La gestione attiva ha dimostrato il proprio valore, anche battendo i benchmark grazie a scelte settoriali o regionali mirate
Il 2025 si era aperto all’insegna dell’ottimismo per l’azionario statunitensecon le case di gestione che puntavano su una crescita trainata dall’innovazione e dalla resilienza dei colossi tecnologici. Ma nei primi sei mesi dell’anno, l’Europa ha sorpreso tutti con risultati superiori alle attese e lasciando indietro Wall Street.
A guidare il rimbalzo europeo è stato l’effetto combinato di più fattori: un’economia interna più robusta del previsto, una politica monetaria accomodante da parte della BCE che ha avviato un ciclo di tagli ai tassi, e l’assenza di shock negativi nel breve termine. Le piazze finanziarie del Vecchio Continente hanno beneficiato della percezione di maggiore stabilità, in un contesto globale segnato da frammentazione geopolitica, guerre commerciali e tensioni politiche, in particolare negli Stati Uniti.
Se oltreoceano l’S&P 500 ha chiuso il semestre con un modesto +3,9%, penalizzato da un dollaro in discesa del 10% e da un clima d’incertezza legato all’amministrazione Trump e alla sua nuova politica dei dazi, l’Europa ha fatto registrare rendimenti migliori. Il Dax tedesco ha segnato un +18,8%, sospinto da piani d’investimento in infrastrutture e difesa; l’Ibex spagnolo ha fatto ancora meglio, arrivando a un brillante +19,7%, mentre il nostro Ftse Mib ha chiuso il periodo con un +15%,. Il DJ Stoxx 50 europeo, che rappresenta un indice composito delle società dell’Eurozona, ha archiviato il semestre con un solido +7,7%.
In questo scenario la gestione attiva ha dimostrato il proprio valore, anche battendo i benchmark grazie a scelte settoriali o regionali mirate. Un esempio è il fondo Lemanik Sicav High Growth, gestito da Andrea Scauri, che ha ottenuto un +24,6%, selezionando titoli italiani e tedeschi poco esposti ai dazi e altamente correlati agli investimenti pubblici.
Un altro caso di successo è il comparto Small Cap Europe della società britannica Alken, che ha realizzato un +38,6%, oltre trenta punti sopra il DJ Stoxx 50. Il fondo, gestito da Nicolas Walewski, ha beneficiato della selezione di titoli di piccola capitalizzazione, un segmento spesso trascurato ma capace di offrire rendimenti superiori in fasi di espansione moderata.
Negli Stati Uniti, il semestre si è rivelato più complesso del previsto. Le previsioni di inizio anno indicavano le cosiddette Magnifiche 7 - Apple, Microsoft, Nvidia, Tesla, Amazon, Meta e Alphabet - come traino indiscusso della crescita azionaria.
A differenza del 2024, quando il paniere di queste società aveva fatto segnare un impressionante +61%, nei primi sei mesi del 2025 un portafoglio equiponderato ha registrato una performance negativa, pari a -0,22%. A influire è stato il contesto generale: la minaccia di nuove tariffe commerciali, l’instabilità politica e il rallentamento delle aspettative su utili e ricavi hanno ridimensionato l’entusiasmo degli investitori.
In questo contesto, alcuni fondi attivi sono comunque riusciti a distinguersi. Lo US Advantage di Morgan Stanley Investment Management, guidato da Dennis Lynch, ha raggiunto un rispettabile +12,3%, grazie a una meticolosa selezione di società large cap con solidi vantaggi competitivi e business scalabili.
Tra le partecipazioni di rilievo, Cloudflare, DoorDash, MercadoLibre, Microstrategy, Roblox e Shopify, tutti titoli che combinano crescita organica, visibilità sui ricavi e una forte capacità di difendere il proprio mercato. La sovraperformance del fondo è stata trainata dai settori dell’informatica e dei beni di consumo discrezionali, anche se la selezione nei servizi di comunicazione ha pesato negativamente sulla performance relativa.
Il quadro generale per la gestione passiva, soprattutto quella esposta all’universo tecnologico americano, è apparso meno brillante rispetto al passato. Il premio per il rischio azionario è sceso ai minimi degli ultimi 15 anni, rendendo meno conveniente l’investimento in indici generali e imponendo scelte più selettive.
Qui il fondo Emerging Market Local Currency Bond Fund di RBC BlueBay ha brillato per un +12,2% e battendo il proprio benchmark (JP Morgan Government Bond Index – EM Global Diversified) di due punti percentuali. La strategia adottata dai gestori Brent David e Gautam Kalani ha puntato sulla ripresa delle valute emergenti e sul ribasso dei tassi locali, in un contesto di fine del ciclo rialzista del dollaro, che ha penalizzato queste economie.
In controtendenza, i fondi obbligazionari esposti ai titoli di Stato a breve scadenza americani hanno subito perdite inattese. Gli ETF su Treasury a 1 anno hanno registrato flessioni anche superiori all’11%, colpiti dalla persistente incertezza sui futuri interventi della Fed. I flussi si sono spostati su prodotti più difensivi o su strumenti a tasso variabile, mentre i fondi obbligazionari corporate di qualità hanno cercato di conservare il capitale attraverso duration corte e attenti filtri di credito.
In ambito europeo, si è distinto il fondo New Millennium Augustum High Quality Bond, gestito in delega da Azimut Switzerland, che ha ottenuto un +2,48%, doppiando il proprio benchmark grazie a una gestione prudente e a una selezione di emittenti sovranazionali.