Il debito globale supera i 346 trilioni tra Stati e aziende, con cause diverse, nuovi rischi e opportunità. Analisi di trend, settori chiave, impatti economici e strategie.
Secondo l'analisi dell'Institute of International Finance, nei primi tre trimestri del 2025 si è assistito a un aumento superiore a 26 trilioni di dollari, portando l'ammontare totale a quasi 346 trilioni di dollari, pari al 310% del PIL globale.
I motori di questa escalation sono stati Stati Uniti, Cina e l'insieme dei mercati maturi, a cui si aggiunge una ripresa del debito nei paesi emergenti. Queste dinamiche sono accompagnate da un contesto di cambiamenti geopolitici, nuove politiche fiscali e forti investimenti tecnologici che alimentano l'espansione finanziaria delle imprese.
La crescita del debito pubblico è il fenomeno che desta maggiore preoccupazione fra gli osservatori e gli investitori globali. I governi di Stati Uniti e Cina si confermano al vertice per incremento degli indebitamenti, seguiti da economie europee avanzate quali Francia, Italia e Germania. L'istituto di ricerca sottolinea che 17 trilioni di aumento riguardano più direttamente i cosiddetti mercati maturi, la cui esposizione complessiva ha superato i 230 trilioni.
Fra le cause principali si segnalano:
L'esposizione delle società non finanziarie si trova oggi in forte crescita, avvicinandosi a quota 100 trilioni di dollari. Nel dettaglio, l'allocazione dei nuovi debiti ha favorito comparti ad alta innovazione come l'intelligenza artificiale, il settore delle tecnologie pulite e la difesa:
Per le economie emergenti, la corsa all'indebitamento mostra nuove criticità legate sia al rischio sovrano sia alla persistente dipendenza dal dollaro statunitense. Il debito nei mercati emergenti ha raggiunto un nuovo massimo storico, superando 115 trilioni di dollari, con Brasile, Russia, Corea, Polonia e Messico tra i principali protagonisti di questo incremento.
Nonostante vari dibattiti sulla cosiddetta de-dollarizzazione, il 2025 ha visto rafforzarsi la propensione a ricorrere a emissioni in valuta statunitense, con le emissioni di eurobond ai massimi di sempre. L'accesso ai mercati internazionali resta tuttavia selettivo: alcuni paesi sono ostacolati da recenti ristrutturazioni del debito, e la partecipazione del settore privato a tavoli di rinegoziazione - come previsto dal Global Sovereign Debt Roundtable - è oggi più che mai necessaria per ridurre i rischi sistemici.
L'indebolimento relativo del dollaro nel corso dell'anno ha favorito l'incremento del valore nominale dei debiti denominati in altre valute, accentuando la vulnerabilità degli emittenti meno solidi in caso di variazioni improvvise dei tassi di cambio e di nuove tensioni internazionali.
Il prossimo anno si profila particolarmente complesso per gli Stati e le imprese chiamati a rifinanziare debiti in scadenza. Secondo i dati più recenti, i mercati avanzati dovranno affrontare oltre 16 trilioni di dollari di rimborsi, mentre gli emergenti sono attesi al confronto con quasi 8 trilioni.
Il quadro è reso più complesso da:
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Area |
Rimborsi previsti 2026 (trilioni $) |
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Mercati maturi |
16+ |
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Mercati emergenti |
~8 |
L'esigenza di gestire simultaneamente rifinanziamenti e nuovi investimenti rischia di accentuare le tensioni sui mercati del credito, con possibili ripercussioni in particolare su economie maggiormente indebitate o con minore credibilità sui mercati.
Fra le tendenze più osservate del decennio spiccano la crescita del private credit e l'evoluzione del debito green. Il private credit, categoria ancora poco definita a livello regolamentare, ha visto passare il proprio mercato globale da 500 miliardi di dollari a quasi 1.800 miliardi nel giro di poco più di un decennio. Tuttavia, si conferma tuttora marginale rispetto alla dimensione complessiva della finanza globale.
La riduzione dei tassi nei mercati avanzati potrebbe conferire nuovo slancio a questa asset class, attraendo investitori in cerca di rendimenti non correlati ai tradizionali strumenti bancari o obbligazionari.
Per quanto riguarda i titoli sostenibili, l'universo del debito green ha raggiunto 7,8 trilioni di dollari. Dopo un periodo di fortissima espansione, la dinamica delle nuove emissioni si è però attenuata. L'attenzione crescente verso investimenti in AI, difesa e infrastrutture digitali sta mettendo temporaneamente in secondo piano le priorità della finanza sostenibile, specie nei paesi avanzati ed emergenti impegnati nella riconversione industriale.