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Dipendenti comunali, regionali, province ed enti locali, stipendio più alto di 300 euro grazie a sblocco fondi Ragioneria di Stato

di Marianna Quatraro pubblicato il
Dipendenti pubblici stipendio piu alto

Quali sono i dipendenti pubblici che potranno avere 300 euro lordi in più al mese in busta paga grazie a nuovi fondi sbloccati

L'aumento di stipendio di 300 euro per gli statali per il salario accessorio rappresenta una delle principali novità introdotte dalla recente normativa sul pubblico impiego. La misura, promossa dalla Ragioneria Generale dello Stato e sancita dal decreto riguardante la Pubblica Amministrazione, interessa i lavoratori di Comuni, Regioni, Province e Città Metropolitane con l’obiettivo di ridurre il divario retributivo che da anni penalizza queste categorie rispetto ai dipendenti centrali. 

Cosa cambia per i dipendenti comunali, regionali, provinciali e degli enti locali

Una circolare della Ragioneria dello Stato del 27 giugno ha ufficialmente sbloccato gli aumenti degli stipendi contenuti nel decreto P.A., fornendo a Comuni, Regioni, Province e Città metropolitane le indicazioni per calcolare gli incrementi del salario accessorio da riconoscere ai funzionari degli enti locali.

Possono, in particolare, aumentare il trattamento accessorio del personale non dirigenziale gli enti locali con i conti in ordine.

Come confermato dalla stessa Ragioneria, gli aumenti avranno carattere strutturale e riguarderanno i dipendenti che non hanno una qualifica dirigenziale (esclusi quindi i segretari comunali) e il personale con incarichi di elevata qualificazione.

La misura coinvolge in particolare circa 382.000 dipendenti comunali non dirigenti, che vedranno, in caso di applicazione integrale, un aumento medio lordo di circa 300 euro mensili sulla busta paga.

Questa crescita avverrà attraverso la valorizzazione della voce stipendiale variabile, nota come salario accessorio, senza incidere sulla parte fissa tabellare. La misura si rivolge a chi presta servizio presso:

  • Comuni
  • Province
  • Regioni
  • Città metropolitane
  • Beneficiari: i Lavoratori non dirigenti di enti in equilibrio finanziario, ovvero senza situazioni di dissesto o deficit strutturali.
  • Soggetti esclusi: personale delle Camere di Commercio, Unioni di Comuni ed enti afferenti al comparto delle funzioni locali che non siano espressamente individuati fra Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni. 

Le condizioni economico-finanziarie per accedere agli aumenti

L’accesso all’incremento del salario accessorio è subordinato a requisiti stringenti:
  • Equilibrio dei bilanci (assenza di dissesto o deficit)
  • Assenza di necessità di contributi statali straordinari
  • Autonomia di copertura finanziaria rispetto ai fondi deliberati
La Ragioneria dello Stato vigila sull’applicazione delle regole, con la previsione di una penalità del 25% delle risorse incrementali per gli enti che non dovessero rispettare i vincoli imposti. Secondo le stime sindacali, circa il 38% dei Comuni rischia l’esclusione a causa di situazioni di criticità finanziaria.

Obiettivi della riforma: colmare il gap retributivo con la PA centrale 

La finalità principale del nuovo è ridurre il gap salariale ancora esistente fra comparto locale e amministrazione centrale.

I differenziali retributivi rilevati, ad esempio fra un funzionario comunale e uno in una amministrazione centrale, possono raggiungere anche i 6.000 euro annui lordi, influenzando la capacità degli enti locali di trattenere personale altamente qualificato e giovane, soprattutto nelle aree a maggiore dinamicità economica. Il rafforzamento della componente accessoria:

  • Accresce l’attrattività del lavoro negli enti territoriali
  • Favorisce il presidio delle competenze nei territori meno competitivi
  • Risponde alle richieste delle principali associazioni rappresentative della PA locale (come ANCI e UPI) che da tempo sollecitavano un intervento per la valorizzazione economica del personale locale
Nel frattempo, proseguono le trattative per il rinnovo del Ccnl 2022-2024 delle Funzioni locali, in stallo da mesi. Cgil e Uil ritengono insufficienti i 141 euro di aumento medio mensile previsti dalla bozza di contratto allo studio e chiedono maggiori risorse.
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