L'oro, tradizionalmente visto come bene rifugio nelle fasi di instabilità e incertezza globale, ha vissuto un anno di straordinaria espansione: in dollari, l'incremento ha raggiunto il 65% portando il prezzo a lambire i 4.370 dollari l'oncia, un record assoluto. Per chi ha operato in euro, l'apprezzamento si è tradotto in un guadagno del 45%.
Questa crescita senza precedenti dell'oro non si spiega soltanto con la debolezza del dollaro o con la politica accomodante delle principali banche centrali; è la diretta conseguenza di un contesto di rischio sistemico, tensioni geopolitiche e crescente domanda di riserve auree sia da parte degli stati che degli investitori privati. Mentre la categoria degli strumenti finanziari legati al metallo prezioso si espande, una domanda s'impone: dove conviene concentrare i propri investimenti?
Oro fisico: caratteristiche, vantaggi e limiti per l'investitore
L'oro fisico rappresenta uno degli asset più antichi utilizzati per la protezione del patrimonio. Storicamente impiegato per difendere il potere d'acquisto nei periodi di inflazione, crisi valutarie o instabilità geopolitica, il lingotto mantiene la sua attrattiva presso chi ricerca un bene tangibile e non correlato ai mercati finanziari:
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Tangibilità e assenza di rischio emittente: chi detiene oro fisico possiede un bene reale che, diversamente dai prodotti finanziari, non è soggetto al rischio default dell'emittente.
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Liquidabilità universale: facilmente scambiabile presso banche, operatori specializzati e anche via canali retail internazionali.
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Protezione dall'inflazione: storicamente il valore dell'oro ha seguito (e spesso superato) l'andamento del costo della vita in periodi prolungati.
I vantaggi sono:
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Indipendenza dai mercati finanziari: in scenari di crisi sistemica, il lingotto mantiene un valore intrinseco riconosciuto ovunque, anche quando altri strumenti perdono valore.
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Difesa patrimoniale: in caso di eventi politici estremi (default sovrani, guerre, svalutazioni), l'oro fisico conserva la sua capacità di scambio.
D'altra parte limiti e svantaggi non mancano:
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Costi di detenzione: lo stoccaggio sicuro richiede spesso cassette di sicurezza o soluzioni di custodia professionali, con costi annuali significativi. In aggiunta, vanno considerati i costi assicurativi.
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Illiquidità relativa: nonostante la liquidabilità globale, grandi quantitativi possono essere meno facilmente vendibili senza incidere sul prezzo, e i processi di vendita possono risultare più lenti rispetto a prodotti finanziari.
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Assenza di flussi cedolari: il lingotto, diversamente dai prodotti finanziari, non genera interessi né dividendi.
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Fiscalità variabile: in Europa, l'oro da investimento è generalmente esente IVA ma può essere soggetto a tassazione sulle plusvalenze, che varia a livello nazionale.
La scelta a favore dell'oro fisico è spesso motivata dalla necessità di tutela patrimoniale pura, ma in ottica di rendimento puro, limita la partecipazione a potenziali extra-profitti legati all'andamento dei mercati azionari collegati all'oro.
Fondi di investimento sull'oro: rendimenti, rischi e costi nel 2025
L'investimento nei fondi auriferi si è rivelato il vero driver dei portafogli dinamici nel 2025. Questi fondi, che puntano su titoli di aziende minerarie, sul metallo fisico tramite ETF o su strumenti finanziari derivati, hanno consentito una sovraperformance rispetto all'asset fisico. Nella media, secondo dati Fida, i fondi azionari oro hanno generato un rendimento del 130% su base annua: praticamente il doppio rispetto al guadagno realizzato da chi ha detenuto lingotti in valuta americana. I rischi associati sono:
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Volatilità maggiore: la componente azionaria delle società minerarie aurifere introduce rischio operativo, ciclicità dei prezzi dell'oro ed effetto leva sui risultati di gestione.
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Rischio di gestione attiva: i risultati dei fondi dipendono dalle capacità dei gestori nella selezione dei titoli. Un portafoglio mal costruito o poco diversificato può amplificare le perdite.
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Rischio paese: molte aziende mining sono operanti in giurisdizioni sensibili a instabilità politica, regolatoria o fiscale.
Capitolo costi:
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Commissioni di gestione annuali elevate: in media l'1,7%, con punte oltre il 2% per i comparti più attivi. Alcuni fondi come Schroders Global Gold si mantengono lievemente sotto la media (1,5%), altri sfiorano il 2,4%.
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Commissioni di performance: in presenza di risultati particolarmente brillanti, numerosi fondi prevedono prelievi aggiuntivi in base ai guadagni generati.
Alla luce delle performance del 2025, questi costi sono stati ampiamente ammortizzati dalla crescita dei comparti, ma rimangono una variabile chiave in vista di fasi di mercato meno favorevoli.
Perché i fondi auriferi hanno sovraperformato l'oro fisico
L'inesauribile rally dei fondi oro nel 2025 trova spiegazione in una molteplicità di fattori, sia endogeni al settore che esterni. Il primo elemento determinante è l'effetto leva tipico delle compagnie minerarie: quando il prezzo dell'oro cresce, la marginalità delle aziende mining aumenta in misura ancora maggiore, specie in presenza di costi di produzione stabili o in calo. I gestori dei migliori fondi hanno saputo concentrare i portafogli su realtà caratterizzate da:
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Giacimenti consistenti e politiche di estrazione evolute, con costi marginali inferiori ai prezzi spot
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Bilanci solidi e gestione manageriale disciplinata
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Operatività in paesi politicamente stabili
Un altro fattore chiave è stato l'extra rendimento generato dalle società a piccola e media capitalizzazione, che hanno beneficiato in maniera amplificata dell'incremento del prezzo del metallo.
Rispetto alle utility aurifere a elevata capitalizzazione, infatti, i player di taglia minore hanno mostrato una maggior leva operativa e, di conseguenza, un potenziale upside superiore.
Non vanno trascurate le dinamiche di mercato legate ai flussi record negli ETF e nei comparti di risparmio gestito, sostenuti dalla domanda retail e istituzionale, e dalla rinnovata fiducia nel settore, testimoniata da afflussi senza precedenti nei principali fondi oro a livello globale.
Analisi dei fattori che influenzano il prezzo dell'oro e le prospettive
Il panorama macroeconomico del 2025 ha fornito terreno fertile alla crescita dei prezzi dell'oro. Diversi elementi hanno determinato questa dinamica:
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Debolezza del dollaro: La perdita di forza del biglietto verde ha alimentato la domanda internazionale di oro da parte di investitori extra-USA.
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Tassi reali bassi e allentamento monetario: Con le politiche delle banche centrali orientate a favore di ulteriori riduzioni dei tassi fino al 2026, il metallo ha rafforzato il proprio appeal rispetto agli asset a reddito fisso.
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Acquisti record da parte delle banche centrali: La preferenza per l'oro nelle riserve strategiche ha sostenuto una domanda istituzionale senza precedenti.
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Aumento delle tensioni geopolitiche: Dallo scenario ucraino mediorientale ai nodi commerciali globali, il bisogno di protezione patrimoniale ha spinto nuovi flussi sul metallo prezioso.
Le prospettive per il 2026 si mantengono positive, sebbene i principali osservatori evidenzino il rischio di correzioni tecniche nel breve termine dopo il rally prolungato. Le stime degli analisti convergono verso prezzi fra 3.900 e 4.300 dollari, supportati da acquisti sia retail che istituzionali, e dall'inclinazione delle banche centrali a rafforzare il proprio peso nelle riserve auree. Più cautela è suggerita nei confronti della volatilità, in presenza di movimenti speculativi e nella possibilità di rotazione verso altre asset class se si stabilizzassero gli scenari macro.
Conviene comprare oro fisico o investire nei fondi auriferi?
La scelta tra investimento diretto in lingotti e accesso ai fondi azionari oro richiede una riflessione equilibrata sulle esigenze personali, sulla propensione al rischio e sull'orizzonte temporale. I recenti dati hanno dimostrato che nel 2025 i fondi legati al comparto aurifero hanno più che raddoppiato la performance dell'oro fisico, grazie all'effetto leva offerto dalle società mining e alla capacità dei gestori di selezionare i titoli e bilanciare tra produttori consolidati e operatori a maggiore crescita.
A chi privilegia la sicurezza rispetto alla speculazione, il metallo fisico rappresenta ancora la soluzione di riferimento. Ai portafogli che mirano invece all'ottimizzazione del rendimento, la partecipazione nei fondi gestiti offre opportunità di extra-profitto, con costi gestionali da ponderare nella selezione dello strumento più adatto.
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Approccio difensivo: allocazione in oro fisico, privilegiando soluzioni di custodia professionale e integrando, se necessario, con una quota marginale in ETF per la liquidità senz'altro superiore.
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Approccio dinamico: inserimento di fondi azionari oro selettivi, valutando lo storico di gestione, il livello dei costi annuali e la composizione geografica/produttiva dei portafogli.
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Diversificazione strategica: la copertura simultanea su oro fisico ed esposizione ai fondi di settore può offrire il miglior compromesso rischio/rendimento in periodi di forte turbolenza e ciclo di rialzi prolungati.
La chiave resta nella
sostenibilità della strategia di lungo periodo, beneficiando sia dei vantaggi patrimoniali del metallo fisico sia delle potenzialità di rendimento offerte dal settore aurifero in fase espansiva, adattando costantemente le scelte al mutare del contesto macro e della tolleranza al rischio personale.