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Draghi, l'Ue deve puntare su forza sulla IA in 8 modi ed eliminare vincoli legislativi, fiscali e commerciali

di Marcello Tansini pubblicato il
Draghi, rilancio Ue, IA

L'Europa, nel contesto globale della sfida tecnologica, deve puntare sull'Intelligenza Artificiale come leva di crescita. Ostacoli normativi e fiscali rallentano innovazione e competitività: serve un cambio di rotta deciso.

Il panorama europeo si trova oggi davanti a una svolta che coinvolge la trasformazione digitale e lo sviluppo della società tramite sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale. Secondo autorevoli economisti, fra cui l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi, la capacità di adottare e guidare l’innovazione tecnologica inciderà fortemente sulla capacità di sostenere la crescita economica. Le tecnologie digitali rappresentano un acceleratore che modella la produttività, la competitività e la prosperità collettiva

I dati più recenti evidenziano un crescente divario tra il Vecchio Continente e altre economie di rifermento come Stati Uniti e Cina, sia in termini di sviluppo di modelli di Intelligenza Artificiale di ultima generazione, sia nella capacità di valorizzare i talenti e attrarre investimenti. Le innovazioni digitali stanno ridefinendo settori chiave come sanità, industria, amministrazione pubblica e sicurezza, creando nuove opportunità ma anche rischi e incertezze. Per rispondere a queste sfide, diventa centrale ripensare le strategie di crescita, rivedendo la centralità della tecnologia come motore dello sviluppo sociale ed economico. Le scelte politiche e la capacità di formare giovani preparati saranno decisive nell'orientare l’Europa verso un modello di progresso fondato sulla conoscenza, la ricerca e la creatività.

Le barriere normative e la necessità di un nuovo quadro legislativo e fiscale

Il tema dei vincoli regolamentari, fiscali e commerciali si è trasformato in uno dei principali ostacoli all’affermazione dell’Europa come leader nell’Intelligenza Artificiale e nell’innovazione tecnologica. Il Vecchio Continente, negli ultimi vent’anni, ha attraversato un passaggio da "continente che accoglieva le nuove tecnologie" a scenario caratterizzato da una proliferazione di norme e regole, spesso poco flessibili e frammentate, che hanno limitato la rapida adozione e diffusione di innovazioni.

Secondo le opinioni di molti imprenditori e analisi di mercato, il quadro normativo europeo viene giudicato troppo restrittivo rispetto a paesi concorrenti. Molti operatori sottolineano che la frammentazione legislativa tra gli Stati membri crea un contesto di incertezza e sospensione degli investimenti. Dati recenti (State of European Tech di Atomico) rivelano che quasi il 70% dei leader tecnologici ritiene il sistema regolatorio non adatto allo sviluppo di imprese digitali, e solo il 18% ne apprezza l’impianto attuale.

Risulta quindi evidente come l’assenza di un impianto normativo unico e armonizzato ostacoli l’effettiva crescita dell’ecosistema digitale. Attualmente, il processo di raccolta di capitali, l’accesso ai mercati transfrontalieri e l’implementazione di servizi innovativi risultano rallentati da procedure e standard diversi, spesso non aggiornati rispetto all’evoluzione della tecnologia stessa.

Di seguito una sintesi dei principali ostacoli emersi in ambito legislativo e fiscale:

  • Procedure autorizzative complesse per l’introduzione di nuovi servizi digitali;
  • differenza di requisiti di conformità tra gli Stati membri che limita le economie di scala;
  • scarso coordinamento nelle politiche fiscali digitali e nella tassazione dei servizi innovativi;
  • bassa flessibilità nella modifica delle regole al cambiare del contesto tecnologico;
  • mancanza di incentivi strutturali per startup e aziende tech ad alto potenziale.
L’analisi normativa evidenzia anche la difficoltà di intervenire su leggi già esistenti: si osserva spesso la tendenza ad assimilare valutazioni iniziali a dottrina consolidata, inserendole in testi di legge che diventano poi estremamente difficili da revisionare. Questo aspetto è particolarmente critico nel caso dell’Intelligenza Artificiale, dove la rapida evoluzione delle tecnologie richiede soluzioni adattabili, basate su principi di flessibilità e apertura a nuove evidenze scientifiche ed etiche (si vedano le recenti discussioni sulle regolamentazioni europee AI Act e il GDPR).

Per superare tali limiti strutturali si fa strada la necessità di istituire un sistema normativo sinergico tra istituzioni politiche, organismi regolatori ed ecosistemi imprenditoriali, che favorisca la crescita anziché arginarla. L’obiettivo dichiarato da molte voci autorevoli è arrivare a un quadro che permetta alle aziende di operare fluidamente nel mercato unico europeo e di attrarre risorse finanziarie e talenti, con tempistiche certe e regole uniformi. Una trasformazione che richiede coraggio legislativo, visione strategica e grande capacità di mediazione nei tavoli decisionali.

Strategie per rafforzare competitività, innovazione e talento in Europa

L’affermazione dell’Europa come riferimento globale nelle tecnologie emergenti passa da un piano articolato e condiviso di rilancio della competitività. Le proposte avanzate dagli economisti più autorevoli, insieme alle analisi di settore e agli studi recenti, convergono sulla necessità di implementare strategie che puntino su formazione, investimenti e collaborazione pubblico-privato.

Ecco alcune leve decisive per accelerare lo sviluppo europeo nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale e delle discipline correlate:

  • Potenziare la formazione avanzata in materie STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e la specializzazione nella ricerca applicata;
  • intensificare l’attrazione e la valorizzazione del talento europeo ed extraeuropeo, offrendo opportunità di carriera e condizioni concorrenziali rispetto ai poli americani e asiatici;
  • favorire la circolazione delle idee e sostenere le startup innovative, tramite incentivi e bandi per il trasferimento tecnologico;
  • rafforzare la collaborazione tra università, centri di ricerca e imprese per la creazione di poli di eccellenza europei;
  • adeguare le infrastrutture digitali alle esigenze delle nuove tecnologie, investendo su cloud, data center ed ecosistemi di cybersecurity;
  • aumentare la percentuale di appalti pubblici dedicati all’innovazione e facilitare l’accesso a capitali venture e private equity;
  • promuovere progetti pilota e sperimentazioni in settori ad alto valore aggiunto (biotecnologie, energia, sanità digitale, manifattura avanzata).
Un elemento chiave nella visione dei policy maker riguarda la necessità di abbattere le distanze tra il mondo della ricerca accademica e la realtà industriale. Il rilancio della collaborazione pubblico-privato permette di massimizzare l’impatto delle scoperte e accelerare la diffusione di innovazioni. È inoltre indispensabile migliorare la capacità di trattenere e attirare ricercatori, imprenditori e investitori, offrendo regole stabili e benefici concreti in termini fiscali e occupazionali.

Sotto il profilo operativo, si segnala l’importanza di incentivare la mobilità del capitale umano all’interno dell’Europa, promuovendo programmi di scambio e progetti interdisciplinari. In parallelo, diventa opportuno semplificare le procedure per la creazione di nuove imprese, garantendo protezione delle idee e accesso agevolato a risorse finanziarie.

Determinante sarà anche ridurre la distanza tra i piccoli operatori e le grandi multinazionali, sostenendo ecosistemi inclusivi che favoriscano la crescita delle PMI digitali. L’adozione rapida delle tecnologie di frontiera potrà garantire un vantaggio competitivo sostenibile, migliorando la qualità della vita, l’efficienza amministrativa e la sicurezza economica e sociale.

La realizzazione di una sovranità digitale europea e la riconversione delle politiche industriali rappresentano il terreno su cui si costruirà il futuro delle prossime generazioni di europei. Solo in questo modo sarà possibile intercettare nuove opportunità, garantire posti di lavoro di qualità e generare crescita reale, rispettando le sfide ambientali e sociali connesse alla trasformazione tecnologica.