Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Gli importi delle pensioni saranno a rischio ogni anno a causa della nuova sentenza Corte Costituzionale

di Marianna Quatraro pubblicato il
importi pensioni rischio

Cosa prevede la nuova sentenza della Corte Costituzione e perché potrebbe incidere molto negativamente sugli importi delle pensioni: i chiarimenti e le spiegazioni

Perché gli importi delle pensioni potrebbero essere ogni anno a rischio dopo la recente storica sentenza della Corte Costituzionale? Gli importi delle pensioni italiane sono sempre ancora molto bassi rispetto a quello che dovrebbero garantire, nella maggior parte dei casi inadeguati a condurre una vita dignitosa e, men che meno, agiata. 

E per chi ha guadagnato di più e ha avuto la possibilità di maturare buone pensioni, la situazione non va di certo meglio, considerando le continue riduzioni applicate. A sollevare ulteriori timori in tal senso è una nuova sentenza della Corte Costituzionale. 

  • Cosa prevede la nuova sentenza della Corte Costituzionale 
  • Le reazioni e i rischi

Cosa prevede la nuova sentenza 

La Corte Costituzionale, con una recente sentenza, ha dichiarato legittimo il sistema di raffreddamento della rivalutazione automatica delle pensioni introdotto dalla Manovra Finanziaria 2023.

Ciò significa che la rivalutazione piena solo per le pensioni più basse e sempre minore per quelle di importo superiore si può e si potrà continuare a calcolare.

Eppure si tratta di un meccanismo che, al contrario, dovrebbe sostenere tutti i trattamenti per garantire a tutti i pensionati un maggiore potere di acquisto. 

Per quest’anno, la rivalutazione è stata applicata con la percentuale al 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo (2.394,44 euro), al 90% per i trattamenti tra quattro e cinque volte il minimo (2.394,44 - 2.993,05 euro) e al 75% per gli importi superiori a cinque volte il minimo.

Lo scorso anno (2024), la rivalutazione è stata ancor più bassa, perché le percentuali sono state al 100% per le pensioni più basse fino a 4 volte il minimo Inps, al 90% per le gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, al 75% per i trattamenti tra 5 e 6 volte il minimo Inps e al 50% per le pensioni oltre 6 volte il minimo.

Le reazioni e i rischi

La sentenza desta, però, contrarietà e preoccupazione nei sindacati, secondo cui, pur condividendo la necessità di tutelare i pensionati che percepiscono i trattamenti più bassi, per centinaia di migliaia di pensionati la misura non rappresenta di certo un vantaggio, perché non adegua gli assegni al potere di acquisto.

Secondo le forze sindacali, non si devono recuperare i soldi dalle pensioni per coprire altre necessità economiche, perché si rischia di penalizzano chi ha comunque lavorato per anni, facendo sacrifici per arrivare a percepire pensioni più alte.

La mancata piena rivalutazione colpisce, infatti, i pensionati che hanno lavorato tanto, versando contributi elevati e pagando tasse più alte e che non dovrebbero incorrere oggi in penalizzazioni e riduzioni delle proprie pensioni. 

Inoltre, c’è il rischio che, rendendo legittima e strutturale la riduzione della rivalutazione pensionistica annua di chi prende di più, per riempire le casse dello Stato, gli importi si potranno ridurre sempre in momenti di grave crisi dei conti e anche in misure differenti.