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Come viene speso uno stipendio medio mensile in Italia?

di Marcello Tansini pubblicato il
Stipendio medio mensile in Italia

L’allocazione delle risorse economiche a disposizione di una famiglia risente della pressione dei costi fissi e dell’aumento costante dei prezzi al consumo.

L’analisi delle retribuzioni in Italia evidenzia una realtà in cui la media mensile netta oscilla tra 1.550 e 1.846 euro per i lavoratori dipendenti. Gli ultimi dati ISTAT e dell’Osservatorio JobPricing chiariscono che una larga parte della popolazione si attesta al di sotto di questo valore, con evidenti disparità territoriali e settoriali. Il potere d’acquisto è messo sotto pressione dall’inflazione e dalla crescita dei costi legati all’abitazione, ai trasporti e ai beni essenziali. Questo quadro rende sempre più difficile far fronte alle esigenze quotidiane e alimenta la percezione crescente di un equilibrio economico precario per il ceto medio italiano.

La composizione della spesa: dove finiscono i soldi di uno stipendio medio

L’allocazione delle risorse economiche a disposizione di una famiglia risente della pressione dei costi fissi e dell’aumento costante dei prezzi al consumo. In media, le principali voci di spesa si suddividono tra abitazione, utenze, alimentari, trasporti e servizi essenziali. Secondo le indagini più recenti, la somma mensile delle uscite supera spesso il reddito disponibile, costringendo le famiglie a riorganizzare i consumi e sacrificare risparmi e svaghi. Ecco, di seguito, come si ripartiscono le spese ordinarie per un nucleo famigliare medio:

  • Abitazione e utenze: circa il 45-50% del budget mensile
  • Spesa alimentare: spesso tra il 20% e il 25%
  • Trasporti: tra il 10% e il 15%
  • Altre spese (figli, salute, imprevisti): circa il 10-15%
  • Risparmio o tempo libero: in molti casi inferiore al 5%
La marginalità residua è minima e frequentemente intaccata da spese impreviste, rendendo il risparmio un’opzione sempre più rara nelle famiglie italiane.

Casa e utenze: la voce principale del bilancio famigliare

Nel contesto delle spese, l’abitazione rappresenta la quota più rilevante. Il costo dell’affitto o del mutuo varia sensibilmente a seconda della zona geografica: nelle città di medie dimensioni si va dai 600 ai 900 euro mensili, superando i 1.000 euro nelle grandi metropoli. A ciò si sommano le bollette per luce, gas, acqua, rifiuti e internet che, soprattutto nei mesi invernali, possono raggiungere i 250-300 euro mensili. Secondo i dati recenti, tra affitto, mutuo e utenze una famiglia può arrivare facilmente a spendere tra 850 e 1.200 euro al mese. Questa cifra assorbe quasi metà dello stipendio medio, limitando fortemente le possibilità di destinare risorse ad altri capitoli del bilancio domestico.

Spesa alimentare, trasporti e altre voci essenziali

Il secondo capitolo di spesa più importante è rappresentato dall’alimentazione. Nel 2025, Coldiretti segnala una spesa media superiore ai 500 euro mensili per una famiglia di tre persone, con aumenti significativi nei prodotti freschi e nei beni primari. Il rincaro dei prezzi ha inciso notevolmente, con variazioni fino al 20% rispetto a due anni fa. I trasporti costituiscono un ulteriore impegno economico: l’uso dell’automobile tra carburante, manutenzione e assicurazione può superare agevolmente i 200-300 euro al mese, mentre chi si affida ai mezzi pubblici sostiene comunque costi tra i 150 e i 250 euro. La mobilità quindi resta una necessità onerosa, soprattutto per i pendolari.

Spese per figli, spese impreviste e margini di risparmio

Per chi ha figli a carico, il bilancio familiare si fa ancora più complesso: tra libri e materiale scolastico, mensa, attività extrascolastiche, la spesa mensile cresce di circa 150-250 euro. Oltre a queste, vanno considerate le uscite legate a imprevisti – come guasti domestici o spese sanitarie non programmabili – che incidono ulteriormente sui margini di risparmio. Dopo aver coperto le spese base, spesso il saldo mensile è quasi nullo. Indagini recenti segnalano che il risparmio medio si attesta su una quota inferiore al 5% dello stipendio, costantemente erosa da sopraggiunte necessità.

Fattori che influenzano la spesa e il reddito: settore, età, area geografica e genere

L’entità delle risorse disponibili e la loro distribuzione dipendono da molteplici fattori. Settore lavorativo, livello di istruzione, area geografica, età anagrafica e genere sono determinanti sulla retribuzione percepita. Ad esempio, professioni altamente specializzate nei settori finanziario, farmaceutico o ingegneristico offrono salari ben più elevati rispetto ai comparti del commercio, dell’agricoltura o dei servizi alla persona. La presenza di contratti stabili influenza anche la possibilità di pianificare spese e accantonare risparmi. Le famiglie più giovani restano spesso penalizzate dall’ingresso tardivo nel mercato del lavoro e dalla precarietà dei contratti, soprattutto nel Sud Italia e nelle Isole.

Differenze tra Nord e Sud e tra città e province

Dall’analisi territoriale emergono forti disparità. I dati dell’INPS e dell’Osservatorio JobPricing sottolineano che in Lombardia, Trentino-Alto Adige e Liguria i salari medi sono sensibilmente superiori rispetto a Calabria, Basilicata o Sicilia. In città come Milano, Trieste e Bolzano si possono raggiungere anche 36.000 euro lordi annui, mentre in province meridionali come Ragusa o Matera ci si attesta su valori notevolmente inferiori. Tuttavia, il costo della vita è anch’esso molto più elevato nelle aree con stipendi più alti, erodendo la percezione reale del vantaggio salariale.

Divari di stipendio per età, livello di istruzione e genere

Lo scarto retributivo è notevole anche a seconda dell’età e del bagaglio formativo. Gli under 30 guadagnano mediamente meno rispetto ai colleghi più adulti, con una RAL che cresce progressivamente col progredire degli anni lavorativi. Il titolo di studio resta un fattore premiante: chi possiede una laurea o qualifiche specifiche guadagna fino al 50% in più rispetto a chi si ferma al diploma. Persistono, inoltre, ampi divari di genere: le donne guadagnano in media il 20% in meno rispetto agli uomini, e la maggiore incidenza di contratti part time contribuisce a ridurre ulteriormente il reddito disponibile.

Confronto europeo: lo stipendio medio italiano rispetto agli altri Paesi

L’analisi del panorama europeo mette in luce come la retribuzione degli italiani sia inferiore alla media UE. Secondo Eurostat, il salario medio in Italia è circa il 15% sotto la media dei principali paesi europei. La classifica stilata usando il Purchasing Power Standard evidenzia che lavoratori in Svizzera, Paesi Bassi, Germania e Lussemburgo dispongono di un potere d’acquisto significativamente maggiore. I lavoratori italiani, con circa 24.051 PPS all’anno, si collocano al di sotto di Francia, Germania e anche di realtà come Belgio e Cipro. Questo divario non è solo frutto del differente costo della vita ma riflette una crescita stagnante dei salari e la pressione fiscale elevata. In partica:

Paese

Salario medio annuo (PPS)

Svizzera

47.000

Paesi Bassi

39.000

Germania

35.000

Italia

24.051

Spagna

24.600

Nonostante l’aumento dell’occupazione negli ultimi anni, l’incremento salariale in Italia non è riuscito a compensare il tasso di inflazione, accentuando il gap con le altre economie avanzate europee.