Electronic Arts è stata comprata da alcuni gruppi finanziari e investimenti arabi per una cifra tra i 50 e i 55 miliardi di dollari. Cosa succederà ora ai videogiochi più famosi realizzati dalla società, come Fifa 26 e non solo?
L'ingresso dei fondi sovrani mediorientali nel capitale di uno dei principali attori dell'industria videoludica rappresenta un passaggio che in molti hanno definito storico.
L'operazione che vede Electronic Arts avviarsi verso il delisting grazie a una acquisizione qualificata dagli analisti come la più rilevante nel comparto gaming, pone seri interrogativi sulle prospettive dei principali franchise, tra cui EA Sports FC 26.
Il coinvolgimento di capitali sauditi e di prestigiosi fondi internazionali conferma le crescenti ambizioni del mondo arabo nel settore dell’intrattenimento digitale, già evidenti nella recente espansione verso squadre di calcio e sport tradizionali.
La notizia, accolta con attenzione dai mercati finanziari globali, ha acceso l'interesse sia degli addetti ai lavori sia dei gamer più appassionati, per via dell'entità dell'investimento e dei relativi scenari di sviluppo che potrebbero interessare le storiche serie di EA.
L'accordo per l'acquisizione prevede un esborso valutato tra i 50 e i 55 miliardi di dollari, collocando la transazione tra le più significative nella storia delle operazioni private nel settore tecnologico e ludico. Il consorzio acquirente vede la partnership tra il Public Investment Fund (PIF) dell'Arabia Saudita, la società di private equity americana Silver Lake e Affinity Partners, fondo diretto da Jared Kushner. Quest’ultimo, sostenuto direttamente da capitali provenienti dal Medio Oriente, ha giocato un ruolo rilevante sia nel reperimento delle risorse sia nella definizione della strategia di investimento.
Nel dettaglio, il finanziamento dell’operazione sarà così strutturato:
L'annuncio ufficiale ha generato forti oscillazioni in borsa, con i titoli saliti rapidamente del 15%. Una crescita che riflette la fiducia degli investitori nella solidità dei nuovi assetti proprietari e nelle prospettive di crescita derivanti dall'iniezione di nuovi capitali e competenze manageriali distribuite su scala globale.
Il Public Investment Fund saudita è tra i pilastri dell’operazione. Con un patrimonio superiore a 925 miliardi di dollari, il fondo è guidato dal principe Mohammed bin Salman e si posiziona come uno dei massimi investitori mondiali. Nel solo ambito gaming, PIF ha già acquisito partecipazioni in Take-Two Interactive, Nintendo, Embracer e ora Electronic Arts, perseguendo una strategia di diversificazione della propria economia storicamente fondata sull’energia.
Sull’altro versante, Silver Lake si conferma attore di primo piano nella finanza ad alta tecnologia, mentre Affinity Partners ha sviluppato forti rapporti con capitali arabi mediante la leadership di Jared Kushner. Questi investitori sono noti per una visione a lungo termine, attratti sia dalla stabilità nei ricavi garantita dai franchise sportivi sia dalle opportunità di innovazione derivanti dal gaming online, dagli e-sport e dai sistemi di abbonamento digitale.
La partecipazione combinata di operatori USA e mediorientali segnala l’intenzione di coniugare innovazione occidentale e nuove strategie di posizionamento globale: l’obiettivo è rafforzare Electronic Arts come polo di sviluppo e narrazione anche per l’area MENA, promuovendo investimenti in talenti, tecnologie e partnership trasversali tra culture digitali.
L’operazione cambia drasticamente la mappa del potere videoludico su scala internazionale. L’ingresso strutturale di capitali provenienti dal Golfo nel controllo di EA ha potenziali ricadute su più livelli:
L’ecosistema EA Sports si trova all’incrocio tra rischi e potenzialità. Da un lato, l’ingresso di investitori non tradizionali e le relative implicazioni politiche generano alcuni timori tra la fanbase:
L’obiettivo di Riyadh nel settore gaming si inquadra all’interno di una più ampia strategia di soft power già adottata con successo negli sport globali, dal calcio alla Formula 1. Gli investimenti in società come EA vanno letti in parallelo allo sviluppo di infrastrutture tecnologiche, data center e poli di innovazione dedicati all’intelligenza artificiale e alle energie rinnovabili.
Lo spostamento di attenzione dagli asset fisici, come club calcistici e stadi, verso il controllo su società di contenuti digitali, consente all’Arabia Saudita di incidere sulla creazione di immaginari collettivi, veicolando messaggi, valori e progetti di rinnovamento identitario.
Questo processo, sostenuto da alleanze economiche con partner statunitensi e asiatici, permette una duplice evoluzione: consolidare la posizione saudita come protagonista tecnologico e, contemporaneamente, ridefinire la narrativa globale sfruttando la popolarità planetaria del gaming e dei suoi universi.