Anche questo mese di Dicembre 2025, porta un generale rincaro dei prezzi: dai viaggi di Natale con voli, treni e traghetti sempre piů cari, ai carburanti e pedaggi autostradali, fino alla spesa alimentare, le famiglie si trovano a fare i conti con nuove sfide economiche.
Il mese di dicembre rappresenta da sempre il periodo dell’anno in cui si concentrano spostamenti, celebrazioni e acquisti legati alla tradizione natalizia. Tuttavia, l’anno 2025 sta segnando una decisa inversione di tendenza sul fronte della spesa di famiglie e singoli consumatori. Chiunque abbia pianificato una trasferta, anche per motivi familiari, o stia cercando di mantenere viva la magia delle feste attraverso i pranzi tipici e i regali, si è trovato a confronto con una realtà fatta di prezzi in netto aumento. L’aumento degli oneri riguarda ogni aspetto: dai costi dei viaggi in aereo e treno alle tariffe dei carburanti e degli alimentari. L’insieme di questi rincari rischia di incidere profondamente sul modo di vivere le festività, portando molte persone a rivedere le consuetudini o a valutare strategie per limitare l’esborso, senza rinunciare del tutto alle tradizioni.
Il periodo natalizio 2025 vede confermato il trend che penalizza chiunque debba spostarsi lungo la Penisola. I dati raccolti dalle principali associazioni dei consumatori (Assoutenti e Codacons) delineano uno scenario in cui le tariffe per i principali mezzi di trasporto hanno raggiunto livelli mai visti. Sia chi viaggia per tornare dai propri cari sia chi desidera concedersi una breve vacanza deve fronteggiare costi notevolmente superiori rispetto agli scorsi anni. Le tratte verso il Sud Italia, in particolare, mostrano aumenti che, in certi casi, superano l’800% nelle date clou, con disagi evidenti soprattutto per i lavoratori e gli studenti fuori sede.
Viaggiare in aereo si rivela spesso l’opzione più dispendiosa: nelle giornate tra il 20 e il 24 dicembre, i biglietti sulle tratte più richieste possono raggiungere cifre da capogiro. Anche i treni ad alta velocità mostrano un’impennata delle tariffe, mentre per i traghetti, spesso scelta obbligata per chi deve raggiungere le isole, le spese complessive risultano tutt’altro che contenute. A questa situazione si aggiungono i maggiori costi per chi decide di spostarsi in auto, dove pesano sia il carburante sia i pedaggi, in continua ascesa.
Di seguito una tabella che riassume alcuni dati emblematici sui viaggi natalizi principali:
| Percorso | Mezzo | Costo A/R dicembre 2025 (€) |
| Milano – Catania | Aereo | 406 – 841 |
| Genova – Palermo | Treno | 320 |
| Genova – Palermo | Traghetto (con cabina) | 874 |
| Bologna – Palermo | Aereo | 402 |
| Torino – Reggio Calabria | Treno | 199 |
| Milano – Lecce | Treno | 153 |
Le festività invernali mettono ancora una volta il trasporto aereo sotto i riflettori, a causa di una dinamica dei prezzi che suscita polemiche e segnalazioni alle Autorità di settore. Assoutenti, attraverso le sue rilevazioni, ha quantificato aumenti anche a tre cifre percentuali per i voli più richiesti nel periodo, come Milano-Catania, Milano-Palermo, Verona-Palermo o Torino-Lecce.
Ad esempio, partire da Milano per Catania nei giorni di punta può costare dai 406 agli 841 euro, mentre una tratta come Torino-Palermo richiede almeno 505 euro. Si registrano differenze clamorose rispetto alle tariffe più basse di gennaio, spesso inferiori ai 20 euro. In alcuni casi, il divario sfiora il +900%, secondo quanto denunciato da Codacons, che ha lamentato pratiche a suo giudizio speculative, richiedendo interventi da parte di Antitrust ed ENAC.
Non si tratta di aumenti isolati: anche la tratta Genova-Catania supera abbondantemente i 600 euro per un biglietto di classe economy, mentre voli da Bologna o Trieste verso la Sicilia si posizionano costantemente sopra i 400 euro. I prezzi aumentano in funzione della domanda e delle date scelte, ma la tendenza generale rimane quella di importi molto elevati sulle principali direttrici interne.
Anche chi opta per il treno o il traghetto non è esente da rincari. I dati Assoutenti evidenziano che una singola tratta sulla lunga distanza con l’alta velocità, come Torino-Reggio Calabria, può costare fino a 199 euro. Da Milano a Lecce si superano i 150 euro per sola andata, mentre i collegamenti con la Campania e la Calabria hanno visto un incremento simile. Al sud, i prezzi dei biglietti ferroviari sono fra i più elevati del periodo, complici le ridotte disponibilità residue sui treni più richiesti.
Per chi punta sulle navi, le tariffe di passaggio nave fanno segnare livelli particolarmente elevati. Un viaggio di andata e ritorno Genova – Palermo, con cabina inclusa, può arrivare a 874 euro, mentre una traversata in poltrona per Genova-Olbia si colloca attorno a 540 euro. I tempi di viaggio superiori e la necessità di cabine aumentano ulteriormente la spesa complessiva, rendendo il traghetto soltanto un’alternativa in termini di modalità, non di costo. Di fronte a questi aumenti, molte famiglie e pendolari cercano vie alternative, prenotando con largo anticipo o scegliendo mete meno blasonate ma più abbordabili.
I rincari non risparmiano chi si affida al trasporto su strada. In questo scenario, l’incremento dei costi di carburanti e autostrade pesa in modo crescente sulle tasche di chi utilizza il mezzo privato, incidendo sia sulle brevi che le lunghe percorrenze. Gli aumenti delle ultime settimane sono dettati da dinamiche globali che coinvolgono le materie prime energetiche e dalle nuove regolamentazioni introdotte nei primi mesi del 2025 sulle tariffe autostradali. Queste componenti contribuiscono in misura rilevante a elevare la spesa totale per ogni famiglia che sceglie l’auto durante il periodo delle feste.
Nel dicembre 2025, il prezzo di benzina e gasolio registra aumenti fino a 0,20 euro al litro in più rispetto all’anno precedente. In media, un pieno costa oggi 8-10 euro in più, traducendosi in un rincaro del 10-15% rispetto al Natale 2023.
Per un tragitto medio di 1000 chilometri, le famiglie possono trovarsi a spendere tra 250 e 300 euro tra carburante, pedaggi e manutenzione, rispetto ai circa 220-260 euro dell’anno precedente. Tali aumenti, sebbene apparentemente marginali sul singolo rifornimento, pesano fortemente sulle economie domestiche, soprattutto in presenza di altre voci di spesa in crescita.
Ai rincari dei carburanti si sommano quelli dei pedaggi autostradali. Dal primo agosto è stato introdotto un nuovo incremento, valido per tutti i veicoli e applicato sia sulle principali arterie che sulle tratte secondarie. Oltre alle revisioni di inizio 2025 (+1,8% su Autostrade per l’Italia), l’emendamento più recente ha portato un ulteriore balzello di un millesimo di euro per chilometro. Le stime dell’associazionismo dei consumatori ipotizzano un costo extra medio di 40-50 euro annui in bolletta autostradale per famiglia.
Le associazioni denunciano come gli aumenti intervengano in assenza di veri miglioramenti del servizio. La copertura finanziaria prevista dal nuovo sistema di pedaggi è destinata alla manutenzione della rete Anas, giustificata dal Governo come operazione di razionalizzazione dei costi. Tuttavia, molte voci critiche sottolineano il forte impatto sulle categorie che utilizzano l’auto per esigenze lavorative o pendolarismo, destinate a sopportare le maggiori spese senza benefici immediati sulla qualità dell’infrastruttura, tanto che il tema è diventato oggetto di dibattito politico e sociale.
Il carovita di dicembre non si limita ai trasporti. La spesa alimentare è stata particolarmente colpita dagli effetti inflattivi, coinvolgendo tutti i principali prodotti della tavola, inclusi quelli legati alle tradizioni delle feste. Le più recenti rilevazioni ISTAT e quelle delle associazioni dei consumatori segnalano una situazione in cui non solo crescono i prezzi medi, ma alcune tipicità, come dolci natalizi e ingredienti freschi, rischiano di diventare un lusso per molte famiglie. Tutto ciò comporta aggiustamenti nelle scelte d’acquisto e, in diversi casi, una riorganizzazione dei menù e delle abitudini domestiche, sempre più improntate alla ricerca del risparmio.
Secondo ISTAT, tra ottobre 2021 e ottobre 2025, i prezzi dei beni alimentari sono aumentati del 24,9%, molto oltre la media dell’inflazione generale. Il solo cibo rappresenta ormai il 16,6% del totale della spesa media delle famiglie italiane, percentuale che sale ulteriormente per i nuclei a più basso reddito.
I prodotti freschi hanno registrato la crescita più elevata (+26,2%), seguiti da lavorati (+24,3%). Spiccano rincari per frutta e verdura (+32,7%), latte e formaggi (+28,1%), pane e cereali (+25,5%). Per alcune specialità natalizie, come panettoni, pandori e torroni al cioccolato, si parla di aumenti fino al 4% per i prodotti da forno e di veri e propri record per quelli a base di cacao, colpiti dalla crisi internazionale delle materie prime.
Gli effetti più marcati dei rincari si avvertono nelle famiglie con minori disponibilità economiche, che destinano una quota preponderante del budget ai generi alimentari. L’aumento dei prezzi ha portato molti a rivedere le abitudini alimentari: si opta per prodotti meno costosi, si cercano marchi alternativi e si riduce la varietà dei menù festivi.
Secondo le maggiori associazioni, il trend più evidente riguarda la ricerca della qualità a prezzi accessibili e la preferenza per promozioni e acquisti programmati. Questa nuova sensibilità ha generato anche una maggior attenzione alla sostenibilità, con una lenta ma crescente propensione verso la spesa consapevole e la valorizzazione di ciò che è strettamente necessario rispetto al superfluo.
L’incremento generalizzato delle spese porta molti italiani a cercare soluzioni per salvaguardare il clima di festa mantenendo sotto controllo il budget. Le strategia più adottate includono: