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Imu 2025, le novità di quest'anno. Cosa cambia

di Marianna Quatraro pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
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Tutte le novità IMU 2025: aggiornamenti, esenzioni e cambiamenti rispetto agli anni precedenti. Cosa sapere per non sbagliare con il nuovo calcolo dell’imposta

L'Imu è un'imposta per i proprietari di immobili in Italia. Sono infatti tenuti al versamento tutti i proprietari di immobili, a eccezione di chi possiede una prima casa adibita ad abitazione principale, purché non appartenente alle categorie catastali di lusso o pregio, delle aree fabbricabili e dei terreni agricoli in casi specifici.

Le nuove aliquote 2025 per il pagamento dell'Imu

Una novità significativa per l'Imu 2025 riguarda le nuove aliquote di calcolo dell'imposta. La normativa conferma che ogni amministrazione comunale mantiene l'autonomia decisionale sulle aliquote da applicare alle diverse tipologie di immobili presenti sul territorio.

A partire dal primo gennaio 2025, i comuni possono utilizzare l'apposita piattaforma informatica disponibile sul Portale del Federalismo Fiscale per elaborare e trasmettere il prospetto delle aliquote direttamente al Dipartimento delle Finanze. Questa procedura fa parte della riforma che mira a semplificare il sistema, riducendo la frammentazione delle aliquote che in passato aveva raggiunto numeri esorbitanti (circa 250.000 varianti).

Le amministrazioni comunali sono tenute a caricare la delibera delle aliquote sul portale del Dipartimento delle Finanze entro il 14 ottobre 2025, affinché queste possano essere pubblicate entro il 28 ottobre dello stesso anno. In caso di mancata pubblicazione entro tale termine, verranno applicate le aliquote base previste dalla normativa nazionale.

Il termine per l'approvazione dei bilanci preventivi e la deliberazione sulle aliquote dei tributi locali è fissato al 31 dicembre. Questo rappresenta un punto di riferimento importante per i contribuenti che devono pianificare i propri pagamenti per l'anno successivo.

Aumento dell'importo Imu 2025 per le rendite catastali

L'acconto dell'Imu 2025, con scadenza il 16 giugno, registrerà un incremento rispetto agli anni precedenti, specialmente per quanto riguarda le seconde case classificate nella categoria catastale A/2 (abitazioni di tipo civile), con un aumento stimato del 63%.

Gli immobili appartenenti alla categoria A/2 presentano caratteristiche costruttive e di finitura qualitativamente superiori rispetto a quelli classificati come A/3, il che determina una rendita catastale più elevata e, di conseguenza, un importo Imu maggiore da versare.

Anche le rendite catastali modificate a seguito di interventi realizzati con i bonus edilizi, in particolare il Superbonus, comporteranno variazioni nell'importo dell'Imu da versare nel 2025. Tali interventi, infatti, possono aver determinato incrementi nelle rendite catastali, con conseguente aumento delle imposte correlate, a partire proprio dall'Imu.

Questi aumenti interesseranno non solo gli immobili che hanno beneficiato degli incentivi fiscali per ristrutturazioni ed efficientamento energetico, ma anche le seconde case, gli immobili sfitti e quelli concessi in locazione.

Sistema di riscossione dell'Imu non versata, le novità

Un'altra importante innovazione per il 2025 riguarda il sistema di riscossione dell'Imu non pagata. Con l'approvazione del decreto sui tributi locali, il governo intende potenziare il recupero delle imposte non versate, concedendo agli enti locali maggiore autonomia decisionale.

I comuni potranno scegliere di implementare definizioni agevolate, che prevedono la riduzione degli interessi e delle sanzioni per incentivare i contribuenti a regolarizzare la propria posizione fiscale, oppure optare per procedure di riscossione più rapide ed efficaci.

Una modifica sostanziale riguarda i tempi delle procedure di pignoramento, che vengono ridotti a soli 60 giorni, rispetto ai precedenti 180 giorni. Questa accelerazione mira a rendere più efficiente il sistema di recupero dei crediti tributari.

È importante precisare che le procedure accelerate di riscossione forzata possono essere attivate solo quando il debito accumulato raggiunge livelli tali da giustificare un intervento così incisivo. Si tratta di una misura estrema, applicabile solo in casi di significativa evasione o morosità.

Esenzioni e agevolazioni Imu confermate per il 2025

Nel panorama delle novità, rimangono confermate alcune importanti esenzioni e agevolazioni per specifiche categorie di immobili e contribuenti. L'abitazione principale (escluse le categorie catastali A/1, A/8 e A/9 considerate di lusso) continua a godere dell'esenzione totale dall'Imu, insieme alle relative pertinenze (nel limite di una unità per ciascuna categoria C/2, C/6 e C/7).

Per le abitazioni concesse in comodato d'uso gratuito a parenti in linea retta di primo grado (genitori o figli) che le utilizzano come abitazione principale, è prevista una riduzione del 50% della base imponibile, purché il contratto sia registrato e il comodante possieda un solo immobile in Italia oltre alla propria abitazione principale nello stesso comune.

Anche per gli immobili locati a canone concordato persiste la riduzione dell'imposta, con l'applicazione di un'aliquota ridotta al 75% di quella stabilita dal comune. Questa misura intende favorire la diffusione di contratti di locazione a prezzi calmierati.

Gli immobili di interesse storico o artistico e quelli dichiarati inagibili o inabitabili beneficiano di una riduzione del 50% della base imponibile, mentre continuano a essere esenti dall'Imu i fabbricati rurali strumentali all'attività agricola e i terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali.

L'impatto della nuova griglia di aliquote

Una delle innovazioni più rilevanti per l'Imu 2025 è l'introduzione di una griglia standardizzata di aliquote, che riduce notevolmente la varietà di fattispecie impositive. Si passa dalle oltre 248.000 varianti precedenti a sole 128 categorie predefinite, elencate nell'Allegato A del decreto ministeriale.

Questa semplificazione mira a rendere più trasparente e uniforme il sistema di tassazione immobiliare tra i vari comuni italiani, facilitando la comprensione e l'applicazione dell'imposta sia per le amministrazioni locali che per i contribuenti.

La riforma stabilisce aliquote di base che i comuni possono modificare entro limiti predefiniti. L'aliquota ordinaria è fissata allo 0,86% e può essere incrementata fino all'1,06% o, in alcuni casi specifici, fino all'1,14% (in sostituzione della maggiorazione TASI). I comuni hanno anche la facoltà di ridurre le aliquote fino all'azzeramento, a eccezione dei fabbricati di categoria D, per i quali non si può scendere sotto lo 0,76% (quota destinata all'Erario).

La standardizzazione delle aliquote garantisce maggiore equità fiscale, evitando disparità di trattamento tra immobili simili situati in comuni limitrofi, aspetto particolarmente rilevante per i fabbricati industriali e i siti produttivi distribuiti su più territori comunali.

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