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Estinzione anticipata prestito o finanziamento, tutti i costi devono essere rimborsati al cliente per sentenza Ue

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Prestito o finanziamento

La Corte di Giustizia dell'Unione europea ha pronunciato la sentenza Lexitor, una decisione di portata storica in materia di trasparenza e tutela del credito al consumo.

Quando un consumatore decide di rimborsare anticipatamente un prestito, sta esercitando un diritto previsto dalle normative europee e recepito dal legislatore. Questa facoltà consente di restituire, prima della scadenza contrattuale, l'intero capitale residuo o una parte di esso. La finalità? Risparmiare sugli interessi futuri e liberarsi prima dell'impegno finanziario. Ma nasce anche un'altra pretesa legittima: quella della riduzione proporzionale dei costi del credito.

Il tema ha generato un dibattito, incentrato su quali costi fossero rimborsabili. Alcuni istituti finanziari hanno tentato di escludere dalla restituzione le spese iniziali o cosiddette up front, sostenendo che non fossero legate alla durata del contratto. Questa interpretazione restrittiva ha finito per danneggiare il consumatore, che si è ritrovato spesso con somme rimborsate inferiori alle aspettative, pur avendo rinunciato in anticipo al finanziamento. La svolta è arrivata grazie a un intervento della Corte di Giustizia dell'Unione europea:

  • La sentenza Lexitor e l'intervento della Corte Costituzionale
  • Come far valere i propri diritti e recuperare i costi

La sentenza Lexitor e l'intervento della Corte Costituzionale

La Corte di Giustizia dell'Unione europea ha pronunciato la sentenza Lexitor, una decisione di portata storica in materia di trasparenza e tutela del credito al consumo. Con quella pronuncia, i giudici europei hanno stabilito che, in caso di rimborso anticipato, devono essere restituiti tutti i costi sostenuti dal cliente, tra cui gli interessi, le commissioni, le spese accessorie e i premi assicurativi obbligatori. La Corte ha sottolineato come la riduzione del costo totale del credito debba avvenire in misura proporzionale alla durata residua del contratto, senza distinzione tra le varie tipologie di oneri.

L'Italia ha accolto questo orientamento attraverso il Decreto Sostegni bis del 2021, che ha modificato l'articolo 125-sexies del Testo Unico Bancario. Una norma transitoria ha limitato l'applicazione delle nuove regole ai contratti stipulati dopo il 25 luglio 2021, escludendo di fatto migliaia di consumatori che avevano sottoscritto prestiti prima di tale data. Di fronte a questa evidente disparità di trattamento è intervenuta la Corte Costituzionale, che con la sentenza 263 del 2022 ha dichiarato illegittima la disposizione e ripristinat il diritto al rimborso per tutti, senza alcuna retroattività limitata. La Consulta ha affermato che la distinzione tra costi ammessi e non ammessi al rimborso crea uno squilibrio tra le parti contrattuali, in contrasto con i principi di equità e tutela del consumatore.

Con questa decisione, anche le norme secondarie della Banca d'Italia che autorizzavano esclusioni parziali sono state private di efficacia. Ne consegue che, oggi, qualunque contratto di credito al consumo, a prescindere dalla data di stipula, deve prevedere la riduzione proporzionale dell'intero costo del credito in caso di estinzione anticipata.

Come far valere i propri diritti e recuperare i costi

In base all'attuale quadro normativo, ogni cliente che sceglie di chiudere in anticipo un prestito ha diritto al rimborso parziale di tutte le spese sostenute, escluse unicamente le imposte e le spese notarili (se a scelta del cliente). L'importo spettante viene calcolato secondo il principio del pro rata temporis o del costo ammortizzato, a seconda di quanto previsto dal contratto. Se il criterio non è specificato, prevale la formula più favorevole per il debitore.

Nel caso in cui l'istituto erogante si rifiuti di corrispondere quanto dovuto, il consumatore può rivolgersi all'Arbitro Bancario Finanziario, presentando un ricorso gratuito. In alternativa è possibile richiedere assistenza a una associazione dei consumatori o promuovere un'azione legale presso il tribunale civile. Le probabilità di successo sono alte, anche perché numerose sentenze dei giudici italiani si sono già uniformate ai principi stabiliti dalla CGUE e dalla Corte Costituzionale.

Un altro aspetto riguarda le eventuali penali per estinzione anticipata. Se il prestito ha un tasso fisso, la banca può applicare un indennizzo, ma solo entro limiti molto precisi: non oltre l'1% del capitale rimborsato se la durata residua supera l'anno, e al massimo lo 0,5% se inferiore. Ma anche questa clausola deve essere indicata chiaramente nel contratto. In caso contrario, è nulla.

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