L'attenzione verso il miglioramento dei percorsi di tirocinio ha assunto una nuova centralità nel contesto europeo, richiedendo interventi normativi in risposta a criticità emerse negli ultimi anni. La diffusione di stage nelle fasi di transizione scuola-lavoro ha generato preoccupazioni sulle condizioni occupazionali offerte ai giovani.
Un altro numero di esperienze ha mostrato mancanza di tutele adeguate, retribuzioni insufficienti o l'assenza di un reale contenuto formativo, con il rischio di sfruttamento e abuso da parte di alcune aziende. L'Unione Europea ha avviato pertanto un'azione di sistematizzazione del quadro, mirata a proteggere i tirocinanti e ad armonizzare i parametri normativi.
La Commissione Europea ha individuato nella revisione legislativa e nella promozione di tirocini di qualità un segmento strategico per una crescita sostenibile del capitale umano, rafforzando gli obiettivi di parità di trattamento, protezione dai rischi lavorativi e riconoscimento dell'esperienza acquisita come parte integrante della carriera professionale.
La nuova direttiva UE sui tirocini: obiettivi, principi e iter legislativo
L'iter che ha portato all'elaborazione della nuova disciplina sui tirocini si fonda sulle istanze raccolte durante le consultazioni tra Commissione Europea, Parlamento e Consiglio. Il testo mira a fissare diritti minimi validi in tutti gli Stati membri, riducendo le disomogeneità attualmente esistenti tra i diversi ordinamenti nazionali:
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Obiettivi principali: assicurare condizioni di lavoro dignitose e tutelate per i tirocinanti; colpire il fenomeno dei falsi stage, da anni denunciato come elemento di distorsione del mercato del lavoro; stabilire parametri comuni in termini di durata, contenuto formativo e livello di remunerazione.
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Principi cardine: la reciprocità tra formazione ricevuta e attività svolte, la chiarezza contrattuale nonché la trasparenza nelle procedure di avvio e conclusione dei tirocini. Particolare rilievo viene dato al riconoscimento della funzione formativa, in modo da evitare che il percorso si trasformi in una mera esperienza di lavoro sottopagato.
Il percorso legislativo ha visto una prima approvazione, con ampia maggioranza, presso la Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento Europeo. Successivamente, sono state avviate le trattative con il Consiglio Europeo, caratterizzate da una dialettica intensa tra le istituzioni comunitarie e tra gli Stati membri sulle modalità di recepimento e applicazione della disciplina.
Particolare attenzione è stata posta sull'esigenza di includere la maggior parte dei tirocini, fatta salva la peculiarità di quelli curriculari obbligatori collegati ai percorsi di studio o apprendistato, e di assicurare modalità efficaci di tutela e verifica. L'approvazione definitiva del testo legislativo attende ora la fase plenaria e il successivo recepimento nei singoli ordinamenti nazionali.
Elementi chiave dei tirocini di qualità: contratto scritto, retribuzione e tutele sociali
I requisiti individuati per definire uno stage di qualità si articolano su tre pilastri: formalizzazione, equità economica e salvaguardia sociale. Ciascun percorso formativo dovrà essere disciplinato da un contratto scritto, smentendo così la prassi di mandati informali che hanno caratterizzato molti tirocini in Europa:
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Contratto scritto: chiamato ad esplicitare obiettivi formativi, mansioni, durata, compenso, diritti e doveri, rappresenta la garanzia di trasparenza e tutela sia per il tirocinante che per l'ente ospitante.
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Retribuzione: la direttiva stabilisce che il compenso sia obbligato ove previsto dalle normative nazionali, avvicinando lo standard europeo all'applicazione della direttiva sul salario minimo nei vari Stati. Questo principio è volto a ridurre la diffusione dei tirocini gratuiti, che penalizzano maggiormente i giovani provenienti da famiglie a basso reddito.
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Tutele sociali: ogni persona coinvolta in uno stage dovrà poter contare su coperture come assicurazione sanitaria, indennità di disoccupazione e contributi pensionistici, ponendo l'accento sull'inclusione e sulla lotta a forme di ingiustizia sociale.
Il rispetto di questi parametri mira a sostenere la funzione educativa dei tirocini e a rafforzarne la valenza quale strumento di transizione dallo studio al lavoro, evitando che diventino veicoli di precarietà.
Prevenire abusi e sfruttamento: strumenti di controllo e misure contro i finti stage
L'adozione dei nuovi standard prevede anche l'implementazione di meccanismi di controllo, necessari per contrastare il fenomeno dei cosiddetti “falsi tirocini”, ovvero quelle esperienze che mascherano forme di lavoro ordinario con la denominazione di stage, privando i giovani di diritti riconosciuti. Le normative in discussione introducono strumenti innovativi per favorire trasparenza e legalità:
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Monitoraggio e raccolta dati: le aziende saranno obbligate a condividere con le autorità nazionali, su richiesta, informazioni sulla durata, sulle condizioni lavorative e sul numero di tirocini attivati, favorendo una supervisione più rigorosa.
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Canali sicuri di segnalazione: la possibilità di denunciare, in forma anonima, pratiche scorrette o abusi permetterà di dare voce ai tirocinanti, aumentando la capacità di risposta delle istituzioni.
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Tutoraggio effettivo e valutazione: il tirocinio privo di un reale contenuto formativo, di tutor o di strumenti di giudizio sull'apprendimento sarà classificato come abuso, consentendo la configurazione di un rapporto di lavoro subordinato in caso di mancanza di tali requisiti.
Particolare attenzione viene riservata anche ai casi di molteplice ripetizione degli stage presso lo stesso datore o di descrizioni poco trasparenti nelle offerte, considerati indicatori tipici di abusi. Le misure previste includono:
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Designazione obbligatoria di un referente aziendale per consulenza e supporto ai tirocinanti.
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Accesso facilitato alla protezione sociale anche in assenza di un classico rapporto lavorativo.
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Obbligo per gli enti promotori di valorizzare e rendere portabili le competenze acquisite, ad esempio mediante attestati e certificazioni.
Questi strumenti, insieme, mirano a rafforzare il carattere formativo degli stage, eliminando le situazioni di sfruttamento e rafforzando il sistema di tutele in tutti i Paesi dell'Unione.
Il dibattito politico: criticità, posizioni delle istituzioni UE e reazioni delle parti sociali
Il percorso legislativo della direttiva in materia di tirocini ha assunto rilevanza anche per le tensioni tra i diversi attori istituzionali e sociali. Le consultazioni tra Parlamento e Consiglio hanno evidenziato approcci divergenti:
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Il Parlamento Europeo ha sostenuto normative più incisive: la richiesta, avanzata in particolare dai gruppi progressisti come i Socialisti e Democratici, era di estendere i diritti minimi a quasi tutti i tirocini, con l'obbligo di retribuzione e strumenti di controllo più severi.
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Il Consiglio UE, su pressione di molti Stati membri, ha invece sottolineato la necessità di flessibilità e gradualità, limitando la copertura della direttiva ai percorsi inseriti nel mercato del lavoro, con esclusione di quelli curriculari o legati a politiche attive. Numerosi governi hanno evidenziato l'impatto sui sistemi nazionali e la pluralità dei modelli in vigore nei vari Paesi.
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Le reazioni delle parti sociali sono state polarizzate. Mentre le rappresentanze sindacali e le associazioni dei giovani hanno accolto favorevolmente l'introduzione di standard più stringenti, l'associazione delle PMI (SMEunited) ha lamentato un possibile aggravio burocratico e costi superiori per le imprese di piccola e media dimensione.
Le controversie si sono concentrate sul perimetro dei tirocini coinvolti dalle nuove regole e sull'
equilibrio tra tutela dei giovani e sostenibilità amministrativa per le aziende. Gli emendamenti approvati in Commissione Cultura hanno sottolineato la necessità di garantire pari opportunità e di evitare forme di abuso attraverso un controllo uniforme e maggiore trasparenza. Parte del dibattito resta aperta sulla concreta portata applicativa e sulla capacità della direttiva di diventare realmente uno strumento di uniformità nei sistemi di formazione-lavoro europei.
Applicazione in Italia: situazione attuale, sfide e prospettive per i tirocini extracurriculari
L'attivazione in Italia è prevista solo tra la fine del 2025 e l'inizio del 2026 ma è subordinata al recepimento in Italia della direttiva europea. In questo contesto, la regolamentazione dei tirocini è caratterizzata dalla frammentazione. I percorsi extracurriculari, in particolare, sono disciplinati a livello regionale, senza una legge quadro nazionale, creando disomogeneità tra territori e tipologia di offerta. Le Università, pur avendo un ruolo centrale nell'attivazione dei tirocini curriculari, risultano marginali nell'ambito degli extracurriculari (3% delle attivazioni tra il 2020 e il 2022, secondo l'IV Rapporto nazionale ANPAL).
Dai dati emerge che:
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Il 77% dei tirocini attivati in Italia è rivolto a giovani under 30, con una forte incidenza sulle prime esperienze lavorative.
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Soltanto il 30,5% dei tirocini viene considerato “di qualità”, dotato di reali contenuti formativi.
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La probabilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato post-tirocinio cresce laddove i percorsi sono ben strutturati, come confermato dai rapporti INAPP.
Le criticità maggiori evidenziate riguardano:
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Uso improprio dei tirocini come forme di lavoro a basso costo e la mancanza di una componente formativa significativa.
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Scarsa presenza di sistemi di monitoraggio e validazione delle competenze acquisite.
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Limitata integrazione dei servizi di placement, anche universitari, nella progettazione e nella valutazione dei percorsi extraccurricolari.
L'impatto della direttiva europea si prospetta rilevante proprio su questi nodi, aprendo a un rafforzamento della funzione formativa e a una maggiore armonizzazione tra percorsi obbligatori e facoltativi. Le sfide principali restano nella definizione di risorse adeguate, nella formazione delle figure di tutor e nella costruzione di modelli regionali integrati a standard nazionali.