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Quale è la differenza di guadagno ora in Italia tra top manager, dirigenti, imprenditori, impiegati ed operai?

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Il confronto con impiegati e operai

I top manager, comprendenti figure come amministratori delegati e CEO, occupano il vertice della piramide retributiva.

Le differenze retributive e di guadagno in Italia tra le diverse categorie professionali sono tra le più marcate in Europa. La distanza tra i compensi di top manager, dirigenti e imprenditori rispetto a quelli di impiegati e operai riflette le gerarchie aziendali e una distribuzione della ricchezza che alimenta discussioni sull’equità sociale. Secondo i dati di Mercer, un amministratore delegato di un'azienda quotata può guadagnare cifre astronomiche, mentre i salari della maggior parte dei lavoratori restano stagnanti o crescono a ritmi molto più lenti.

Il rapporto tra i compensi al vertice e quelli alla base della piramide aziendale non è mai stato così ampio. Questo squilibrio non riguarda solo il settore privato, ma si estende anche alle partecipazioni pubbliche, con top manager di aziende statali che percepiscono stipendi ben lontani dalla realtà della maggioranza dei lavoratori italiani. Approfondiamo allora:

  • Quanto guadagnano i top manager e i dirigenti
  • Il confronto con gli impiegati e gli operai

Quanto guadagnano i top manager e i dirigenti

I top manager italiani, soprattutto quelli delle aziende quotate in Borsa, rappresentano l’élite retributiva del Paese. Il compenso medio di un amministratore delegato può raggiungere i 2,6 milioni di euro lordi all’anno, ma in molti casi queste cifre sono ben superiori, soprattutto se si considerano i bonus legati ai risultati aziendali. Per i ceo delle maggiori società italiane, i pacchetti retributivi possono includere benefit aggiuntivi, come stock option, piani pensionistici integrativi e incentivi pluriennali, che contribuiscono ad aumentare ulteriormente il divario con i lavoratori comuni.

I dirigenti, pur distanti dai livelli retributivi dei top manager, rappresentano comunque una fascia altamente privilegiata. Il loro stipendio medio annuale si aggira attorno ai 101.649 euro lordi, con variazioni legate al settore e alle dimensioni dell’azienda. A questi importi si sommano spesso benefit aziendali, come auto di servizio, bonus e piani sanitari privati, che aumentano il valore reale della loro retribuzione.

Queste cifre si confrontano con un panorama economico in cui molti lavoratori devono fare i conti con stipendi medi ben inferiori e condizioni lavorative meno vantaggiose. La crescita dei salari per queste categorie è stata elevata negli ultimi decenni, ma non ha seguito lo stesso ritmo di quella delle figure apicali.

Il confronto con gli impiegati e gli operai

Gli impiegati, che sono la colonna portante delle aziende italiane, percepiscono un salario medio lordo annuale di 31.122 euro. Questa cifra rappresenta poco più di un decimo rispetto a quella di un dirigente e una frazione infinitesimale rispetto ai guadagni di un top manager. Gli impiegati spesso non godono di bonus o di benefit aggiuntivi e i loro stipendi sono strettamente legati ai contratti collettivi nazionali di lavoro.

La situazione è ancora più critica per gli operai, che hanno uno stipendio medio lordo annuale di 23.913 euro. Questo livello retributivo è appena sufficiente a garantire un tenore di vita dignitoso, considerando l’aumento del costo della vita e la pressione economica sulle famiglie italiane. Gli operai sono spesso soggetti a orari di lavoro intensivi, straordinari e una scarsa possibilità di avanzamento economico all’interno delle aziende.

La distanza tra queste categorie e i vertici aziendali è accentuata dal fatto che i salari degli impiegati e degli operai crescono a ritmi molto più lenti rispetto a quelli dei dirigenti e dei top manager.

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