Qual è il miglior investimento che si può scegliere tra Tfr e fondo pensione in base a rendimenti ed età: i calcoli
In cosa conviene investire tra Tfr o Fondo pensione in base alla propria età? I lavoratori dipendenti hanno diritto a percepire il Tfr, Trattamento di fine rapporto, che consiste in una determinata somma di denaro da corrispondere al termine del rapporto di lavoro.
Il Trattamento di fine rapporto è un elemento retributivo che, pur maturando ogni mese, viene liquidato solo alla cessazione del rapporto. Inoltre, ogni dipendente deve scegliere dove accantonare il proprio Tfr. Generalmente la scelta è tra lasciare il Tfr in azienda o investirlo in un fondo pensione. Vediamo cosa conviene di più e quale rende meglio.
In questo caso, infatti, è soggetto a tassazione separata ad aliquota media degli ultimi cinque anni, comunque non inferiore al 23%.
Al contrario, in caso di adesione ad un fondo pensione, le somme liquidate al pensionamento subiscono una ritenuta a titolo d’imposta del 15%.
Tuttavia, se l’anzianità di partecipazione al fondo è superiore ai 15 anni, l’aliquota diminuisce dello 0,30% per ogni anno di successiva adesione, fino al limite massimo di riduzione del 6%.
Di conseguenza, per gli aderenti che hanno accumulato 35 anni di partecipazione al fondo pensione è prevista una tassazione al 9% e non al 15%.
Cambiano, però, i rendimenti e quelli dei fondi pensione risultano più convenienti. Negli ultimi 10 anni il Tfr lasciato in azienda ha reso in media il 2,4%, un rendimento inferiore rispetto a quelli realizzati dai fondi pensione che investono in liquidità e obbligazioni, compresi tra il 2,6% e il 3,1%.
Per chi non se la sentisse di investire a medio o alto rischio, il Tfr potrebbe sembrare la soluzione migliore, perché implica meno rischi di oscillazione ed è più prevedibile, perché parte da un punto e mezzo percentuale fisso, più il 75% dell’inflazione.
L’effetto di un solo punto di rendimento in più o in meno può portare a differenze rilevanti, che per i più giovani sono nell’ordine di centinaia di euro al mese.
Secondo le simulazioni dei rendimenti effettuate dal Corriere della Sera, per l'adesione ai fondi pensione, si stima una rendita annua netta (caso base) che si può avere investendo 200 euro al mese in una linea bilanciata di un fondo aperto, tra i 6.848 euro di un 30enne e i 728 euro di un 60enne.
Per un 30enne può significare una differenza di 2.000 euro all’anno, pari al 41%; per un 40enne di circa 700 euro all’anno, pari al 27%; per 50enni e 60enni la differenza percentuale è su livelli, rispettivamente, del 15% e del 7%. Queste sono le differenze derivanti da due punti percentuali di differenza nel rendimento.
Se, dunque, si aderisce ad un fondo pensione a 30 anni e si va in pensione a 67 anni di età, l'effetto del rendimento versando 200 euro al mese è di 4.873 euro se il rendimento è -1% e di 6.484 euro con rendimento al +1%.
Se, invece, si aderisce al fondo pensione all'età di 40 anni, sempre versando 200 euro al mese, per effetto del rendimento al -1% si ottiene una somma di 2.905 euro, mentre con un rendimento al +1% si ottengono 3.691 euro.
Se l'adesione avviene a 50 anni, considerando il rendimento al -1% si ottengono 1.413 euro, mentre con un rendimento al +1% si hanno 1.629 euro.
Se, invece, l’adesione avviene a 60 anni, gli importi che si potranno avere saranno rispettivamente di 678 euro e 728 euro, sempre considerando i rendimenti al -1% e al +1%.