Le temperature elevate rappresentano un rischio crescente per la salute dei lavoratori, in particolare per coloro che operano all’esterno o in ambienti non climatizzati. Negli ultimi anni, la frequenza delle ondate di calore ha richiesto l’adozione di regole sia a livello nazionale che regionale per garantire la protezione dei lavoratori esposti.
Il calore eccessivo compromette la salute psicofisica, con effetti che vanno dal malessere temporaneo fino a situazioni gravi come il colpo di calore o lo scompenso cardiaco. Il rischio è particolarmente alto nei settori in cui si svolge attività fisica intenso all’aria aperta, come edilizia e agricoltura, perché l’esposizione diretta ai raggi solari e l’umidità relativa impediscono un’adeguata dispersione del calore corporeo.
- Crampi, disidratazione, spossatezza, confusione mentale: sono solo alcuni tra i sintomi di uno stress termico non gestito.
- In presenza di temperature superiori a 30°C e umidità superiore al 70%, le condizioni di rischio si aggravano, rendendo necessari interventi di prevenzione e gestione orari e pause lavorative.
L’attuale quadro normativo si fonda su principi generali di tutela della salute stabiliti dal Codice Civile e dal Testo Unico sulla Sicurezza. Di seguito di occupiamo nel dettaglio dei seguenti temi:
- Cosa prevedono le leggi nazionali sul lavoro in condizioni di caldo estremo
- Gli obblighi specifici dei datori di lavoro: valutazione e prevenzione del rischio termico
- Le sanzioni per chi viola le regole sul lavoro con il caldo
- Le ordinanze regionali 2025: panoramica generale e durata delle misure
- Regioni che hanno imposto il divieto di lavoro nelle ore più calde: dettagli e settori coinvolti
- Regioni con raccomandazioni o linee guida senza divieto vincolante
- I settori e le categorie di lavoratori più a rischio di stress termico
Cosa prevedono le leggi nazionali sul lavoro in condizioni di caldo estremo
La normativa italiana si basa su principi generali di tutela della salute sul lavoro, senza fissare soglie di temperatura oltre le quali sia obbligatorio
sospendere le attività.
- Il Codice Civile impone al datore di lavoro l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie a proteggere l’integrità fisica e morale, anche tramite la valutazione del microclima.
- Il D.Lgs. 81/2008 sancisce la redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), che deve includere anche il rischio termico, con indicazioni sulle misure di protezione specifiche.
- Nonostante non vi sia una soglia vincolante, la circolare INPS n.139/2016 prevede la possibilità, in caso di temperature che superano i 35°C, di ricorrere alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria.
Gli obblighi specifici dei datori di lavoro: valutazione e prevenzione del rischio termico
I datori di lavoro hanno l’obbligo di valutare, contenere e gestire il rischio da stress termico secondo il principio di massima tutela. Ciò implica una serie di azioni documentate e periodicamente aggiornate:
- Inserimento sistematico del rischio microclimatico nel DVR.
- Programmazione di turni e mansioni che riducano l’esposizione diretta al sole durante le ore più calde.
- Fornitura di acqua potabile, dispositivi di protezione individuale adeguati (abbigliamento traspirante, copricapo, occhiali con filtri UV), e predisposizione di aree ombreggiate per le pause.
- Pianificazione della sospensione o rimodulazione delle attività quando le condizioni non consentano di mantenere la sicurezza, anche utilizzando strumenti di previsione e monitoraggio ufficiali come Worklimate.
Le sanzioni per chi viola le regole sul lavoro con il caldo
I titolari d’impresa che non applicano le regole nazionali e regionali da seguire a lavoro quando fa troppo caldo rischiano conseguenze sia amministrative che penali.
- In caso di violazione delle ordinanze regionali la sanzione può arrivare fino a tre mesi di arresto o un’ammenda fino a 206 euro.
- Responsabilità civile per il risarcimento di danni a lavoratori colpiti da infortuni causati da stress termico non gestito.
- Possibili procedimenti disciplinari da parte degli organi di vigilanza, tra cui l’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
Le ordinanze regionali 2025: panoramica generale e durata delle misure
Il 2025 si distingue per la diffusione di provvedimenti regionali che regolano l’attività lavorativa durante le ondate di calore.
- Le prime ordinanze sono state adottate tra giugno e luglio e saranno in vigore fino al 31 agosto e alcune fino al 15 settembre.
- Le fasce orarie interessate vanno tipicamente dalle 12:30 alle 16:00, con attivazione del divieto solo nelle giornate classificate come ad alto rischio (secondo le mappe Worklimate o i bollettini del Ministero della Salute).
- I settori coinvolti sono principalmente edilizia, agricoltura, florovivaismo, talvolta anche logistica.
Queste ordinanze hanno natura temporanea e sono suscettibili di proroghe o modifiche in base all’evoluzione delle condizioni climatiche.
Grazie alla piattaforma Worklimate 2.0, sviluppata da INAIL e CNR, si possono individuare le giornate da bollino rosso e le fasce orarie più a rischio.
- La classificazione si basa su tre livelli: giallo, arancione e rosso, in funzione della temperatura percepita, dell’intensità dell’attività fisica e dell’esposizione solare.
- I dati raccolti sono aggiornati quotidianamente e vengono messi a disposizione di imprese, lavoratori e autorità tramite www.worklimate.it.
- Il divieto di lavoro si attiva generalmente nelle fasce 12:30-16:00, ma può variare leggermente in base alle specifiche ordinanze regionali.
Regioni che hanno imposto il divieto di lavoro nelle ore più calde: dettagli e settori coinvolti
Regione |
Periodo di applicazione |
Orari |
Settori |
Lombardia |
2 luglio – 15 settembre |
12:30 – 16:00 |
Edilizia, agricoltura, florovivaismo, cave |
Lazio |
Fino al 31 agosto |
12:30 – 16:00 |
Agricoltura, edilizia, cave |
Puglia |
Fino al 31 agosto |
12:30 – 16:00 |
Agricoltura, edilizia, florovivaismo |
Molise |
Fino al 31 agosto |
12:30 – 16:00 |
Edilizia, agricoltura, florovivaismo |
Abruzzo |
Fino al 31 agosto |
12:30 – 16:00 |
Agricoltura, edilizia, florovivaismo, cave |
Emilia-Romagna |
2 luglio – 15 settembre |
12:30 – 16:00 |
Edilizia, agricoltura, florovivaismo, logistica |
Campania, Calabria, Umbria, Sicilia, Toscana |
Fino al 31 agosto |
12:30 – 16:00 |
Vari settore outdoor |
Regioni con raccomandazioni o linee guida senza divieto vincolante
Mentre alcune regioni hanno emanato ordinanze da rispettare, altre, soprattutto del Nord, hanno previsto solo raccomandazioni.
Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Marche e Valle d’Aosta suggeriscono, infatti, la rimodulazione di orari, la fornitura di acqua potabile, la riduzione dei carichi di lavoro e la programmazione di pause nelle fasce più calde, senza però imporre lo stop obbligatorio delle attività.
- Le linee guida sono spesso contenute nei piani sanitari regionali per le ondate di calore e nelle raccomandazioni pubblicate sui portali istituzionali regionali.
- Le aziende sono invitate ad adottare buone pratiche più stringenti in autonomia nei giorni ad alto rischio, consultando regolarmente i bollettini Worklimate e del Ministero della Salute.
I settori e le categorie di lavoratori più a rischio di stress termico
- Edilizia, cantieristica, lavori stradali
- Agricoltura e florovivaismo (braccianti, addetti al raccolto, operatori di serre e vivai)
- Logistica, in particolare carico/scarico su piazzali aperti all’irraggiamento solare
- Cave e miniere a cielo aperto
Le regole nazionali e regionali da seguire a lavoro quando fa troppo caldo impongono agli operatori e ai datori di lavoro responsabilità elevate in questi settori, per la tutela della salute anche delle categorie più vulnerabili e di origine straniera, spesso impiegate in mansioni usuranti e in condizioni precarie.
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