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Fringe benefit e mutuo, cosa viene pagato dall'azienda ai dipendenti. Funzionamento, regole, importi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Fringe benefit e mutuo

Il fringe benefit legato al mutuo è un'opportunità per ridurre il peso economico degli interessi bancari e rientra tra i benefit esentasse.

Tra le numerose forme di agevolazioni offerte dalle aziende, il rimborso degli interessi passivi sul mutuo per l'abitazione principale è una misura vantaggiosa sia per i lavoratori sia per i datori di lavoro. Il fringe benefit legato al mutuo è un'opportunità per ridurre il peso economico degli interessi bancari e rientra tra i benefit esentasse fino a determinati limiti stabiliti dalla legge. Capiamo meglio:

  • Come funziona il rimborso degli interessi passivi sul mutuo
  • Quali sono i limiti di esenzione fiscale e come si applicano

Come funziona il rimborso degli interessi passivi sul mutuo

L'azienda può decidere di offrire ai propri dipendenti un rimborso parziale o totale degli interessi passivi maturati su un mutuo contratto per l'acquisto della prima casa. Questo contributo, se rientra nei limiti previsti dalla normativa in vigore, non concorre alla formazione del reddito imponibile del lavoratore.

L'erogazione del rimborso può avvenire in due modi. Il primo prevede il pagamento diretto da parte dell'azienda all'istituto di credito in cui è stato sottoscritto il mutuo. In alternativa, l'impresa può rimborsare al dipendente gli interessi passivi già versati, previa presentazione della documentazione bancaria che attesti l'effettivo pagamento.

Questa tipologia di fringe benefit si inserisce in una strategia di welfare aziendale che comprende altre misure a supporto dei lavoratori, come il rimborso delle utenze domestiche, il contributo per l'affitto dell'abitazione e l'erogazione di buoni acquisto.

Quali sono i limiti di esenzione fiscale e come si applicano

La normativa fiscale stabilisce limiti di esenzione per i fringe benefit, oltre i quali il valore del benefit concesso viene considerato reddito imponibile e, di conseguenza, tassato secondo le aliquote ordinarie. Negli ultimi anni, il governo ha introdotto modifiche alle soglie di esenzione e ampliato le possibilità per i lavoratori di beneficiare di questi strumenti senza oneri fiscali aggiuntivi.

Il limite massimo di esenzione per i fringe benefit è stato fissato a 1.000 euro annui per tutti i lavoratori dipendenti e a 2.000 euro per quelli con figli fiscalmente a carico. Significa che le somme ricevute sotto forma di rimborso degli interessi sul mutuo (così come per le spese relative ad affitto, bollette e altri benefit previsti dalla normativa) non concorrono alla formazione del reddito imponibile se non superano tali soglie.

Per gli anni 2025-2027, la legge di bilancio ha confermato questi importi. Se l'importo totale dei fringe benefit concessi al lavoratore supera il limite previsto, il valore dei benefit viene assoggettato a tassazione.

L'introduzione del rimborso degli interessi passivi sul mutuo tra i fringe benefit aziendali offre vantaggi sia ai lavoratori sia ai datori di lavoro. Da un lato, i dipendenti riducono il costo complessivo del proprio mutuo senza subire un aumento della base imponibile su cui vengono calcolate le imposte. Dall'altro, le imprese possono fidelizzare il personale, migliorare il clima aziendale e beneficiare di una gestione più efficiente delle risorse umane.

Le aziende che adottano politiche di welfare aziendale avanzate registrano spesso un aumento della produttività e una riduzione del turnover, grazie a una maggiore soddisfazione dei dipendenti. I costi sostenuti per l'erogazione dei fringe benefit possono quindi essere dedotti fiscalmente

Per i lavoratori, questo sistema consente di ottimizzare il proprio reddito disponibile e ottenere un beneficio economico tangibile senza gli svantaggi legati alla tassazione diretta. La possibilità di compredere il rimborso degli interessi sul mutuo tra i fringe benefit permette inoltre di rafforzare il potere d'acquisto delle famiglie.

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