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In quali casi si ha diritto a rifiutare un cambio di mansione sul lavoro per problemi di salute

di Marianna Quatraro pubblicato il
Diritto rifiuto cambio mansioni

Il lavoratore può legittimamente rifiutare un cambio di mansione quando certificazioni mediche attestano che le nuove attività sono incompatibili con il suo stato di salute. Diritti e tutele

Il diritto di rifiutare un cambio di mansione per motivi di salute è un importante strumento di tutela per il lavoratore, ma deve essere esercitato nel rispetto di precise condizioni. La certificazione medica rappresenta l'elemento centrale per valutare la legittimità del rifiuto, insieme alla verifica dell'effettiva incompatibilità tra le nuove mansioni e lo stato di salute

Implicazioni legali del rifiuto a un cambio di mansione per motivi di salute

Il Decreto Legislativo 81/2008 impone al datore di lavoro l'obbligo di tutelare la salute e la sicurezza dei dipendenti. Secondo tale normativa, è essenziale che ogni cambiamento di ruolo lavorativo non comprometta il benessere fisico e psichico del lavoratore.

Se un lavoratore presenta documentazione medica che attesta l'incompatibilità tra le sue condizioni di salute e la nuova mansione assegnata, il datore è obbligato a tenere in considerazione tale evidenza. Il rifiuto di un cambiamento di ruolo per motivi di salute può essere giustificato solo se supportato da documentazione clinica adeguata, certificata da un medico competente o dal medico curante del dipendente. Questo processo richiede una valutazione accurata e deve essere seguito da un dialogo aperto tra il datore di lavoro e il dipendente coinvolto, cercando soluzioni alternative che possano soddisfare entrambe le parti.

In situazioni complesse, il giudice del lavoro può intervenire su richiesta del lavoratore per valutare la legittimità del rifiuto al cambio di mansione. Il Tribunale del Lavoro svolge il ruolo di arbitro nel determinare se il lavoratore ha diritto a rifiutare il cambiamento sulla base delle evidenze presentate. 

Ragioni per rifiutare un cambio di mansione

Il lavoratore ha il diritto di opporsi a un cambio di mansione nel caso in cui tale modifica risulti incompatibile con la propria condizione di salute. L’obbligo di adibire il dipendente a mansioni sicure e compatibili con il suo stato fisico ricade sul datore di lavoro, che deve richiedere una visita medica al fine di accertare l’idoneità del lavoratore per le nuove attività. Le valutazioni mediche possono determinare quattro tipi di giudizio:

  • idoneità completa: il lavoratore può svolgere tutte le mansioni previste
  • idoneità parziale con prescrizioni o limitazioni: il lavoratore può svolgere solo alcune mansioni o necessita di adattamenti
  • inidoneità temporanea: il lavoratore non può temporaneamente svolgere la mansione
  • idoneità permanente: il lavoratore non può più svolgere la mansione in modo definitivo
Inoltre situazioni particolari, come quelle legate ad ambienti insalubri, il dipendente può rifiutarsi di operare in condizioni che violino le normative di sicurezza. Ad esempio, l’assenza di dispositivi di protezione individuale o di ventilazione adeguata negli ambienti dove si utilizzano sostanze tossiche costituisce una violazione dei diritti fondamentali del lavoratore. 

Quando è legittimo rifiutare un cambio di mansione

Un dipendente può legittimamente rifiutare un cambio di mansione nei seguenti casi:

  • Incompatibilità certificata con lo stato di salute: se il medico competente o un ente pubblico come l'ASL ha certificato l'inidoneità del lavoratore a svolgere le nuove mansioni proposte, il rifiuto è pienamente legittimo. Il datore di lavoro non può imporre al dipendente di svolgere compiti che potrebbero aggravare il suo stato di salute o mettere a rischio la sua incolumità.
  • Violazione delle prescrizioni mediche: quando il cambio di mansione comporta lo svolgimento di attività espressamente vietate dalle prescrizioni mediche, il lavoratore può opporsi. In questo caso, è fondamentale che le limitazioni siano formalmente documentate da certificati medici validi.
  • Demansionamento non giustificato da esigenze di salute: se il cambio di mansione comporta un'assegnazione a mansioni inferiori, non giustificato dallo stato di salute del lavoratore, quest'ultimo può rifiutare la modifica. Il demansionamento è ammesso solo in casi specifici, tra cui la tutela della salute, ma deve essere proporzionato e adeguato.
  • Mancato rispetto dell'obbligo di repêchage: prima di procedere al licenziamento per inidoneità alla mansione, il datore di lavoro ha l'obbligo di repêchage, cioè deve verificare se esistono altre posizioni disponibili compatibili con lo stato di salute del lavoratore. Se il datore non rispetta questo obbligo e propone direttamente un licenziamento o un demansionamento significativo, il lavoratore può opporsi
Per tutelare i propri diritti in caso di problemi di salute che impattano sulla mansione, il lavoratore dovrebbe seguire questi passaggi:
  • Ottenere una certificazione medica che attesti in modo chiaro le proprie condizioni di salute e le limitazioni lavorative
  • Comunicare formalmente al datore di lavoro le proprie condizioni, allegando la documentazione medica
  • Richiedere la visita con il medico competente aziendale o, in alternativa, con i medici dell'ASL
  • Verificare la compatibilità delle nuove mansioni proposte con le proprie condizioni di salute
  • In caso di incompatibilità, contestare per iscritto il cambio di mansione illustrando le ragioni mediche

Casi medici riconosciuti e diritti del lavoratore

I casi medici riconosciuti come validi per giustificare il rifiuto di un cambio di mansione sono generalmente legati a patologie documentate che limitano la capacità del lavoratore di svolgere determinate attività nei modi richiesti dal nuovo incarico. Tra questi rientrano problematiche ortopediche, come patologie della colonna vertebrale, in particolare quando si tratta di attività che comportano movimentazione manuale dei carichi, o disturbi respiratori che rendono pericoloso l’esposizione a polveri o sostanze chimiche. È necessaria una certificazione medica, preferibilmente rilasciata dal medico competente dell’azienda, che attesti in modo chiaro l’incompatibilità della mansione con le condizioni di salute del dipendente.

Il lavoratore che si trova in queste situazioni ha il diritto di richiedere, secondo l’art. 41 del D.Lgs. 81/2008, una visita medica per valutare l’idoneità alla mansione. A seguito della valutazione, il medico esprimerà un giudizio che può prevedere l’idoneità con limitazioni o prescrizioni, oppure l’inidoneità temporanea o permanente. Nel caso di inidoneità, il datore di lavoro è obbligato ad adottare misure adeguate, come il ricollocamento in posizioni compatibili con lo stato di salute del lavoratore e, qualora ciò non sia possibile, l’adozione dei cosiddetti "ragionevoli accomodamenti", come modifiche dell’orario di lavoro o adattamenti delle postazioni di lavoro.

In aggiunta, malattie croniche come il diabete, l’asma grave o le cardiopatie sono frequentemente riconosciute come condizioni valide per opporsi a cambi di mansioni che comportino rischi specifici. 

Quando il rifiuto del cambio di mansione è legittimo, il datore di lavoro non può adottare provvedimenti disciplinari nei confronti del lavoratore. Anzi, dovrà:

  • Ricercare mansioni alternative compatibili con lo stato di salute del dipendente
  • Valutare l'adozione di strumenti tecnici o ausili che possano facilitare lo svolgimento delle mansioni
  • Nel caso di impossibilità di ricollocazione, valutare altre soluzioni come il part-time o il lavoro agile
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