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Covid, gli italiani hanno diritto ad un risarcimento secondo nuova sentenza. Ondata di richieste?

di Marianna Quatraro pubblicato il
Sentenza risarcimento normative Covid-19

Una nuova sentenza stabilisce il diritto a un risarcimento per gli italiani colpiti dalle norme anti-Covid. Critiche alla gestione della pandemia.

La recente sentenza emessa dal giudice di pace di Alessandria, Paolo Olezza, apre uno scenario inedito nel dibattito sulle norme anti-Covid. La decisione pone l'attenzione su aspetti definiti inquietanti della legislazione pandemica, giudicando alcune misure illegittime e disponendo un simbolico risarcimento di 10 euro ai cittadini ricorrenti. Questa pronuncia, solleva questioni sul bilanciamento tra il diritto alla salute e altre libertà fondamentali.

La sentenza del giudice di pace di Alessandria contro le norme anti-Covid

La sentenza del giudice di pace Paolo Olezza ha stabilito un'importante presa di posizione contro le norme anti-Covid varate durante la pandemia. Il giudice ha accolto il ricorso di un gruppo di circa venti cittadini, che hanno sostenuto che le restrizioni imposte dal governo abbiano causato un danno non patrimoniale. Il risarcimento simbolico di 10 euro, deciso dal magistrato, si basa sulla valutazione di un danno dinamico-relazionale e morale subito dai ricorrenti. L'importo ridotto del risarcimento non darà presumibilmente seguito a richieste da parte di numerosi cittadini, visto che non risulta essere vantaggioso ne ripagare lo sforzo.

Secondo il giudice, molte delle misure legate alla gestione del Covid, come la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale del 31 gennaio 2020, hanno comportato un impatto negativo sulla vita quotidiana delle persone, costringendole a scelte non volute. Tali misure, a detta dei ricorrenti che hanno avviato la causa contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri, avrebbero comportato pressioni indebite e benefici limitati sul contenimento dell’epidemia.

Un elemento centrale della sentenza riguarda le dichiarazioni di rappresentanti politici, come il vicepremier Matteo Salvini, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato e Marco Lisei. Queste dichiarazioni, secondo il giudice, avrebbero messo in luce un’apparente "confessione stragiudiziale" sul carattere illegittimo di alcune norme pandemiche. Sono stati citati anche i commenti sul decreto 202 del 2024, che ha cancellato le multe ai No Vax, evidenziando contraddizioni rispetto ai principi difesi dalla Presidenza del Consiglio.

Il giudice ha respinto le eccezioni sollevate dall’Avvocatura dello Stato, incluse quelle relative al difetto di giurisdizione, sottolineando che la sua decisione non riguardava la sovranità legislativa ma esclusivamente il rilievo civile delle misure adottate. Infine, la sentenza evidenzia l’importanza del bilanciamento fra i diritti fondamentali, ribadendo che il diritto alla salute non può avere una priorità assoluta rispetto alle altre libertà.

Riflessioni sulla gestione normativa durante la pandemia e le critiche sollevate

Le normative emergenziali adottate durante la pandemia, sebbene mirate a contenere i contagi e proteggere la salute pubblica, hanno generato un acceso dibattito sulla loro legittimità e proporzionalità. Molte sono state le critiche, specialmente riguardo alla compatibilità tra le restrizioni e i diritti costituzionali. Tra questi, il diritto alla salute è stato più volte considerato predominante rispetto ad altri, come la libertà personale e la mobilità. Tuttavia, tale approccio ha sollevato interrogativi giuridici e morali.

Particolare attenzione è stata rivolta all’imposizione di obblighi vaccinali, visti da alcuni come una compressione indebitamente intrusiva della libertà individuale. Alcuni oppositori hanno inoltre contestato la definizione di “farmaci sperimentali”, sostenendo che la spinta verso una vaccinazione diffusa non sia stata sempre giustificata da prove sufficienti di efficacia o sicurezza nel lungo termine. Infatti, la discussione si è estesa agli effetti a livello sociale e psicologico delle normative, come le difficoltà economiche causate dai lockdown e l’impatto sulle relazioni interpersonali.

Ulteriori critiche sono state sollevate nella gestione legislativa da parte del governo, con alcune decisioni considerate affrettate o poco trasparenti. Ad esempio, il decreto “Milleproroghe”, che ha abrogato le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, è stato interpretato come una confessione implicita degli errori commessi nell’applicazione delle misure anti-Covid. 

Altro punto critico evidenziato riguarda la comunicazione istituzionale. Durante i mesi più difficili della pandemia, molti cittadini hanno percepito un clima di confusione, caratterizzato da continui cambiamenti normativi e da posizioni discordanti tra esperti e autorità. Questa percezione ha alimentato movimenti di protesta, tra cui No Vax e No Pass, che hanno denunciato non solo il contenuto delle misure, ma anche il modo in cui queste venivano comunicate e giustificate.

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