Oro e argento si trovano al centro dell'attenzione dei mercati: l'argento raggiunge nuovi record, superando l'oro per dinamiche di domanda industriale, mentre gli esperti riconsiderano strategie e rischi di investimento.
L’attuale scenario dei metalli preziosi è stato fortemente influenzato dall’eccezionale rally registrato dall’argento negli ultimi mesi. Mentre la maggior parte degli osservatori si concentrava tradizionalmente sull’oro per valutarne la sicurezza nei confronti delle instabilità macroeconomiche e geopolitiche, è l’argento ad aver conquistato la scena finisecolo 2025, raggiungendo nuovi massimi storici trainato sia da ragioni finanziarie che industriali. Il metallo bianco ha visto una crescita superiore al 100% dall’inizio dell’anno, segnando nuovi record grazie a una domanda sempre più decisa che va oltre il suo ruolo storico di riserva di valore.
Contestualmente, le oscillazioni della quotazione dell’oro non hanno indebolito l’appeal del metallo giallo quale asset rifugio, ma ne hanno rimodulato lo status nel portafoglio degli investitori istituzionali e privati. Le recenti politiche delle banche centrali, i tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve e lo spostamento degli equilibri tra domanda retail e istituzionale hanno cambiato il panorama degli investimenti in oro e argento.
Questo nuovo scenario apre prospettive inedite per chi guarda al comparto sia in chiave difensiva sia per ottenere nuove performance. Per comprenderne la portata, è necessario indagare la relazione fra domanda industriale, speculazione finanziaria e strategie di diversificazione adottate dai protagonisti del mercato globale.
Negli ultimi dodici mesi l’argento ha vissuto una crescita senza precedenti, spinto da una combinazione di fattori industriali, scarsità fisica e interesse speculativo. Nel corso del 2025, il prezzo dell’argento spot è aumentato del 112%, con nuovi massimi storici raggiunti nella prima parte di dicembre, oltre quota 61 dollari l’oncia. Questa dinamica si distingue dal recente andamento dell’oro, che pur mantenendosi su livelli elevati, non ha replicato la forza del metallo bianco.
Tre sono i pilastri principali della recente ascesa dell’argento:
Dal punto di vista finanziario, l’interesse speculativo è aumentato mano a mano che si diffonde la narrativa della scarsità fisica, con la presenza di operatori speculativi e investitori retail, attratti dalla volatilità e dai possibili guadagni rapidi.
Le previsioni degli esperti, come BofA, indicano come plausibile un superamento dei 65 dollari l’oncia per l’argento entro il 2026, mentre gli analisti di Julius Baer e Global X sottolineano che questa spinta non si limita all’impiego industriale, ma risente anche della crescita dei flussi negli ETF e nei prodotti quotati, in uno scenario di politiche monetarie più permissive nei paesi sviluppati.
Alla luce di questi elementi, l’argento consolida la propria posizione come metallo da investimento alternativo e come asset irrinunciabile per lo sviluppo dell’innovazione tecnologica. Diversamente dall’oro, le ridotte riserve strategiche rendono il mercato particolarmente sensibile agli shock di offerta e ai cambiamenti improvvisi della domanda globale.
L’approccio all’investimento in metalli preziosi è radicalmente cambiato negli ultimi anni, complice la crescente incertezza dei mercati e la ricerca di strumenti di diversificazione da parte sia di istituzionali, sia di privati. Se l’oro mantiene la propria funzione di bene rifugio, la recente performance dell’argento ha rimescolato le strategie.
Nel dettaglio, gli acquisti di oro da parte delle banche centrali nel 2025 sono stimati attorno alle 850 tonnellate, in leggero calo rispetto all’anno precedente, ma la vera novità è rappresentata dalla domanda degli investitori retail tramite ETF e prodotti fisici. Durante il terzo trimestre, l’afflusso di oro negli ETF ha superato addirittura gli acquisti delle banche centrali, con una raccolta netta di 222 tonnellate secondo i dati World Gold Council. Questo fenomeno indica una chimica di mercato in mutamento: il mercato dell’oro oggi è influenzato in misura crescente dalle decisioni di investitori privati, mentre le motivazioni istituzionali legate alla gestione delle riserve valutarie rimangono importanti ma non più preponderanti.
Sul fronte delle strategie, si osserva:
Le previsioni per i prossimi anni restano improntate all’ottimismo: Goldman Sachs, JP Morgan e Bank of America prevedono l’oro oltre i 5.000 dollari entro la fine del 2026, mentre per l’argento resiste uno scenario di crescita legato al permanere dei deficit di offerta e alla tenuta della domanda industriale e finanziaria. Le tensioni geopolitiche, unite alla debolezza del dollaro e ai rischi legati a debiti pubblici in aumento nei paesi leader, sono elementi che rinforzano la domanda di asset difensivi.
Infine, la struttura patrimoniale dei principali detentori di riserve—a partire dalle banche centrali europee e statunitensi—offre ulteriore solidità al comparto e rappresenta una garanzia normativa, come evidenziato anche dalle differenze gestionali tra Federal Reserve, Tesoro USA e istituzioni europee.
| Asset | Domanda principale | Scenario 2026 |
| Oro | Riserva di valore, sicurezza | Potenziale >5.000 $/oncia |
| Argento | Industria, innovazione, investimento | Potenziale >65 $/oncia |
L’attenzione su queste due materie prime è destinata a restare alta, con riflessi diretti sulle strategie di portafoglio e sulle scelte di allocazione sia per i grandi investitori sia per i piccoli risparmiatori.