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Fondi pensione: come non pagare la doppia tassazione entro il 31 Dicembre 2025

di Marianna Quatraro pubblicato il
Fondi pensione come non pagare doppia ta

Quale comunicazione devono obbligatoriamente inviare i titolari di fondi pensione entro il 31 dicembre di ogni anno per evitare la doppia tassazione sui loro prodotti previdenziali

La previdenza integrativa rappresenta oggi un importante strumento per integrare il proprio trattamento pensionistico. Tuttavia, chi decide di aderire a un fondo pensione è tenuto a rispettare una serie di regole fiscali che, se ignorate, possono portare a pagare due volte le imposte su una stessa somma. L’aspetto chiave da conoscere riguarda proprio il rischio di una doppia imposizione fiscale sulle somme accumulate, soprattutto quando i contributi versati superano il limite di deducibilità annua previsto dalle norme italiane.

Cosa si intende per doppia tassazione sui fondi pensione

Nel contesto dei regimi fiscali applicati alla previdenza complementare, la doppia tassazione si verifica quando le somme versate eccedenti il tetto massimo deducibile vengono tassate sia all’atto del versamento che al momento dell’erogazione della prestazione pensionistica. Dal punto di vista normativo, la disciplina vigente limita la deducibilità dei contributi annui ai fondi pensione.

Quando vengono superate tali soglie, la quota eccedente entra comunque nel reddito imponibile e, di conseguenza, viene sottoposta a tassazione IRPEF ordinaria. Se non si invia una specifica comunicazione al fondo, il rischio concreto è che la stessa somma sarà inclusa anche nella base imponibile per la tassazione (agevolata) applicata al momento della liquidazione del fondo, configurando così una duplice imposizione.  

Gli organi di vigilanza hanno chiarito, con circolari e risposte a interpelli, che è responsabilità dell’iscritto segnalare le somme non dedotte: solo così si evita l’applicazione della doppia imposta sulle stesse risorse pensionistiche.

Il limite di deducibilità dei contributi e il rischio di doppia imposizione

Per la normativa italiana, l’importo massimo deducibile dal reddito annuo per la previdenza complementare è pari a 5.164,57 euro per ogni soggetto contribuente. Tutti i versamenti, sia personali che effettuati dal datore di lavoro o per familiari a carico, confluiscono in questo plafond complessivo.

Quando si eccede questa soglia, l’eccedenza non può essere portata in deduzione e rimane pienamente imponibile ai fini IRPEF. La criticità si manifesta al momento della riscossione della prestazione pensionistica: se la mancata deducibilità dell’eccedenza non viene comunicata tempestivamente al fondo pensione, l’importo già tassato sarà nuovamente assoggettato all’aliquota prevista per le rendite integrative (dal 15% al 9%, a seconda dell'anzianità) o per le capitalizzazioni, generando così una doppia imposizione. Il legislatore ha previsto un meccanismo specifico per esonerare dall’imposizione finale le somme già tassate in fase di accumulo, ma ciò può avvenire soltanto previa comunicazione formale, a cura dell’iscritto, entro termini precisi e inderogabili.

La comunicazione dei contributi non dedotti: scadenze e regole entro il 31 dicembre 2025

Per tutelare il risparmio previdenziale e sfruttare la deduzione fiscale spettante, la legge impone un preciso obbligo agli iscritti:

  • se i versamenti superano il limite deducibile annuo, occorre comunicare al fondo pensione l’importo non dedotto, o che si intende non dedurre, entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello del versamento;
  • la scadenza è tassativa: ad esempio, per contributi versati nel 2024, la comunicazione dovrà essere effettuata entro il 31 dicembre 2025;
  • se si va in pensione o si richiede una prestazione prima di tale termine, la comunicazione deve essere presentata prima della liquidazione;
  • fa fede la data di ricezione presso il gestore del fondo pensione;
  • la mancata comunicazione comporta la perdita del beneficio fiscale, con la conseguente applicazione dell’imposta anche sulla quota già sottoposta a IRPEF.
Le regole prevedono che la dichiarazione deve dettagliare con precisione l’importo dei contributi eccedenti il tetto, indicando a quale annualità si riferisce e specificando che non è stata operata, né si intende operare, la relativa deduzione fiscale. I gestori dei fondi pensione in genere mettono a disposizione moduli appositi nell’area riservata degli iscritti oppure accettano comunicazioni via PEC o raccomandata. È pertanto indispensabile conservare copia della ricevuta.

Procedura pratica: come compilare e trasmettere la comunicazione al fondo pensione

Affinché la quota eccedente risulti ufficialmente esente da imposizione al riscatto della posizione previdenziale, il percorso operativo prevede:

  • identificare in sede di dichiarazione dei redditi l’importo non dedotto, calcolando la differenza tra i contributi effettivamente versati e il limite di 5.164,57 euro;
  • compilare l’apposito modulo predisposto dal fondo, oppure predisporre una dichiarazione scritta contenente:
    • l’anagrafica del sottoscrittore;
    • l’anno di versamento;
    • l’ammontare dei contributi non dedotti;
    • dichiarazione che tali somme non sono state, né saranno, portate in deduzione.
  • trasmettere la comunicazione tramite i canali indicati dal gestore: area riservata online, PEC, o raccomandata.
  • verificare la ricezione e la presa in carico, ottenendo una ricevuta di conferma da archiviare.

Cosa succede se non si effettua la comunicazione: effetti fiscali e doppia imposizione

L’omissione o il ritardo nella trasmissione della comunicazione produce una conseguenza fiscale rilevante: tutte le somme versate e non dedotte verranno comunque conteggiate dalla gestione previdenziale nella base imponibile ai fini della tassazione della prestazione. In assenza di segnalazione, al momento dell’erogazione della pensione integrativa verrà applicata l’aliquota sulle intere somme accumulate, senza alcuna distinzione tra la quota dedotta e quella che era già stata sottoposta a tassazione. 

Questo determina un doppio prelievo fiscale sulla stessa parte di capitale: l’IRPEF già pagata in dichiarazione dei redditi e l’imposta sulle prestazioni pensionistiche. La normativa non prevede forme di sanatoria o possibilità di comunicazione tardiva che consentano il recupero del beneficio fiscale per annualità pregresse non dichiarate entro i termini. Per l’aderente, ciò si traduce in una diminuzione del montante netto disponibile all’accesso alla pensione complementare.