Quali sono le regole da seguire quando si usufruisce dei permessi della Legge 104 sulla presenza fisica di chi assiste con il parente disabile: i chiarimenti in una recente sentenza della Cassazione
Durante i permessi della legge 104 bisogna stare tutto il tempo con chi si assiste? Chi ha la Legge 104 può usufruire di permessi retribuiti per assistere familiari disabili. Se si verifica un loro abuso, però, per esempio se il dipendente li utilizza per finalità personali estranee all’assistenza, tale condotta costituisce una violazione dei principi di correttezza e buona fede.
Quando effettivamente si configura un abuso, che è un inadempimento grave, si rischia il licenziamento per giusta causa. A fare chiarezza sull’uso dei permessi della Legge 104 è stata recentemente la Cassazione.
A chiarirlo è stata la recente sentenza del 7 ottobre 2024 n. 26417 della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro.
Secondo i giudici, l’assistenza al parente disabile prevista dalla Legge 104 può, infatti, comprendere attività non strettamente legate alla presenza fisica del lavoratore accanto al familiare, ma che sono necessarie per soddisfare le esigenze quotidiane del disabile, per esempio fare commissioni di carattere medico e logistico per il familiare.
Per la Cassazione, i lavoratori possono chiedere i permessi della Legge 104 per le reali necessità del familiare disabile, anche quando queste si svolgono fuori dalla sua abitazione.
Secondo quanto previsto dalla normativa vigente, possono richiedere i permessi della Legge 104 innanzitutto il coniuge, ma anche il partner dell'unione civile, il convivente, oppure un parente o affine entro il secondo grado.
Ci sono alcuni casi in cui i permessi possono essere estesi anche a parenti e affini fino al terzo grado. Precisiamo che i permessi sono di un massimo di 3 giorni al mese, frazionabili anche in ore.