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Isopensione per andare in pensione 7 anni prima migliorata come licenziamenti colletivi in favore dei dipendenti

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Come potrebbero essere modificate l’isopensione e i licenziamenti collettivi per le aziende in crisi e nonn solo: le ipotesi al vaglio del governo

Come potrebbero cambiare l’isopensione e le regole sui licenziamenti collettivi per le aziende in crisi? Sono numerose oggi le aziende in crisi, soprattutto appartenenti al settore dell’auto, ma anche del tessile e della moda e de lusso. 

  • Isopensione per anticipare le uscite dal lavoro, le condizioni attuali e le modifiche possibili 
  • Le modifiche al vaglio per i licenziamenti collettivi 

Isopensione per anticipare le uscite dal lavoro, le condizioni attuali e le modifiche possibili 

L’isopensione è uno scivolo di accompagnamento alla pensione a cui ricorrono le imprese per gestire in modo tranquillo e non traumatico l’esubero di personale e per evitare licenziamenti.

Si tratta di un sistema che consente a determinate categorie di lavoratori di lasciare prima il lavoro fino a 7 anni rispetto ai normali requisiti pensionistici richiesti, cioè a 60 anni rispetto ai 67 anni di età per la pensione di vecchiaia.

Oggi possono usufruire di questo sistema solo i lavoratori in esubero di aziende con più di 15 dipendenti e solo tramite stipula di accordi con le organizzazioni sindacali più rappresentative.

Per l’uscita con l’isopensione, è, infatti, prima necessario raggiungere un accordo sindacale a livello aziendale e rappresentativo, con l’azienda che si impegna a pagare l'assegno di accompagnamento alla pensione e i contributi all’Inps per garantire al lavoratore una regolare posizione contributiva ai fini pensionistici.

Per evitare i licenziamenti e rendere più facilmente gestibili le crisi aziendali che si stanno verificando, l’isopensione potrebbe essere estesa, prevedendo requisiti meno stringenti e anche meno vincoli, in modo da diventare più favorevole per le aziende. 
 

Le modifiche al vaglio per i licenziamenti collettivi 

Stesso discorso vale per le procedure dei licenziamenti collettivi. Considerando la situazione di particolare difficoltà di molte aziende, il governo pensa a modificare le norme vigenti, per rendere meno semplici i licenziamenti collettivi e favorire soluzioni per la ricollocazione per dipendenti in esubero nei casi di crisi.

L'ipotesi al vaglio sarebbe quella di allungare i tempi delle procedure di attivazione dei licenziamenti collettivi, portando a 90 giorni il termine per la procedura fra le parti e a 60 giorni quella aggiuntiva in sede istituzionale.

Oggi la procedura prevede che l’azienda presenti comunicazione scritta alle rappresentanze sindacali e datoriali del numero esatto degli esuberi e dei tempi di attuazione del piano di ristrutturazione. 

Dopo sette giorni dall’invio di tale comunicazione, parte il confronto fra le parti, per capire se è possibile il reimpiego presso la stessa azienda o si possono attuare misure di riqualificazione e riconversione dei lavoratori licenziati.

Questa fase ha la durata di 45 giorni. Se non viene raggiunto l’accordo, l’Ufficio Provinciale del Lavoro può prevedere una nuova fase di colloqui per definire altre soluzioni.

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