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Quanto costa davvero fare la spesa? I prezzi medi 2025 in continuo rialzo rappresentano la vera inflazione

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Prezzi medi per fare la spesa

Nel 2025 l'inflazione continua a pesare sul carrello della spesa: aumentano i prezzi medi di alimenti, casa e servizi, con forti differenze tra città e regioni. Impatti concreti su famiglie, abitudini e potere d'acquisto.

L'inflazione in Italia ha subito profonde trasformazioni nel 2025 rispetto agli anni precedenti. Dopo i picchi osservati nel biennio 2022–2023, il tasso di variazione su base annua risulta più contenuto ma non è scomparsa la pressione sui costi dei beni essenziali.

  • L'indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC) è cresciuto dell'1,9% a marzo e dell'1,7% a maggio 2025 secondo l'Istat.
  • L'inflazione acquisita per il 2025 è dell'1,3% per l'indice generale e dell'1,6% per la componente di fondo.
  • I rincari più evidenti riguardano il comparto alimentare (+3,2% a maggio, +3,6% secondo alcune fonti associative) e i servizi ricettivi e di ristorazione (+3,4%).
Tale crescita è stata influenzata dalla decisa risalita dei prezzi di beni non regolamentati, dalla ripartenza di alcuni comparti legati al turismo e da eventi climatici sui mercati agroalimentari. Il contesto è segnato da una evidente asimmetria: il calo generalizzato dell'inflazione è offuscato dall'aumento persistente delle voci di spesa più ricorrenti per le famiglie.

Come sono cambiati i prezzi della spesa nel 2025: prodotti più colpiti e rincari principali

Il panorama della spesa 2025 mostra una crescita accentuata nei costi dei beni alimentari primari e dei prodotti di uso quotidiano. Le rilevazioni delle associazioni dei consumatori restituiscono un quadro differenziato per comparti:

  • Olio di oliva: aumento annuo fino a +81%.
  • Burro: oltre +20%, raggiungendo prezzi superiori a 8 €/kg.
  • Farina, riso e pasta: rincari tra il 18% e il 38% rispetto agli anni pre-pandemici.
  • Frutta e verdura: impennate sui singoli prodotti (es. le banane mignon a +154% rispetto al 2020).
  • Caffè: aumento superiore al 24% su base annua.
  • Prodotti lattiero-caseari: crescita media di circa il 4,8%.
  • Prodotti lavorati e confezionati: incremento annuo tra +3,2% e +3,6%.
Il rincaro dei beni di uso quotidiano è attribuibile sia alla maggiore richiesta stagionale (come accade per Pasqua ed estate) sia all'influenza dei costi energetici e alle tensioni sulle materie prime. Fenomeni speculativi, problematiche climatiche e crisi delle filiere agricolo-industriali aggravano il quadro.

Prodotto

Variazione % 2025/2024

Burro

+20

Olio di oliva

+81

Caffè

+24

Frutta fresca

+4,4

Bevande analcoliche

+10,3

Le differenze territoriali: città e regioni dove la spesa pesa di più

Nei principali centri urbani, la presenza di servizi avanzati e una maggiore offerta lavorativa sono controbilanciate da prezzi più elevati per beni e servizi di base. Le disparità regionali delineano un quadro di difficoltà accentuate nelle aree più dinamiche economicamente, mentre le città meno care offrono una minore incidenza dei rincari ma anche minori opportunità di reddito.

  • L'analisi territoriale mostra che il Nord e le principali città italiane registrano un costo della vita più elevato rispetto al Sud.
  • Milano risulta tra le città più costose, con spese individuali mensili oltre 1.980 €. Al contrario, Campobasso si attesta sui 1.210 € (+0,8% di inflazione su base annua).
  • A Bolzano e Venezia l'inflazione raggiunge rispettivamente +2,3%, con una spesa supplementare annua di 763 e 645 € per famiglia media. Siracusa registra la crescita più marcata con +3%.

Effetti del caro spesa sui bilanci familiari: impatti sulle abitudini e sul potere d'acquisto

L'aumento dei prezzi ha comportato una riduzione della capacità di spesa reale. Secondo le statistiche più aggiornate, una tipica famiglia di quattro persone destina tra 550 e 650 € mensili alla spesa alimentare, mentre i single pagano in media tra 220 e 260 €.
  • I nuclei familiari devono affrontare un aumento annuo di spesa fra 310 e 347 € solo per alimenti e beni essenziali.
  • L'incidenza cumulativa dei rincari è del 31% sul solo carrello della spesa rispetto a dieci anni fa.
Per contrastare l'erosione del potere d'acquisto, molte famiglie stanno modificando le proprie abitudini, preferendo discount, offerte e prodotti a marchio del distributore. Si segnala la tendenza a ridurre la frequenza con cui vengono acquistati carne, pesce e prodotti «premium» a favore di alimenti più semplici e di stagione. L'impatto inflazionistico è aggravato dal fatto che l'adeguamento salariale medio degli ultimi dieci anni è stato inferiore all'incremento dell'indice dei prezzi, determinando una perdita stimata del 7% nel potere d'acquisto dei salari.

L'inflazione non riguarda unicamente i prodotti alimentari, ma incide su più ampia scala:

  • Abitazione, acqua ed energia: +3,9% rispetto all'anno precedente. Il costo medio del gas domestico è cresciuto del 47% rispetto al 2021. L'elettricità registra +38% in dieci anni.
  • Servizi turistici: voli nazionali rincarati di oltre il 30% su base annua, alberghi e case vacanza tra +3,2% e +5,8%.
  • Tasse e servizi comunali: previsto l'aumento della Tari su base locale (secondo delibera Arera 389/2023 sul servizio rifiuti).
  • Sanità privata: spese «out-of-pocket» aumentate del 28% nell'ultimo decennio, con sempre più famiglie costrette a rimandare le cure.
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