Il settore delle fonderie vive una crisi profonda, con effetti pesanti su imprese e lavoratori. Analizziamo le cause, l'impatto sulle realtà produttive e le prospettive che attendono il comparto nei prossimi anni.
Il settore delle fonderie in Italia si trova oggi di fronte a trasformazioni profonde e complesse, segnando una delle sue fasi più difficili degli ultimi decenni. L’industria metallurgica, che per oltre un secolo ha costituito una colonna portante per la manifattura italiana, sta affrontando una progressiva perdita di competitività, influenzata da diversi fattori. Tra questi, s’inseriscono l’aumento dei costi energetici, la crescente pressione normativa in materia ambientale, la difficoltà nell’adattamento tecnologico e le continue oscillazioni della domanda globale di prodotti metallici. Gli operatori del settore riportano una marcata diminuzione degli ordinativi, parallelamente a una percezione diffusa d’incertezza che interessa sia le imprese, sia i lavoratori.
L’andamento del comparto sconta inoltre una forte variabilità regionale, a causa della distribuzione disomogenea degli stabilimenti sul territorio e della specializzazione produttiva. Tali peculiarità rendono alcuni distretti metallici più vulnerabili rispetto ad altri agli shock esterni, rappresentando un elemento di criticità per la tenuta occupazionale. L’emergere di economie concorrenziali, soprattutto asiatiche, capaci di offrire prodotti a prezzi estremamente competitivi, ha acuito ulteriormente le difficoltà, mentre i proclami a favore di una maggiore sostenibilità ambientale, pur necessari, richiedono ingenti investimenti e una riconversione che molte piccole realtà industriali faticano a sostenere senza un adeguato supporto istituzionale.
La crisi della filiera metallurgica si riflette così nell’intera economia, influenzando settori a valle e generando ripercussioni estese sull’occupazione e sui rapporti sociali dei territori più coinvolti.
Le difficoltà attraversate dal comparto hanno prodotto effetti concreti su imprese di ogni dimensione, ma sono le piccole e medie aziende a registrare le maggiori vulnerabilità. Negli ultimi anni, il calo dei margini di profitto, aggravato dall’aumento dei costi delle materie prime e degli oneri energetici, ha costretto molte attività a ridurre la produzione o sospendere temporaneamente gli impianti, con inevitabili ricadute sulle dinamiche occupazionali.
I dati forniti dalle associazioni industriali rivelano che la contrazione degli ordini ha comportato una diminuzione significativa della forza lavoro. Frequenti sono ricorsi agli strumenti di integrazione salariale, come la cassa integrazione guadagni (CIG), sia ordinaria sia straordinaria, in attesa di condizioni più favorevoli. In diversi casi si sono resi necessari licenziamenti collettivi, con conseguente perdita di competenze specializzate e impoverimento del tessuto produttivo locale.
Per illustrare l’evoluzione della crisi sotto il profilo occupazionale, è utile osservare la seguente tabella che sintetizza il trend degli ultimi cinque anni:
| Anno | Imprese attive | Lavoratori occupati |
| 2021 | 2.450 | 34.000 |
| 2022 | 2.370 | 31.700 |
| 2023 | 2.250 | 29.800 |
| 2024 | 2.090 | 26.500 |
| 2025 (stima) | 1.950 | 24.200 |
Oltre agli impatti numerici, la crisi investe anche la qualità dell’occupazione, con la crescente diffusione di contratti a termine e lavoro intermittente. Gli operatori segnalano l’erosione dello spirito di appartenenza e la perdita del “saper fare” tipico di questo comparto, spesso trasmesso tra generazioni.
L’insicurezza occupazionale crea inoltre notevole disagio sociale tra i lavoratori e le loro famiglie, mentre la riduzione del potere d’acquisto alimenta timori per il futuro. Tali difficoltà si riflettono anche sulle realtà che gravitano intorno alla filiera, come i fornitori di servizi, i trasporti e l’indotto, determinando ricadute diffuse sull’economia dei territori maggiormente interessati.
I prossimi anni si presentano particolarmente sfidanti per la filiera delle fonderie. Secondo le più autorevoli analisi di settore, la capacità di superare questo momento di crisi dipenderà dalla rapidità con cui le imprese sapranno innovare ed investire in tecnologie a minor impatto ambientale. Gli orientamenti normativi, come le direttive europee su emissioni e gestione dei rifiuti, impongono standard sempre più stringenti che richiedono un adattamento puntuale e costante.
Tra i principali scenari che si profilano:
Nonostante le difficoltà del quadro attuale, diversi osservatori ritengono che la capacità imprenditoriale italiana e l’ingegno tecnologico costituiscano ancora leve strategiche per rilanciare la filiera. Il rafforzamento delle reti tra imprese, la collaborazione con centri di ricerca e università e il supporto delle istituzioni potranno incoraggiare strategie collaborative e attrarre investimenti esteri.
Le previsioni per i prossimi anni indicano una ripresa solo graduale della domanda interna ed estera di prodotti finiti, con una crescita contenuta delle produzioni più innovative e specialistiche. Il cammino verso una nuova stabilità resta dunque impegnativo, ma non privo di opportunità, purché sia affrontato con consapevolezza, strategie mirate e una visione proiettata al futuro.