Le soluzioni dopo le contestazioni e i problemi del semestre filtro dell'università di medicina, veterinaria e odontoiatria sono state ufficializzate Decreto Mur 1115 2025. Come funzionano ora le gradutorie e gli accessi con nuove regole e bonus
Il panorama dell’accesso ai corsi universitari in ambito medico ha subito una trasformazione significativa con l’introduzione del semestre filtro. Il decreto ministeriale n. 1115 del 22 dicembre 2025, emesso dal Ministero dell’Università e della Ricerca, segna una tappa fondamentale nel percorso di riforma delle procedure di ammissione ai corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Medicina Veterinaria. Il nuovo provvedimento, firmato dalla ministra Anna Maria Bernini, ha ridefinito i criteri di selezione e la struttura delle graduatorie nazionali.
Le motivazioni che hanno portato a questa svolta sono molteplici: da una parte la necessità di affrontare la carenza di professionisti sanitari, dall’altra la volontà di garantire maggiore trasparenza e meritocrazia nei processi selettivi.
Il semestre filtro, concepito come strumento di selezione alternativo rispetto al test d’ingresso tradizionale, nasce per rispondere a due esigenze convergenti:
La riforma trova origine nella constatazione di un duplice problema: da un lato, l’insufficienza del vecchio sistema nel garantire il numero adeguato di futuri medici; dall’altro, percentuali di esclusi troppo elevate che rischiavano di lasciare molte posizioni scoperte nel momento di maggiore bisogno di professionisti sanitari. Il semestre filtro interviene quindi come strumento di selezione più articolato, capace teoricamente di premiare merito, impegno e continuità di formazione.
Il sistema di requisiti per proseguire il percorso in Medicina, Odontoiatria o Veterinaria è stato ridisegnato per l’anno accademico 2025/26, ripensando la logica dell’esclusione automatica. Per entrare in graduatoria non è più necessario superare tutti gli esami previsti dal semestre filtro con una votazione minima di 18/30: anche uno o due esami superati consentono l’accesso, mentre la selezione si applica progressivamente secondo il punteggio totale ottenuto.
Chi ha completato solo parzialmente il percorso si trova a dover affrontare il tema dei debiti formativi: queste sono le chiavi più innovative della riforma. Gli studenti che accedono alla graduatoria con crediti mancanti possono immatricolarsi condizionatamente, ma dovranno colmare le lacune attraverso prove di recupero erogate dall’ateneo assegnato. Solo il completamento di questi debiti consentirà la piena iscrizione e la prosecuzione del corso di studi.
Per chi, invece, non entra nelle graduatorie nazionali, la normativa prevede l’opportunità di iscriversi a corsi affini – come Biotecnologie, Scienze politiche e Giurisprudenza – facendo valere i crediti maturati durante il semestre filtro. L’obiettivo dichiarato è evitare la dispersione di studenti e valorizzare il percorso didattico già svolto, offrendo vie di transito verso altre facoltà senza penalizzare il tempo e il lavoro già investiti dagli studenti nel cammino universitario.
La costruzione delle graduatorie nazionali, oggetto del decreto di recente pubblicazione, avviene attraverso un articolato sistema che combina risultati d’esame e bonus aggiuntivi, così da garantire un criterio di selezione trasparente e meritocratico. La graduatoria si sviluppa in nove sezioni progressive, ognuna caratterizzata dai requisiti di accesso e dai punteggi base ottenibili:
| Sezione | Esami Superati | Punteggio Base |
| 1 | 3 senza rifiuti | 700 |
| 2 | 3 con 1 rifiuto | 600 |
| 3 | 3 con 2 rifiuti | 500 |
| 4 | 3 con 3 rifiuti | 400 |
| 5 | 2 senza rifiuti | 300 |
| 6 | 2 con 1 rifiuto | 200 |
| 7 | 1 senza rifiuti | 100 |
| 8 | 2 con 2 rifiuti | Somma voti |
| 9 | 1 con 1 rifiuto | Voto esame |
Uno degli elementi più dibattuti della recente regolamentazione riguarda la gestione dei voti rifiutati. Il decreto consente il recupero di un voto rifiutato nel primo appello qualora, al secondo tentativo, non venga raggiunto il 18. Se invece il voto dello studente risulta pari o superiore a questa soglia, ma più basso rispetto all’attesa, esso è considerato definitivo e vincolante.
Questo meccanismo genera un paradosso inedito: fallire al secondo appello può risultare più conveniente di conseguire comunque una sufficienza inferiore. In questo scenario, lo studente vede recuperato il voto iniziale eventualmente più alto, mentre chi supera ma non migliora la propria prestazione rimane vincolato a una valutazione meno favorevole nella costruzione della graduatoria. Una scelta che, secondo gli osservatori, potrebbe dare adito a contestazioni e ricorsi, mettendo in discussione il principio di equità della selezione.
I crediti formativi universitari rappresentano il fulcro della valutazione per l’accesso al proseguimento del percorso accademico. Il DM 1115/2025 prevede che le prove di recupero vengano organizzate dagli atenei secondo modalità uniformi: modalità d’esame scritta, punteggi in trentesimi e almeno due appelli garantiti per ogni materia non superata.
Le scadenze per la regolarizzazione dei debiti sono stringenti: lo studente dovrà colmare i crediti mancanti entro termini precisi fissati dai regolamenti interni. In caso di mancato assolvimento dei debiti formativi, la decadenza dal percorso di studi è automatica. Il rischio per la carriera universitaria è quindi rilevante, soprattutto se si considerano i tempi stretti e la pressione psicologica che grava sui candidati nei primi mesi di università.
La tempistica fissata dal ministero risponde all’esigenza di rapido svolgimento delle procedure per consentire l’ordinato avvio del secondo semestre:
Il DM 1115/2025 rappresenta una risposta immediata alle criticità emerse durante il primo anno di applicazione del semestre filtro, ma solleva nuovi interrogativi sull’efficacia e l’equità della selezione. La modifica delle regole in corso d’opera, la complessità dei criteri di graduatoria e la gestione controversa dei voti rifiutati espongono il sistema a possibili contenziosi e richieste di revisione come già avveniva con i test d’ingresso tradizionali.
Alcuni osservatori sottolineano che l’ampio margine di discrezionalità lasciato agli atenei nell’organizzazione dei recuperi e la stratificazione della graduatoria rischiano di generare disparità di trattamento. Inoltre, i rapidi cambiamenti normativi costringono studenti e famiglie a inseguire regole in costante definizione, alimentando un clima di incertezza e insicurezza sul futuro dell’accesso alle professioni sanitarie.
Il percorso della riforma non può dirsi concluso: si prospettano ulteriori interventi e aggiustamenti, con la necessità di proseguire nella direzione della trasparenza, della tutela dei diritti degli studenti e del rafforzamento di criteri meritocratici e affidabili come richiesto dall’intero settore della formazione universitaria.