termini di innovazione e specializzazione.

L'impatto dell'intelligenza artificiale: opportunità e margini penalizzati

L'emergere con prepotenza dell'intelligenza artificiale nel ciclo economico nazionale ha rappresentato una leva di crescita per il settore WebSoft, ma ha anche evidenziato una pressione crescente sui margini operativi. Negli ultimi quattro anni, l'adozione di strumenti di AI è passata dal 5% all'8,2% tra le aziende italiane con almeno 10 addetti, con una diffusione superiore tra le grandi imprese (oltre il 32%). Secondo ISTAT e Osservatori Politecnico di Milano, nel solo comparto informatico questa percentuale sfiora il 36,7%, con applicazioni che spaziano dal text mining all'automazione tramite machine learning e sistemi generativi.

La corsa agli investimenti in AI ha, però, gonfiato i ricavi più dei profitti:

  • L'incremento di fatturato è spesso frutto di progetti AI ad alto impatto, ma anche ad alta concorrenza (specialmente fra player di piccole e medie dimensioni, costretti a rincorrere le esigenze di innovazione dei clienti senza poter generare economie di scala rilevanti);
  • La marginalità operativa soffre i forti costi di R&S, l'ingaggio di competenze verticali e l'aggiornamento tecnologico costante;
  • L'adozione intensiva di AI comporta un aumento dei rischi cyber, dell'obsolescenza delle dotazioni e dell'eterogeneità delle infrastrutture IT;
  • La concorrenza internazionale, soprattutto di fornitori statunitensi e paesi UE con ecosistemi più maturi, penalizza le valutazioni delle WebSoft italiane rispetto al panorama globale.

Andamento dei margini, redditività e principali indicatori economici

Sebbene il comparto WebSoft abbia vissuto una fase di slancio nei ricavi, le performance reddituali presentano un quadro più articolato. L'analisi dei bilanci di settore mostra che la marginalità rimane sotto pressione, accompagnata da variazioni rilevanti nei principali indicatori di redditività:
  • L'EBITDA margin medio è sceso dal 9,3% del 2022 a circa l'8% nel 2023: l'espansione delle attività non si è tradotta in un aumento proporzionale dei profitti operativi, soprattutto per chi investe pesantemente in AI senza consolidare processi o filiere produttive avanzate;
  • Il ROS (Return on Sales) è passato dal 6,1% al 4,7%, testimoniando una riduzione della profittabilità sulle vendite anche in presenza di maggior volume d'affari;
  • Andamento più favorevole per i grandi gruppi: il ROE medio è salito dal 5,3% al 10,2% e il ROI dal 14% al 18,5%, segnali di una rinnovata capacità di remunerare soci e investitori, benché riservata soprattutto alle società meglio strutturate;
  • Il rischio finanziario (Leverage) migliora, scendendo da 3,14 a 2,75; la razionalizzazione dei debiti e il ricorso a strumenti di equity hanno rafforzato la solidità delle realtà più resilienti.
Le società WebSoft, però, restano distanti negli indici di valore rispetto ai principali player globali: le valutazioni di mercato, calcolate sui multipli degli utili e del fatturato, si attestano su valori mediamente inferiori rispetto alle grandi aziende internazionali del software e delle piattaforme digitali. Questo fenomeno è ascrivibile non solo alle dimensioni ridotte, ma anche alla scarsità di proprietà intellettuale e tecnologica protetta, all'elevata concorrenza sui prezzi e alla mancanza di cluster regionali di livello mondiale.

Dati occupazionali, carenza di competenze e gap rispetto ai player

L'espansione dei servizi digitali su scala nazionale ha portato a una crescita occupazionale sostenuta dalla domanda nel settore software e consulenza IT. Nel 2024, gli occupati nel comparto hanno raggiunto quota 631.500, segnando un +3,4% su base annua. Tuttavia, la specializzazione richiesta dalle WebSoft, specie in AI, cybersecurity, cloud e analisi dati, rende critica la ricerca di talenti adeguati.

Il gap di competenze rimane marcato rispetto ai benchmark UE e internazionali:

  • Solo l'11,3% degli addetti nelle PMI ICT ha profili specialistici ICT contro il 74,5% nelle grandi aziende, a conferma di una struttura polarizzata.
  • L'Italia evidenzia un fabbisogno di almeno 50mila specialisti IT aggiuntivi per adeguarsi al fabbisogno digitale europeo.
  • La fascia retributiva, pur superiore alla media nazionale, presenta forti disparità tra grandi aziende (dove i senior IT superano i 60.000 euro lordi annui) e PMI, dove la precarizzazione rimane diffusa e il body rental penalizza sia stabilità che sviluppo professionale.
La qualità dell'occupazione e la formazione continua emergono come leve imprescindibili per colmare ritardi strutturali. Mentre le grandi WebSoft attraggono e trattengono talenti, le realtà minori faticano a investire in percorsi di crescita, mentoring e certificazioni riconosciute su scala globale.

Distribuzione territoriale, presenza di PMI e concentrazione regionale

L'articolazione territoriale delle società WebSoft riflette le differenze storiche e infrastrutturali del tessuto imprenditoriale italiano. Lombardia e Lazio rappresentano i primi hub, concentrando:

  • Oltre 30.000 aziende e 221.000 addetti in Lombardia
  • Più di 16.000 aziende e quasi 98.000 addetti in Lazio
Regioni come Emilia-Romagna e Veneto registrano tassi di crescita superiori alla media grazie a ecosistemi di innovazione regionali, presenza universitaria e politiche di sostegno alle startup. Tuttavia la presenza di PMI molto frammentata, specie nel Sud e nelle Isole, penalizza la capacità di fare sistema e di attrarre investimenti su larga scala.

Il comparto WebSoft si conferma fortemente polverizzato:

  • 10.600 startup e PMI innovative nel 2024 (+1,8% sull'anno precedente), ma con dinamica di crescita più debole rispetto agli anni precedenti.
  • Emilia-Romagna si distingue come modello virtuoso per l'elevata densità di imprese innovative ICT rispetto alla dimensione regionale.
La polarizzazione Nord-Sud e la dimensione ridotta della maggior parte delle società restano fattori frenanti rispetto alla creazione di campioni nazionale in grado di competere nei mercati globali.

Cybersecurity e nuovi rischi: come cambiano le strategie aziendali

L'aumento delle minacce informatiche e la crescente sofisticazione delle modalità d'attacco hanno portato la cybersecurity al primo posto nelle priorità di investimento per il 65% delle grandi società WebSoft e per il 45% delle PMI. Il valore del mercato nazionale ha superato i 2,48 miliardi di euro nel 2024 (+15%) ma le minacce evolvono ancor più rapidamente: l'Italia, pur rappresentando meno del 2% del PIL mondiale, ha subito circa il 10% degli attacchi informatici globali nel 2024, segno di una particolare esposizione legata sia al livello di digitalizzazione che alle fragilità di processo:

  • Sanità e manifatturiero i settori più bersagliati; in crescita le violazioni nella logistica.
  • I principali rischi identificati riguardano fattori umani, obsolescenza infrastrutturale, eterogeneità delle tecnologie e adozione non governata di strumenti AI (IA ombra).
  • Solo il 32,2% delle imprese adotta almeno 7 delle 11 principali misure di sicurezza indicate dai benchmark europei.
L'attuazione della direttiva NIS2 e l'introduzione di nuove certificazioni stanno spingendo verso strategie di difesa integrate, con particolare attenzione alla protezione delle supply chain digitali, all'automazione nella risposta agli incidenti, e alla formazione del personale. Le WebSoft si stanno indirizzando verso un approccio ibrido alla sicurezza, che combina servizi gestiti, partnership esterne specialistiche e rafforzamento interno dei team IT.

Formazione, certificazioni e competitività delle risorse umane

Per aumentare la competitività delle società digitali italiane è indispensabile investire su formazione tecnica, certificazioni internazionali e piani di aggiornamento continuo. Le certificazioni CISSP, CISM, CEH e OSCP sono riconosciute come asset distintivi dal 75% delle aziende che ricercano personale specializzato. L'offerta italiana si arricchisce di lauree magistrali, master e corsi di alta specializzazione anche grazie a partnership tra grandi imprese IT e università, con picchi di eccellenza come l'Università Sapienza di Roma e il Politecnico di Milano.

Permane tuttavia uno squilibrio tra la domanda di profili esperti e l'effettiva disponibilità di risorse formate:

  • Solo una PMI su quattro presenta livelli alti di digitalizzazione;
  • Formazione sulla sicurezza informatica e cultura dell'aggiornamento tecnologico restano carenti tra le realtà più piccole;
  • Il gap tra PMI e grandi imprese in termini di investimenti in formazione, accesso a corsi e crescita orizzontale delle competenze frena la competitività nazionale.
Il rafforzamento delle partnership pubblico-private, l'introduzione di programmi di formazione inclusiva e le politiche di riconoscimento sistematico delle certificazioni saranno elementi chiave per elevare il livello medio delle competenze digitali in Italia.