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Tutti riassunti i dipendenti de La Perla dalla nuova azienda: fine della crisi e stretegie e previsioni future

di Marcello Tansini pubblicato il
La Perla fine della crisi e strategie fu

La chiusura della vertenza La Perla apre un nuovo capitolo per i suoi dipendenti, riassunti dalla nuova azienda. Dalla lunga battaglia sindacale al rilancio del marchio, centrale il valore delle competenze artigiane.

Un capitolo significativo per la manifattura bolognese si è chiuso con la rinnovata occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori di uno storico marchio della lingerie di lusso. Dopo anni di incertezza e tavoli di crisi, l’accordo raggiunto ha consentito la riassunzione dell’intero organico nello stabilimento, con l’inserimento nella nuova realtà produttiva di La Perla Atelier. In questo modo, si sancisce la fine di un periodo segnato da tensioni, sacrifici e mobilitazioni collettive, riportando la manifattura ad essere protagonista nel distretto bolognese.

La chiusura della vertenza rappresenta un modello positivo per la tutela dell’occupazione qualificata nel settore moda, poiché ha permesso di preservare un patrimonio di competenze uniche. Il passaggio a La Perla Atelier, sotto la guida di Luxury Holding, non è solo il risultato di un cambio di proprietà, ma l’avvio di una nuova fase produttiva fondata su capitale umano e tradizione artigianale, valorizzando così la reputazione internazionale del marchio. 
 

La lunga lotta sindacale e il ruolo delle istituzioni nella tutela del lavoro e della manifattura italiana

La vertenza bolognese ha assunto un peso rilevante nel panorama nazionale per la sua durata e complessità, coinvolgendo numerosi attori e istituzioni a più livelli. Per circa due anni, lavoratrici note come “le perline” hanno lottato con determinazione contro il rischio di perdita di occupazione e di dissolvimento di un presidio occupazionale legato al vero Made in Italy.
Le origini della crisi affondano nel mancato supporto finanziario da parte della precedente proprietà, lasciando la società senza la liquidità necessaria ad affrontare un contesto industriale già fragile. Come ricordano le sigle sindacali Filctem-Cgil e Uiltec-Uil, il coinvolgimento simultaneo di enti locali, Regione Emilia-Romagna, Ministero delle Imprese e del Made in Italy e Parlamento Europeo ha trasformato questa esperienza in un caso esemplare di difesa della manifattura e del lavoro qualificato italiano. Nello scenario successivo alla Brexit e davanti agli effetti della liquidazione di holding estere, la mobilitazione sindacale ha abbracciato anche questioni complesse di diritto internazionale. 
Di seguito alcuni aspetti strutturali che hanno contraddistinto questa lunga battaglia sindacale:

  • La difesa del tessuto produttivo nazionale, vista la reputazione iconica dello stabilimento a livello globale nel settore moda
  • L’azione coordinata tra sindacati, lavoratrici, istituzioni politiche e società civile
  • La contestualizzazione a livello europeo delle criticità del settore, puntando a tutelare non solo la dimensione locale ma anche la filiera specializzata
  • L’inserimento in tutti i tavoli istituzionali disponibili, dal Comune fino a Bruxelles, favorita da un forte sostegno bipartisan
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha avuto un ruolo chiave nel riattivare il tavolo di crisi e nel mantenere gli impegni presi davanti alle parti sociali. Come dichiarato dal ministro Adolfo Urso, «la firma dei contratti e il rientro in azienda di tutte le lavoratrici e lavoratori chiudono una vertenza lunga e complessa». Questo percorso ha permesso il rientro e la firma dei nuovi contratti per circa 220 addetti, restituendo fiducia e prospettive future a lavoratrici spesso rimaste in cassa integrazione per lunghi mesi. 
Non meno significativo è stato l’appoggio manifestato dai rappresentanti del mondo politico e associativo. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha sottolineato il valore della tenacia femminile e della tutela dell’economia reale di fronte alla finanza speculativa. Il risultato, come espresso anche da rappresentanti sindacali e istituzionali locali, dimostra che il lavoro di qualità e la difesa dei diritti possono ancora rappresentare punti saldi del modello industriale italiano.

Rilancio, strategie future e il valore delle competenze artigiane per La Perla Atelier

Il rilancio del marchio passa attraverso la valorizzazione delle competenze di ogni singolo dipendente, una scelta strategica che si pone in netta antitesi rispetto ad approcci di delocalizzazione o standardizzazione. Il nuovo assetto societario, guidato dall’imprenditore statunitense Peter Kern tramite Luxury Holding, intende investire nell’unicità del capitale umano presente nello stabilimento bolognese, riconoscendo in queste professionalità il vero motore della competitività internazionale. 
Sviluppo, innovazione e coerenza con la tradizione artigiana sono i pilastri alla base delle strategie future di La Perla Atelier. Ecco alcuni punti su cui si concentrerà la nuova stagione produttiva:

  • Investimento continuo sul know-how: la trasmissione e valorizzazione delle conoscenze artigiane che hanno reso il nome dello stabilimento un’eccellenza mondiale
  • Qualità dei materiali e processi produttivi certificati tipici della filiera del lusso e del Made in Italy
  • Puntare su design esclusivo e personalizzazione del prodotto per rafforzare la posizione sui mercati esteri
  • Valorizzazione del cluster produttivo bolognese, favorendo l’indotto e la continuità della filiera locale
  • Attenzione ai temi della sostenibilità, sia ambientale che sociale, con l’adozione di standard di lavoro etici e trasparenti
La portata del nuovo piano industriale va oltre la semplice salvaguardia dei posti di lavoro. Si intende elevare la fabbrica a modello virtuoso per altri comparti, dimostrando che è possibile creare valore e sviluppo anche nei settori tradizionali quando vengono tutelati i diritti e le competenze. I sindacati stessi parlano di un nuovo inizio, sottolineando che la firma dei nuovi contratti si traduce nella vera ripartenza di una realtà che resta ambasciatrice dello stile, della qualità e della manifattura italiana. 


La nuova stagione di La Perla Atelier, avviata dopo mesi di amministrazione straordinaria e grazie al supporto di soggetti internazionali solidi, si lega così al rilancio del brand sul mercato globale, senza sacrificare l’impronta territoriale e il valore delle maestranze locali. L’esperienza di queste lavoratrici – pluriennale e maturata sul campo – rappresenta quel benchmark che, secondo la dottrina giuslavoristica e recente normativa europea, va preservato e valorizzato. 
Il racconto della riassunzione collettiva e del rilancio produttivo ha valore anche sul fronte della reputazione internazionale del Made in Italy, contribuendo a riportare al centro del dibattito la necessità di strategie industriali innovative, sostenibili e inclusive. In questo senso, l’impegno condiviso tra pubblico e privato nel salvataggio di queste competenze può essere letto come segnale incoraggiante per il futuro dell’intero comparto moda.



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