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Pensione di vecchiaia, la guida completa su requisiti, domanda INPS, calcolo importi, deroghe, tempistiche

Come funziona la pensione di vecchiaia per i lavoratori italiani secondo la normativa vigente. Ecco di seguito una guida completa con tutti i chiarimenti

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Pensione di vecchiaia, la guida completa

La pensione di vecchiaia rappresenta uno degli strumenti fondamentali del sistema previdenziale italiano, volto a garantire un sostegno economico ai lavoratori al termine della loro carriera. Essa si rivolge a tutti i settori lavorativi, pubblici e privati, e si basa su specifici requisiti anagrafici e contributivi. Questo articolo fornirà un'analisi dettagliata delle normative vigenti, delle procedure per la richiesta e delle condizioni particolari che possono influenzare l'accesso alla pensione di vecchiaia.

Cos'è la pensione di vecchiaia?

La pensione di vecchiaia è una prestazione economica erogata dall'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) ai lavoratori che hanno raggiunto una determinata età anagrafica e possiedono un minimo di anni di contributi versati. Questo tipo di pensione si distingue dalle altre forme di pensionamento per il requisito anagrafico, ovvero l'età del lavoratore al momento della richiesta. I beneficiari della pensione di vecchiaia possono essere lavoratori dipendenti, autonomi e iscritti alla Gestione Separata. La misura garantisce un supporto finanziario continuativo, consentendo ai pensionati di affrontare con serenità la fase post-lavorativa.

Differenze tra pensione di vecchiaia e di anzianità

Le differenze tra la pensione di vecchiaia e la pensione di anzianità sono fondamentali e riguardano principalmente i requisiti che determinano l'accesso a ciascuna di esse. La pensione di vecchiaia si basa su un requisito anagrafico e un requisito contributivo. Attualmente, è necessario aver compiuto 67 anni di età e aver versato almeno 20 anni di contributi per poter beneficiare della pensione di vecchiaia.

La pensione di anzianità, ora sostituita dalla pensione anticipata ordinaria, si basa prevalentemente sui soli anni di contributi versati, indipendentemente dall'età anagrafica del lavoratore. Prima delle recenti riforme previdenziali, era possibile andare in pensione con 35 anni di contributi e un'età minima di 57 anni nel caso di "quota 92".

Con la Riforma Fornero del 2011 e le successive modifiche legislative, ora il requisito richiesto per la pensione anticipata è di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, senza vincoli di età anagrafica.

Che differenza c'è tra l'assegno sociale (ex pensione sociale) e pensione di vecchiaia

La differenza tra l'assegno sociale (ex pensione sociale) e la pensione di vecchiaia risiede principalmente nei requisiti di accesso e nella finalità. L'assegno sociale è una prestazione economica erogata dall'INPS a favore delle persone anziane in condizioni economiche disagiate. Non è necessario aver maturato contributi previdenziali per ottenerlo, ma è richiesto il raggiungimento di un'età anagrafica specifica e il possesso di un reddito inferiore a una soglia stabilita annualmente dalla legge, verificabile sul sito dell'Istituto di Previdenza.


Invece, la pensione di vecchiaia è una prestazione previdenziale destinata ai lavoratori che hanno raggiunto l'età pensionabile e accumulato un determinato numero di anni di contributi previdenziali. 


Un'altra differenza rilevante riguarda l'importo delle prestazioni. L'assegno sociale ha un importo fisso e ridotto rispetto alla pensione di vecchiaia e può variare in base alla situazione reddituale e familiare dell'interessato, mentre l'importo della pensione di vecchiaia dipende dal sistema di calcolo applicato (contributivo, misto o retributivo) e dall'ammontare dei contributi versati nel corso della carriera lavorativa.

La normativa attualmente in vigore in Italia

La pensione di vecchiaia è regolata da diverse leggi e decreti legislativi che definiscono i requisiti e le modalità di accesso. Il riferimento principale è la Legge Fornero, introdotta con il Decreto Legge n. 201/2011, noto anche come Decreto Salva Italia, convertito nella Legge n. 214/2011. Questa legge ha riformato profondamente il sistema pensionistico italiano, introducendo, tra le altre cose, l'età di 67 anni come requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, adeguato agli incrementi della speranza di vita.

Un'altra norma rilevante è la Legge n. 335/1995, conosciuta come Riforma Dini, che ha introdotto il sistema contributivo, affiancandosi al preesistente sistema retributivo. La legge prevede che i lavoratori con contribuzione antecedente al 1996 abbiano la pensione calcolata con il sistema misto, mentre quelli con contribuzione successiva, utilizzino il sistema contributivo.

Il Decreto Legislativo n. 503/1992, o Riforma Amato, è un altro pilastro che stabiliva i primi requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione di vecchiaia, insieme alle prime deroghe per alcune categorie di lavoratori. La normativa attuale prevede anche deroghe per alcune categorie come i lavoratori precoci, gravosi e usuranti.


Le circolari INPS continuano a fornire chiarimenti e aggiornamenti su come applicare queste leggi, tra cui la Circolare INPS n. 16/2013, che specifica i dettagli operativi della "Deroga Amato" per accedere alla pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi.
Infine, le norme vigenti considerano le modifiche e le integrazioni introdotte dalle successive leggi di bilancio, come gli aggiornamenti sui requisiti di età e contributi per il pensionamento, e le regole sulla cumulabilità della pensione con redditi da lavoro. È essenziale tenere conto delle circolari informative pubblicate periodicamente dall'INPS.
 

Le circolari INPS sulla pensione di vecchiaia più importanti con spiegazione e chiarimenti

Le circolari INPS rappresentano uno strumento cruciale per comprendere e applicare correttamente le normative sulla pensione di vecchiaia. Tra le più rilevanti, troviamo la Circolare INPS n. 16/2013, che chiarisce l'applicazione della Deroga Amato. Questo documento spiega come i lavoratori con 15 anni di contributi possono ancora accedere alla pensione di vecchiaia nonostante le modifiche legislative introdotte dalla Riforma Fornero.

Importante è anche la Circolare INPS n. 19/2020, che fornisce dettagli sugli adeguamenti alla speranza di vita stabiliti dal Decreto Legge n. 4/2019 e specifica come i requisiti anagrafici aumentino di anno in anno per adeguarsi alle statistiche demografiche, con un impatto diretto sulla data di accesso alla pensione di vecchiaia.

Un altro documento fondamentale è la Circolare INPS n. 126/2018, che tratta i benefici destinati ai lavoratori impegnati in attività usuranti e gravose. Questa circolare esplicita le condizioni di accesso alla pensione con requisiti agevolati, come il mancato adeguamento alla speranza di vita per coloro che abbiano maturato almeno 30 anni di contributi e svolto lavori gravosi per un periodo minimo di sette anni negli ultimi dieci anni di attività.

La Circolare INPS n. 35/2012 è altrettanto rilevante. Essa chiarisce le modalità di calcolo della pensione di vecchiaia per i lavoratori che hanno contribuzione sia nel sistema retributivo che in quello contributivo, definendo i criteri di ripartizione tra i due sistemi, a seconda della data di inizio della contribuzione.

Infine, non si può dimenticare la Circolare INPS n. 63/2011, che fornisce indicazioni operative sulla presentazione delle domande di pensione di vecchiaia e riporta tutti i documenti necessari, le tempistiche e le modalità di inoltro delle richieste, facilitando il processo per i richiedenti.

Come funziona la pensione di vecchiaia

La pensione di vecchiaia funziona sulla base di due requisiti principali: età anagrafica e contributi versati. Le modalità di calcolo della pensione variano a seconda del sistema (retributivo, misto o contributivo) in cui rientra il lavoratore. La domanda va presentata all'INPS, che verifica i requisiti e calcola l'importo dell'assegno pensionistico.

I requisiti necessari per accedervi

Per accedere alla pensione di vecchiaia in Italia, è necessario soddisfare due requisiti fondamentali: l'età anagrafica e l'anzianità contributiva. Attualmente, l'età minima richiesta è di 67 anni, limite di età soggetto a periodici adeguamenti in base alla speranza di vita rilevata dall'ISTAT

Oltre al requisito anagrafico, è necessario aver maturato almeno 20 anni di contributi previdenziali, che possono comprendere i contributi obbligatori, volontari, figurativi e da riscatto. La totalizzazione dei periodi contributivi è consentita anche per i lavoratori che hanno versato contributi in diverse gestioni.

Le disposizioni normative prevedono inoltre delle deroghe per specifiche categorie di lavoratori. Per esempio, i lavoratori riconosciuti invalidi in misura pari o superiore all'80% possono accedere alla pensione con requisiti anagrafici ridotti.

Età

Il requisito dell'età è fondamentale per accedere alla pensione di vecchiaia in Italia. Oggi, l'età minima per il pensionamento è fissata a 67 anni e può essere soggetta ad adeguamenti periodici basati sulle statistiche della speranza di vita Istat, stabiliti per mantenere la sostenibilità del sistema pensionistico in un contesto demografico in continua evoluzione.

Attualmente, gli adeguamenti sono bloccati fino al 2026, come stabilito dall'ultima legge di bilancio, ma riprenderanno successivamente in base agli andamenti demografici. Categorie particolari di lavoratori, come quelli impiegati in attività gravose o usuranti o lavoratori invalidi in misura pari o superiore all'80%, o i lavoratori non vedenti, possono godere di deroghe che consentono un accesso anticipato alla pensione.

Contributi

I contributi richiesti per andare in pensione di vecchiaia devono essere almeno di 20 anni e possono derivare da varie fonti, tra cui lavoro dipendente, lavoro autonomo, contribuzione volontaria e periodi di riscatto. Possono essere inclusi nel calcolo anche i contributi figurativi, ovvero periodi accreditati senza effettivo versamento, come la disoccupazione indennizzata o il servizio militare.

Ai fini della pensione di vecchiaia vale anche il principio di totalizzazione, che permette di sommare contributi versati in diverse gestioni previdenziali, facilitando così l'accesso alla pensione per chi ha avuto carriere lavorative frammentate. Si tratta di un sistema particolarmente utile per i lavoratori che hanno versato contributi sia nell'Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) sia nella Gestione Separata.

Anche il cumulo gratuito consente di unire i contributi maturati in diverse casse previdenziali per ottenere un unico trattamento pensionistico, senza dover ricorrere alla ricongiunzione onerosa.

Esistono poi deroghe specifiche legate alla Legge Amato che permettono a particolari categorie di lavoratori di accedere alla pensione con soli 15 anni di contributi se maturati entro il 31 dicembre 1992.

Ogni quanto cambia l'età per andare in pensione di vecchiaia e perchè?

L'età per andare in pensione di vecchiaia in Italia è soggetta a variazioni periodiche principalmente a causa degli adeguamenti alla speranza di vita Istat. Questi adeguamenti sono stati introdotti per mantenere la sostenibilità del sistema pensionistico in un contesto demografico in continua evoluzione. 

Secondo la normativa attuale, l'età pensionabile di 67 anni è stata fissata tenendo conto delle previsioni di longevità. Dal 2013, gli adeguamenti avvengono in genere ogni due anni e vengono comunicati attraverso apposite circolari INPS che forniscono i dettagli sull'incremento previsto e la sua applicazione.

Per esempio, dal 1° gennaio 2013, l'età pensionabile è stata aumentata di tre mesi, seguita da ulteriori incrementi di quattro mesi nel 2016 e cinque mesi nel 2019, come previsto dal Decreto Legislativo n. 503/1992 e successive modifiche. Tuttavia, per il biennio 2021-2022, non sono stati previsti ulteriori incrementi. La Legge di Bilancio per il 2023 ha congelato ulteriormente gli adeguamenti, fermando l'età pensionabile a 67 anni fino al 2026.

Queste variazioni sono motivate dal bisogno di garantire che il sistema pensionistico rimanga finanziariamente sostenibile nel lungo periodo. Man mano che la speranza di vita aumenta, è necessario incrementare l'età pensionabile per evitare un eccessivo squilibrio tra il numero di anni in cui si lavora e quelli in cui si percepisce la pensione. Questo meccanismo di collegamento automatico tra età pensionabile e aspettativa di vita è una misura adottata anche in altri Paesi europei.

Tuttavia, i cambiamenti nell'età pensionabile possono essere sospesi o modificati attraverso interventi legislativi mirati. Per esempio, deroghe sono spesso previste per lavoratori impiegati in attività gravose o usuranti, che possono accedere alla pensione con requisiti di età meno rigorosi.

Se non si raggiungono i contributi richiesti si può andare lo stesso in pensione e quando?

Se un lavoratore non riesce a raggiungere i 20 anni di contributi necessari per accedere alla pensione di vecchiaia, esistono comunque delle possibilità per ottenere un trattamento pensionistico. Una delle opzioni è quella di attendere fino ai 71 anni di età, a condizione di aver maturato almeno 5 anni di contribuzione effettiva. Questo caso riguarda principalmente i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996 e non riescono a raggiungere il requisito minimo di importo pensionistico.

Un'altra opzione riguarda le deroghe previste dalla normativa precedente, come la Deroga Amato, che permette ai lavoratori con almeno 15 anni di contribuzione entro il 31 dicembre 1992 e a coloro che sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria prima di tale data di andare in pensione di vecchiaia con il solo requisito anagrafico dei 67 anni.

Infine, alcuni lavoratori potrebbero considerare l'opzione di effettuare dei versamenti volontari per colmare i periodi di contribuzione mancanti. Questa opzione è particolarmente utile per chi è prossimo a raggiungere i 20 anni di contributi ma ha interruzioni nel proprio percorso lavorativo. La prosecuzione volontaria deve essere autorizzata dall'INPS e comporta il pagamento autonomo dei contributi mancanti.

La totalizzazione e il cumulo gratuito dei contributi sono altre soluzioni che permettono di sommare i periodi contributivi versati in diverse gestioni previdenziali, senza l'onere della ricongiunzione. Questo meccanismo è utile per chi ha contributi frazionati in più casse previdenziali e non raggiunge il minimo richiesto in ciascuna di esse.

Casi particolari e deroghe che consentono di avere la pensione di vecchiaia

Esistono diversi casi particolari e deroghe che permettono l'accesso alla pensione di vecchiaia anche con requisiti ridotti. Tra questi, la Deroga Amato consente ai lavoratori con almeno 15 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 1992 di ottenere la pensione a 67 anni. Altri casi riguardano i lavoratori invalidi con un'invalidità pari o superiore all'80%, che possono andare in pensione a 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini. Anche i lavoratori non vedenti e quelli impegnati in attività gravose o usuranti possono beneficiare di requisiti di età e contribuzione agevolati.

Accesso alla pensione di vecchiaia per alcune categorie particolari che godono di particolari deroghe

L'accesso alla pensione di vecchiaia per alcune categorie particolari di lavoratori prevede requisiti agevolati rispetto a quelli standard. Diverse normative e circolari INPS regolano queste eccezioni, garantendo modalità d’uscita flessibili in funzione delle particolari condizioni di lavoro svolto.

Per i lavoratori impegnati in attività gravose o usuranti, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia con requisiti differenti. Il Decreto Legislativo n. 67/2011 stabilisce che chi ha svolto lavori gravosi per almeno sette degli ultimi dieci anni può accedere alla pensione con un'agevolazione sull'età anagrafica, purché siano stati maturati i 30 anni di contributi necessari. Queste attività comprendono mestieri come operai edili, macchinisti, infermieri turnisti, tra gli altri.

Un altro caso riguarda i lavoratori invalidi con un grado di invalidità pari o superiore all’80%, che possono accedere alla pensione di vecchiaia a 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini a condizione, comunque, di aver maturato il requisito contributivo minimo di 20 anni. A tal fine, è obbligatorio sottoporsi a visita medica per l'accertamento dell'invalidità presso l’INPS.

Per quanto riguarda i lavoratori non vedenti, le donne possono andare in pensione a 55 anni con almeno 10 anni di contributi, mentre gli uomini a 60 anni di età e con almeno 10 anni di contributi o a 55 anni con 20 anni di contributi se la cecità è insorta prima dell'inizio dell'attività lavorativa o del versamento dei contributi.

Sono, inoltre, previste agevolazioni per le donne lavoratrici madri, come una riduzione dell'età pensionabile di quattro mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi in totale e valida solo se la lavoratrice non ha raggiunto il requisito contributivo utilizzando già altre agevolazioni, e per i lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni e possono andare in pensione solo con 41 anni di contribuzione.

Le deroghe previste per i lavoratori invalidi

Le deroghe previste per i lavoratori invalidi consentono a questi soggetti di accedere alla pensione di vecchiaia con requisiti meno rigidi rispetto alla normativa standard. In particolare, i lavoratori con un'invalidità riconosciuta pari o superiore all’80% possono godere di un’età pensionabile ridotta: 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini. Resta fermo a 20 anni il requisito contributivo. 

Per accedere a questa deroga, l'invalidità deve essere stata accertata attraverso una visita medica effettuata presso le strutture dell’INPS o da enti convenzionati. Dopodicchè i lavoratori invalidi devono presentare una domanda specifica per ottenere la pensione di vecchiaia in deroga, allegando tutta la documentazione medica che attesta lo stato di invalidità. L'Istituto di Previdenza, una volta ricevuta la domanda e verificata la documentazione, procede con l'eventuale concessione del trattamento pensionistico agevolato.

Oltre all'accesso anticipato alla pensione di vecchiaia, i lavoratori invalidi possono beneficiare di ulteriori agevolazioni. Ad esempio, l'invalidità permette di accumulare più facilmente periodi di contribuzione figurativa, utili per raggiungere il minimo contributivo richiesto.

Le deroghe previste per i lavoratori non vedenti

Le deroghe previste per i lavoratori non vedenti permettono l'accesso alla pensione di vecchiaia con requisiti particolarmente agevolati. La normativa distingue tra lavoratori non vedenti dalla nascita o prima dell'inizio dell'attività lavorativa e coloro che hanno perso la vista dopo aver cominciato a lavorare.

Per i lavoratori non vedenti dalla nascita o prima dell'inizio dell'attività lavorativa, i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia sono:

  • Donne: 55 anni di età con almeno 10 anni di contributi oppure 50 anni di età con almeno 20 anni di contributi.
  • Uomini: 60 anni di età con almeno 10 anni di contributi oppure 55 anni di età con almeno 20 anni di contributi.

Per i lavoratori che hanno perso la vista dopo l'inizio dell'attività lavorativa, i requisiti sono leggermente diversi:

  • Donne: 55 anni di età con almeno 10 anni di contributi oppure 56 anni di età con almeno 15 anni di contributi se la cecità è insorta dopo l'inizio dell'attività lavorativa.
  • Uomini: 60 anni di età con almeno 10 anni di contributi oppure 61 anni di età con almeno 15 anni di contributi se la cecità è insorta dopo l'inizio dell'attività lavorativa.

La determinazione dello stato di non vedente deve essere certificata dalle autorità competenti e i dettagli specifici delle condizioni richieste possono variare. Oltre ai requisiti di età e contributi, è necessario che i lavoratori non vedenti soddisfino anche i requisiti generali per l'accesso alla pensione di vecchiaia, come la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. 

Lavoratrici e lavoratori senza contribuzione al 31.12.1995

I lavoratori e le lavoratrici che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996 rientrano nel sistema contributivo, introdotto dalla Legge n. 335/1995, conosciuta come Riforma Dini. Per questi soggetti, l'accesso alla pensione di vecchiaia è regolato da requisiti specifici.

La legge Dini richiedeva due requisiti: l’età pensionabile, fissata in 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, e l’anzianità contributiva, che era variabile, per cui ai lavoratori ai quali si applicava il sistema retributivo era richiesta una contribuzione minima di 20 anni, mentre bastavano 15 anni di contributi a coloro che al 31 dicembre 1992:

  • avevano già compiuto l’età pensionabile richiesta ai tempi;
  • avevano maturato già tale anzianità;
  • erano stati autorizzati ai versamenti volontari.

Ai lavoratori cui si applicava il sistema contributivo era, invece, richiesta una contribuzione minima di 5 anni e potevano accedere alla pensione di vecchiaia a condizione di:

  • aver maturato 40 anni di contribuzione (a prescindere dall’età anagrafica);
  • aver maturato 35 anni e aver raggiunto l’età anagrafica prevista per la pensione di anzianità.

Tuttavia, l’accesso alla pensione di vecchiaia prima del 65esimo anno di età era consentito solo se il soggetto aveva maturato il diritto ad una pensione dell’importo di almeno 1,2 volte l’importo dell’assegno sociale.

Lavoratrici e lavoratori con contribuzione anteriore al 31.12.1995

I lavoratori e le lavoratrici con contribuzione anteriore al 31 dicembre 1995 rientrano prevalentemente nel sistema misto di calcolo della pensione, il quale combina elementi del sistema retributivo e del sistema contributivo. Questo aspetto è regolato principalmente dalla Legge n. 335/1995 (Riforma Dini) e dalla successiva Legge Fornero (Decreto legge n. 201/2011, convertito nella Legge n. 214/2011).

Per accedere alla pensione di vecchiaia, tali lavoratori devono soddisfare requisiti anagrafici e contributivi specifici. È necessario aver compiuto 67 anni di età e aver maturato almeno 20 anni di contributi

Il calcolo della pensione per chi ha contribuzione anteriore al 31 dicembre 1995 avviene quindi in modo diversificato: i contributi versati fino al 1995 vengono considerati con il sistema retributivo, che tiene conto delle retribuzioni percepite durante la carriera lavorativa; i contributi versati dal 1° gennaio 1996 in poi sono, invece, calcolati con il sistema contributivo, che si basa sui contributi effettivamente versati e sui coefficienti di trasformazione.

Per i lavoratori con anzianità contributiva elevata, esiste un’altra possibilità: l'accesso alla pensione anticipata, che permette di andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall'età anagrafica.

Tabella pensione di vecchiaia nel sistema misto

Il sistema misto di calcolo della pensione di vecchiaia si applica ai lavoratori che hanno versato contributi sia prima che dopo il 31 dicembre 1995. Questo sistema combina criteri del sistema retributivo e del sistema contributivo, bilanciando i vantaggi e le limitazioni di entrambi. Di seguito, presento una tabella esplicativa e un'analisi dettagliata sulle modalità di calcolo per la pensione di vecchiaia nel sistema misto.

Anno di Contribuzione Calcolo per Sistema Retributivo Calcolo per Sistema Contributivo Totale Pensione
Fino al 31/12/1995 Quota A   Quota A + Quota B
Dal 01/01/1996   Quota B

Quota A (Sistema Retributivo): È la parte di pensione calcolata in base al sistema retributivo per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 che considera solo le retribuzioni percepite durante la carriera lavorativa, con una media degli ultimi anni di stipendio per determinare l'importo della pensione.

Quota B (Sistema Contributivo): È la parte di pensione calcolata in base al sistema contributivo per i contributi versati dal 1° gennaio 1996 in poi. In questo sistema, l'importo della pensione si basa esclusivamente sui contributi versati durante la propria carriera lavorativa, rivalutati e convertiti in rendita tramite i coefficienti di trasformazione.

Esempio Pratico: Consideriamo un lavoratore con 30 anni di contribuzione nel sistema retributivo (fino al 31/12/1995) e 20 anni nel sistema contributivo (dal 01/01/1996). Il calcolo della pensione di vecchiaia sarà così strutturato:

  • Quota A (Retributiva): Media delle retribuzioni degli ultimi 10 anni di contribuzione fino alla fine del 1995.
  • Quota B (Contributiva): Somma dei contributi versati dal 1996 fino alla pensione, rivalutati ai tassi di crescita annuale del PIL.

Prestazione finale: La pensione complessiva sarà la somma di Quota A e Quota B, come illustrato nella tabella sopra indicata.

Adeguamenti periodici: Entrambe le quote della pensione (A e B) sono soggette a verifiche e possibili adeguamenti basati su incrementi della speranza di vita e inflazione.

Possiamo osservare diversi scenari di calcolo:

Scenario Quota A Quota B Totale Pensione
Scenario 1: Carriera Lineare €15,000 €12,000 €27,000
Scenario 2: Progressiva Crescita Retributiva €18,000 €14,000 €32,000
Scenario 3: Carriera Intermittente €12,000 €10,000 €22,000

Scenario 1 - Carriera Lineare: Questo scenario rappresenta un lavoratore con una carriera lavorativa costante e retribuzioni uniformi. La media retributiva degli ultimi 10 anni fino al 1995 dà un totale di €15,000 (Quota A), e i contributi versati dal 1996 danno un totale di €12,000 (Quota B).

Scenario 2 - Progressiva Crescita Retributiva: Questo scenario considera un lavoratore che ha visto una crescita sostanziale nelle retribuzioni. La media retributiva degli ultimi 10 anni fino al 1995 dà un totale di €18,000 (Quota A), e i contributi versati dal 1996 danno un totale di €14,000 (Quota B).

Scenario 3 - Carriera Intermittente: Un lavoratore con periodi di disoccupazione o attività freelance. La media retributiva fino al 1995 è inferiore, con un totale di €12,000 (Quota A), e i contributi versati dal 1996 danno un totale di €10,000 (Quota B).

Tabella pensione di vecchiaia nel sistema contributivo

Il sistema contributivo è il metodo di calcolo della pensione che si applica ai lavoratori che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996. Questo sistema si basa sulla somma dei contributi effettivamente versati durante la vita lavorativa, rivalutati annualmente, e convertiti in rendita pensionistica attraverso i coefficienti di trasformazione. Di seguito, una tabella esemplificativa e un'analisi dettagliata sulle modalità di calcolo per la pensione di vecchiaia nel sistema contributivo.

Anno di Contribuzione Contributi Versati Rivalutazione Montante Contributivo Coefficiente di Trasformazione Pensione Annuo Lorda
Fino al 30° Anno €15,000 1.5% €15,225 5.575% €10,365
Dal 30° al 40° Anno €25,000 1.5% €25,375
Dal 40° al 50° Anno €35,000 1.5% €35,525

Contributi Versati: Si riferisce ai contributi effettivamente versati dal lavoratore. Nel sistema contributivo, viene preso in considerazione l'importo totale dei contributi versati anno per anno.

Rivalutazione: I contributi versati vengono annualmente rivalutati in base al tasso di crescita del PIL, per preservarne il valore nel tempo. In questo esempio, ipotizziamo una rivalutazione annua dell'1.5%.

Montante Contributivo: È il totale dei contributi versati, rivalutati della percentuale stabilita. Rappresenta la base su cui verrà calcolata la rendita pensionistica.

Coefficiente di Trasformazione: Viene applicato al montante contributivo e varia a seconda dell'età del pensionando al momento della richiesta. Il coefficiente di trasformazione trasforma il montante contributivo in una pensione annua lorda. Nel nostro esempio, utilizziamo il coefficiente per un pensionando di 67 anni, che attualmente è del 5,723%.

Pensione Annuo Lorda: È il risultato della moltiplicazione del montante contributivo totale per il coefficiente di trasformazione. Rappresenta la pensione annua lorda che il lavoratore percepirà. Nel nostro esempio, il montante contributivo totale di €76,125, applicando il coefficiente di trasformazione di 5.723%, determina una pensione annua lorda di €10,365.

Esempio Pratico: Consideriamo un lavoratore con 50 anni di carriera contributiva. Ipotizziamo che abbia versato contributi per un totale di €15,000 nei primi 30 anni, €25,000 nei successivi 10 anni, e €35,000 negli ultimi 10 anni.

  • Montante Contributivo Fino al 30° Anno: €15,000 + 1.5% di rivalutazione annuale, pari a €15,225.
  • Montante Contributivo Dal 30° al 40° Anno: €25,000 + 1.5% di rivalutazione annuale, pari a €25,375.
  • Montante Contributivo Dal 40° al 50° Anno: €35,000 + 1.5% di rivalutazione annuale, pari a €35,525.

Totale Montante Contributivo: La somma delle rivalutazioni di ciascuno dei contributi versati durante la carriera lavorativa, ossia €76,125.

Pensione Annuo Lorda: Applicando il coefficiente di trasformazione di 5.575% al montante contributivo totale di €76,125 si ottiene €10,365 l'anno.

Adeguamenti periodici: Tale pensione viene poi soggetta a verifiche e possibili adeguamenti basati su incrementi della speranza di vita e inflazione.

Possiamo osservare diversi scenari di calcolo:

Scenario Contributi Versati Tasso Rivalutazione Montante Contributivo Coefficiente trasformazione Pensione Annuo Lorda
Scenario 1: Carriera Lineare €100,000 1.5% €103,812 5.575% €5,784
Scenario 2: Progressiva Crescita €150,000 1.5% €159,181 5.575% €8,868
Scenario 3: Discontinuità €70,000 1.5% €71,201 5.575% €3,969

Scenario 1 - Carriera Lineare: Un lavoratore con retribuzioni stabili e costanti accumula un contributo totale di €100,000 rivalutato a €103,812. Applicando il coefficiente di trasformazione, la pensione annua lorda sarà di €5,784.

Scenario 2 - Progressiva Crescita Retributiva: Considerando una carriera con incremento sostanziale delle retribuzioni, i contributi ammontano a €150,000 rivalutati a €159,181. Applicando il coefficiente di trasformazione, la pensione annua lorda sarà di €8,868.

Scenario 3 - Carriera Discontinua: Un lavoratore con periodi di disoccupazione ha versato un totale di €70,000, rivalutato a €71,201. Applicando il coefficiente di trasformazione, la pensione annua lorda sarà di €3,969.

Grazie a questo metodo di calcolo, il sistema contributivo offre una maggiore trasparenza e equità, poiché l'importo della pensione è strettamente legato ai contributi effettivamente versati.

Si può accedere alla pensione di vecchiaia senza contributi e senza aver mai lavorato?

In Italia, accedere alla pensione di vecchiaia senza aver mai versato contributi e senza aver mai lavorato non è possibile. La pensione di vecchiaia si basa, infatti, sui contributi versati durante la carriera lavorativa e proprio in base ad essi viene effettuato il calcolo dell'importo del trattamento finale.

Se non si versano i contributi necessari o non si lavora mai, l'unica alternativa possibile che si può avere è l’assegno sociale. Si tratta di una prestazione di natura assistenziale rivolta a chi si trova in condizioni economiche disagiate e ha raggiunto una certa età. Attualmente, l'età minima per richiedere l'assegno sociale è di 67 anni e bisogna soddisfare le condizioni economiche previste dalla legge.

Per accedere al beneficio, è necessario che il richiedente abbia la residenza stabile e continuativa in Italia da almeno 10 anni e che il suo reddito annuo, insieme a quello dell'eventuale coniuge, non superi determinati limiti stabiliti annualmente. La misura ha, dunque, una funzione di supporto minimo vitale e non equivale a una pensione di vecchiaia per importo e condizioni.

Chi non ha mai diritto alle pensione di vecchiaia

Alcuni individui non hanno mai diritto alla pensione di vecchiaia in Italia. Si tratta, in particolare, di coloro che:

  • non hanno mai versato contributi previdenziali durante la loro vita lavorativa;
  • raggiungono il requisito di età anagrafica previsto dalla legge (attualmente fissato a 67 anni);
  • non riescono a raggiungere il requisito di importo minimo della pensione in base al sistema contributivo, che deve essere almeno pari a 1,5 volte l'assegno sociale, e devono aspettare pertanto i 71 anni di età, purché abbiano almeno 5 anni di contribuzione effettiva (escludendo i contributi figurativi);
  • non soddisfano i requisiti di residenza continuativa in Italia per almeno 10 anni. 

Chi può andare in pensione di vecchiaia con soli 15 anni di contributi? Quando e come? E con quali importi?

Esistono delle categorie specifiche di lavoratori che possono accedere alla pensione di vecchiaia con soli 15 anni di contributi, grazie a deroghe previste dalla legislazione italiana. Le principali deroghe sono definite dalla cosiddetta Deroga Amato, che stabilisce che i lavoratori che hanno maturato almeno 15 anni di contribuzione entro il 31 dicembre 1992 possono ottenere la pensione di vecchiaia al raggiungimento dell'età anagrafica prevista.

Si tratta di una possibilità che vale per i lavoratori dipendenti, gli autonomi e gli iscritti alle gestioni sostitutive dell'Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO).

Rientrano in tale deroga anche i lavoratori con un'anzianità contributiva di almeno 25 anni e che hanno lavorato per almeno 10 anni a periodi non inferiori a 52 settimane annue, come i lavoratori stagionali o coloro con carriere lavorative discontinue.

Queste deroghe permettono di accedere alla pensione di vecchiaia al compimento dell’età anagrafica (ora di 67 anni), senza dover necessariamente raggiungere i 20 anni di contribuzione richiesta.

Per quanto riguarda gli importi, questi variano in base ai contributi effettivamente versati e al sistema di calcolo applicato. Se i 15 anni di contributi sono stati versati prima del 31 dicembre 1995, la pensione viene calcolata prevalentemente con il sistema retributivo, che considera gli ultimi anni di retribuzioni per determinare l'importo. Se, invece, i contributi sono stati versati dopo tale data, la pensione sarà calcolata con il sistema contributivo, basato sui contributi effettivamente versati.

Se mi mancano dei contributi per aver diritto alle pensione di vecchiaia come posso fare? Tutti i sistemi per ottenerli

Per i lavoratori ai quali mancano dei contributi per raggiungere i requisiti per la pensione di vecchiaia, la normativa italiana prevede diversi sistemi per colmare tali lacune contributive. Ecco le principali opzioni disponibili:

  • versamenti volontari: i lavoratori possono optare per la prosecuzione volontaria dei contributi, purché abbiano almeno 5 anni di contribuzione complessiva o 3 anni nei cinque anni che precedono la richiesta. Questa procedura permette di versare volontariamente i contributi mancanti, con importi calcolati sulla base delle ultime retribuzioni percepite. La domanda di autorizzazione deve essere presentata all'INPS e, una volta concessa, il lavoratore può continuare a versare i contributi fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione;
  • riscatto di periodi non lavorativi: è possibile riscattare alcuni periodi non coperti da contribuzione, come gli anni di laurea (con un massimo di riscatto di 5 anni), i periodi di servizio militare, i periodi di congedo parentale non retribuito e altre situazioni specifiche previste dalla legge. Il riscatto degli anni di laurea prevede un costo calcolato sulla base dell'ultima retribuzione percepita e può essere richiesto anche in modo rateale;
  • versamento dei contributi figurativa, che permettono di accreditare contributi per periodi di inattività lavorativa imputabili a situazioni specifiche come malattia, disoccupazione indennizzata, maternità obbligatoria, servizio militare e altro ancora;
  • totalizzazione e cumulo contributivo, che consente a coloro che hanno versato contributi in diverse gestioni previdenziali, anche all'estero, di  sommare i vari periodi contributivi versati in diverse casse previdenziali senza dover ricorrere alla costosa ricongiunzione;
  • contribuzione estera, per cui i lavoratori che hanno versato contributi in Paesi con cui l'Italia ha stipulato convenzioni bilaterali sulla sicurezza sociale possono utilizzare questi contributi per raggiungere i requisiti per la pensione. È possibile richiedere la totalizzazione dei contributi esteri, che vengono considerati equivalenti a quelli versati in Italia.

Per sfruttare al meglio tutte queste possibilità, è utile richiedere un estratto conto contributivo all'INPS, che permette di verificare i periodi di contribuzione già accumulati e identificare eventuali lacune.

Domanda pensione di vecchiaia

La domanda per la pensione di vecchiaia deve essere presentata all'INPS quando si raggiungono i requisiti di età e contribuzione. È possibile fare la domanda online tramite il portale INPS, utilizzando le credenziali SPID, CIE o CNS. In alternativa, ci si può rivolgere ai Caf o ai Patronati per ricevere assistenza nella compilazione e nell'invio della domanda di pensione. È necessario allegare tutta la documentazione richiesta, tra cui l'estratto conto contributivo, dati anagrafici e, eventualmente, certificati medici per categorie specifiche come i lavoratori invalidi.

Come fare domanda

Per fare la domanda di pensione di vecchiaia, è necessario seguire alcuni passaggi fondamentali. In primo luogo, bisogna assicurarsi di avere i requisiti di età e di contribuzione richiesti. Dopodicchè si può presentare in diverse modalità che sono:

  • Online tramite il portale INPS e bisogna avere le credenziali SPID, CIE o CNS, seguire il percorso indicato (es. "Domanda di Prestazioni Pensionistiche") e compilare tutti i campi richiesti, allegando la documentazione necessaria;
  • rivolgendosi a Caf o Patronati, esperti nella gestione delle pratiche pensionistiche e possono fornire consulenza su eventuali dubbi o esigenze particolari;
  • tramite il Contact Center dell'Istituto di Previdenza, chiamando il numero verde 803164 (gratuito da telefono fisso) o il numero 06 164164 (da mobile, con tariffazione a carico dell'utente). Un operatore guiderà nella compilazione della domanda e nella verifica dei requisiti.

Una volta compilata e inviata la domanda, l'Ente previdenziale procede con la verifica dei requisiti e della documentazione. In caso di esito positivo, comunica la decorrenza della pensione e gli importi previsti. 

Procedura e documenti

La procedura per la richiesta della pensione di vecchiaia prevede alcuni passaggi fondamentali e la presentazione di specifici documenti. 

Procedura:
Per prima cosa, è necessario verificare preventivamente i propri requisiti di età e contributi tramite l'estratto conto contributivo INPS. Una volta accertati i requisiti, si può avviare la procedura online, o contattando il numero verde Inps o rivolgendosi a Caf e Patronati.

Documenti richiesti:

La documentazione da presentare varia in base alla situazione personale del richiedente, ma generalmente include:

  • documento di identità e codice fiscale, necessari per l'identificazione del richiedente;
  • estratto conto contributivo, fondamentale per verificare i periodi di contribuzione e accertare il diritto alla pensione.
  • dichiarazione di cessazione dell'attività lavorativa dipendente, necessaria solo se il richiedente è un lavoratore dipendente e che conferma che il rapporto di lavoro è terminato, un requisito obbligatorio per accedere alla pensione di vecchiaia;
  • certificati medici, se la domanda è basata su condizioni di salute particolari o si richiede una deroga per invalidità, è necessario allegare la relativa documentazione medica.

Altri documenti possono essere richiesti in base a situazioni specifiche, come certificati di residenza, dichiarazioni reddituali o attestazioni di servizio militare. È importante preparare tutta la documentazione con attenzione per evitare ritardi nella procedura.

Una volta completata la domanda e allegati tutti i documenti richiesti, viene inviata all'INPS che la esamina, in caso di esito positivo, comunica al richiedente la decorrenza della pensione di vecchiaia e gli importi dovuti. 

Dove fare domanda

Per presentare la domanda di pensione di vecchiaia, è possibile utilizzare diversi canali, ognuno con le proprie peculiarità. Qui di seguito sono riportati i principali luoghi e modalità dove è possibile inoltrare la richiesta.

Online sul portale INPS:
Il metodo più diretto e veloce è l'utilizzo del portale INPS. Per accedere al servizio, è necessario disporre di credenziali personali come SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di Identità Elettronica) o CNS (Carta Nazionale dei Servizi). Una volta effettuato l'accesso, bisogna navigare nel menu "Domanda di Prestazioni Pensionistiche" e seguire le istruzioni per compilare e inviare la domanda. Il sistema guida l'utente passo per passo, richiedendo i vari dati e i documenti necessari.

Rivolgendosi a Caf e Patronati:
I Caf e i Patronati offrono assistenza gratuita nel presentare la domanda di pensione di vecchiaia. Recandosi presso una delle loro sedi, gli operatori qualificati forniscono supporto nella raccolta dei documenti, nella compilazione del modulo di domanda e nell'invio telematico della stessa all'INPS. I Patronati, in particolare, dispongono di approfondite conoscenze sulla legislazione previdenziale e possono fornire consulenza personalizzata per casi specifici.

Contact Center INPS:
Un'altra opzione è quella di presentare la domanda tramite il Contact Center dell'Istituto di Previdenza, chiamando il numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164164 (da rete mobile, a pagamento secondo la tariffa applicata dal proprio gestore telefonico). Gli operatori del Contact Center sono in grado di guidare l'utente nella compilazione della domanda e nella verifica dei requisiti, procedendo successivamente all'invio telematico della richiesta.

Uffici postali:
Sebbene meno comune, in alcune circostanze è possibile presentare la domanda di pensione di vecchiaia anche tramite gli uffici postali, utilizzando il servizio PosteINPS. Gli uffici postali abilitati sono, infatti, in grado di raccogliere i documenti necessari e trasmettere la domanda all'INPS.

Modalità tramite rete consolare:
Per i cittadini italiani residenti all'estero, è possibile presentare la domanda tramite le rappresentanze consolari italiane. Queste strutture forniscono servizi simili a quelli dei Patronati sul territorio nazionale, consentendo di inoltrare la domanda all'INPS senza dover rientrare in Italia.

Domanda online su Internet all'INPS pensione di vecchiaia

Per presentare la domanda di pensione di vecchiaia online tramite il portale INPS è necessario seguire alcuni passaggi fondamentali. È importante avere le credenziali di accesso adeguate, ovvero SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di Identità Elettronica) o CNS (Carta Nazionale dei Servizi). Se non si è già in possesso delle credenziali, è necessario richiederle tramite i rispettivi canali di emissione.

Una volta ottenute le credenziali, si può accedere al portale INPS all'indirizzo www.inps.it. Dopo l'accesso, seguire questo percorso:

  • cliccare su "Accedi ai servizi" e autenticarsi utilizzando le credenziali SPID, CIE o CNS;
  • entrate nella propria Area riservata: Una volta autenticati, navigare nell'area riservata e selezionare la sezione "Domande di pensione" o "Pensione e Previdenza";
  • cercare l'opzione relativa alla domanda di pensione di vecchiaia. Il portale guiderà l'utente attraverso una serie di schermate per l'inserimento delle informazioni necessarie.

Durante la compilazione, vengono richiesti vari dati personali, contributivi e documenti da allegare. È importante avere a portata di mano:

  • documento di identità e codice fiscale del richiedente;
  • estratto conto contributivo; 
  • dichiarazione di cessazione dell'attività lavorativa dipendente (se applicabile), che conferma il termine del rapporto di lavoro.
  • eventuali certificati medici nel caso di richieste basate su invalidità o condizioni di salute specifiche.
  • ulteriori documenti specifici richiesti in base alla propria situazione contributiva e lavorativa.

Una volta completata la compilazione della domanda e caricati tutti i documenti necessari, il portale fornirà la possibilità di rivedere tutte le informazioni inserite per assicurarsi che siano corrette. Dopo la revisione, si potrà procedere con l'invio telematico della domanda.

Dopo l'invio, il sistema rilascia una ricevuta elettronica che certifica l'avvenuta presentazione della domanda. È importante conservare questa ricevuta come prova dell'invio. Sarà possibile seguire lo stato della domanda direttamente sul portale INPS, nell'area riservata, alla sezione "Gestione Domande".

Domanda attraverso Caf e Patronati

Per presentare la domanda di pensione di vecchiaia attraverso Caf e Patronati, occorre seguire alcuni passaggi specifici che facilitano l'intero processo, usufruendo del supporto di professionisti esperti nel settore previdenziale. Questo metodo è particolarmente utile per chi preferisce ricevere assistenza diretta e personalizzata.

Scelta del servizio:
Il primo passo è individuare un Caf (Centro di Assistenza Fiscale) o un Patronato nella propria zona. Entrambi gli enti offrono assistenza gratuita nella gestione delle pratiche previdenziali, inclusa la domanda di pensione di vecchiaia. È possibile effettuare una ricerca online o recarsi direttamente presso una delle sedi locali.

Raccolta dei documenti:
Prima di recarsi al Caf o al Patronato, è necessario raccogliere tutta la documentazione richiesta, sopra già indicata.

Visita al Caf o Patronato:
Una volta raccolti tutti i documenti, il passo successivo è recarsi presso l'ente selezionato. Gli operatori esperti assisteranno il richiedente nella compilazione del modulo di domanda e nella verifica dei requisiti contributivi e di età. Grazie alla loro esperienza, possono identificare eventuali problematiche e suggerire soluzioni.

Compilazione e invio della domanda:
Gli operatori del Caf o Patronato si occuperanno di inserire tutte le informazioni necessarie sulla piattaforma telematica dell'INPS, allegando i documenti richiesti. Dopo aver verificato la correttezza dei dati, procederanno con l'invio telematico della domanda.

Ricevuta e monitoraggio:
Al termine della procedura, il richiedente riceverà una ricevuta che attesta l'invio della domanda. Questo documento è importante perché fornisce la prova dell'avvenuta presentazione e può essere utilizzato per monitorare lo stato della pratica. Gli operatori del Caf o Patronato, inoltre, possono seguire lo stato della domanda e fornire aggiornamenti al richiedente.

Presentare la domanda tramite Caf e Patronati offre numerosi vantaggi, tra cui la possibilità di ricevere una consulenza personalizzata e di evitare errori nella compilazione dei moduli o nella raccolta della documentazione. 

Procedura semplificata di domanda per la pensione di vecchiaia

La procedura semplificata di domanda per la pensione di vecchiaia è stata introdotta per facilitare l'accesso alla prestazione, riducendo tempi e complessità burocratiche e consente ai lavoratori di presentare la propria richiesta in modo più agevole e rapido, sfruttando i servizi digitali messi a disposizione dall'INPS.

Accesso al servizio semplificato:
Per usufruire della procedura semplificata, bisogna entrare nel sito dell'Istituto di Previdenza, inserendo le proprie credenziali personali SPID, CIE o CNS. Dopo l'accesso, bisogna selezionare la sezione dedicata alle domande di pensione.

Prerequisiti automatizzati:
La procedura semplificata prevede che molti dei dati necessari siano precompilati grazie alle informazioni già presenti nei database dell'Ente, permettendo di ridurre notevolmente il margine di errore e velocizzare il processo. Vengono automaticamente verificati i requisiti di età e contribuzione, e il sistema segnala eventuali carenze documentali da colmare.

Compilazione della domanda:
Una volta nella sezione dedicata, il richiedente può compilare il modulo online, seguendo le istruzioni passo per passo. La procedura guidata richiede l'inserimento di alcune informazioni personali e si occupa di richiedere in modo intuitivo tutti i dettagli necessari. I dati precompilati devono essere controllati e confermati dal richiedente.

Allegati e documentazione:
Nonostante la procedura semplificata, potrebbe essere necessario caricare alcuni documenti specifici, come la dichiarazione di cessazione dell'attività lavorativa per i lavoratori dipendenti o certificati medici nel caso di richieste basate su condizioni di salute particolari. Il sistema permette di caricare i file direttamente dal computer o dispositivo utilizzato per fare domanda.

Invio della domanda:
Dopo la verifica di tutti i dati inseriti e il caricamento degli eventuali documenti richiesti, il richiedente può procedere con l'invio telematico della domanda. Il portale rilascia una ricevuta digitale che attesta l'avvenuta presentazione della richiesta e che deve essere conservata come prova dell'invio.

Monitoraggio e aggiornamenti:
Una volta inviata la domanda, è possibile monitorarne lo stato attraverso l'area riservata del portale INPS, alla sezione Gestione Domande. Eventuali aggiornamenti sullo stato della pratica vengono comunicati direttamente nella stessa area, permettendo al richiedente di rimanere sempre informato.

Quando fare domanda di pensione di vecchiaia? Esistono le finstre?

La tempistica su quando fare domanda di pensione di vecchiaia è cruciale per garantire una transizione senza intoppi dalla vita lavorativa al pensionamento. In generale, è consigliabile presentare la domanda circa tre mesi prima di raggiungere l’età pensionabile standard di 67 anni e di soddisfare i requisiti contributivi di 20 anni. Per la pensione di vecchiaa, è bene sottolineare, che non esistono finestre particolari per la presentazione della domanda come nel caso, invece, di altrte forme di pensione anticipata

L’anticipo nella presentazione della domanda è importante per diverse ragioni:

  • verifica dei requisiti, perchè presentare la domanda con anticipo permette all'INPS di verificare la validità dei requisiti contributivi e anagrafici, e di comunicare eventuali problemi o mancanze di documentazione al richiedente in tempi utili per correggerli;
  • prevenzione di ritardi, perchè anticipare la domanda consente di evitare ritardi nella liquidazione del trattamento spettante, garantendo che il primo pagamento avvenga il mese successivo al raggiungimento dell’età pensionabile e dei requisiti contributivi.

Per i lavoratori dipendenti, è fondamentale ricordare che la cessazione del rapporto di lavoro è un requisito imprescindibile per accedere alla pensione di vecchiaia. Quindi, la domanda dovrebbe essere coordinata con la data di cessazione dell'attività lavorativa, per non incorrere in ritardi o complicazioni.

Un aspetto importante riguarda anche i lavoratori del settore pubblico e i settori specifici come quello scolastico. In questi casi, esistono tempistiche particolari: ad esempio, per il personale della scuola, la domanda deve essere presentata entro il mese di gennaio per poter accedere alla pensione dal 1° settembre successivo.

La decorrenza della pensione di vecchiaia

La decorrenza della pensione di vecchiaia si riferisce al momento in cui il diritto alla pensione diventa effettivo e il pensionato inizia a ricevere i pagamenti. In genere, la prestazione decorre dal primo giorno del mese successivo a quello in cui il richiedente ha maturato i requisiti richiesti.

Per i lavoratori dipendenti del settore privato, la pensione decorre dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dei 67 anni e al completamento dei 20 anni di contributi.

Per i dipendenti pubblici, tuttavia, la decorrenza può variare leggermente. Di solito, la pensione ha decorrenza dal giorno successivo a quello di cessazione del servizio, indipendentemente dal mese in cui si verifica.

Nel caso del personale scolastico e AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale), la decorrenza della pensione è fissata rispettivamente al 1° settembre e al 1° novembre dell'anno in cui si raggiungono i requisiti. Questo è dovuto al calendario scolastico e accademico, che prevede l'uscita dei dipendenti al termine dell'anno scolastico o accademico.

Quanto tempo prima conviene fare domanda per la pensione di vecchiaia rispetto alla decorrenza

La tempistica della presentazione della domanda di pensione di vecchiaia può influenzare in modo significativo la decorrenza e la percezione dei benefici. Presentare la domanda con un adeguato anticipo rispetto alla data in cui si maturano i requisiti anagrafici e contributivi è generalmente consigliato, perchè permette di gestire eventuali imprevisti burocratici.

Ad esempio, l'INPS potrebbe richiedere documentazione aggiuntiva o verificare periodi contributivi non registrati correttamente e avere un margine di tempo consente di risolvere queste problematiche senza ritardi nella decorrenza della pensione.

Un altro aspetto da considerare riguarda la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Per i lavoratori subordinati, la pensione di vecchiaia decorre dal mese successivo a quello in cui si cumulano età pensionabile e cessazione del lavoro. Presentare la domanda con un corretto tempismo rispetto alla data di uscita dal lavoro assicura una transizione senza interruzioni economiche.

Infine, considerare la decorrenza può influenzare anche il calcolo del trattamento pensionistico. Più si posticipa la decorrenza, maggiore sarà il montante contributivo e, dunque, la pensione. Tuttavia, è essenziale bilanciare questo aspetto con le esigenze personali e finanziarie, poiché posticipare troppo potrebbe comportare una mancata percezione di reddito pensionistico per un periodo prolungato.

Le tempistiche della pensione di vecchiaia

Le tempistiche della pensione di vecchiaia comprendono vari passaggi, dalla presentazione della domanda all'effettiva erogazione dei benefici. Generalmente, si consiglia di presentare la domanda circa tre mesi prima del raggiungimento dei requisiti. Dopo la verifica dei requisiti da parte dell'INPS, la decorrenza della pensione inizia dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dei requisiti. lo stato della domanda attraverso il portale INPS o il Contact Center è fondamentale per restare aggiornati.

Dopo quanto tempo dalla domanda fatta all'INPS arriva l'approvazione e la conferma di essere in pensione

Dopo aver presentato la domanda di pensione di vecchiaia, i tempi di approvazione e conferma variano in base a diversi fattori, inclusi il periodo dell'anno e la completezza dei documenti forniti. In generale, l'INPS cerca di rispondere entro un termine ordinario di 30 giorni dalla ricezione della domanda.

Verifica dei requisiti: Una volta ricevuta la domanda, l'Istituto procede con la verifica dei requisiti anagrafici e contributivi. Se la documentazione è completa e non sono necessari ulteriori accertamenti, l'approvazione può essere rapida. Tuttavia, se ci sono discrepanze o documenti mancanti, potrebbe richiedere ulteriori informazioni, allungando i tempi di risposta.

Comunicazione dell'approvazione: In caso di esito positivo, l'INPS invia una comunicazione ufficiale al richiedente, confermando la decorrenza della pensione e l'ammontare del trattamento, o tramite posta ordinaria, PEC (posta elettronica certificata) o direttamente nell'Area riservata del richiedente.

Monitoraggio della domanda: È possibile seguire lo stato della propria domanda di pensione attraverso il portale INPS, nella sezione Gestione Domande dell'area riservata per verificare in tempo reale l'avanzamento della pratica e ricevere notifiche su eventuali richieste di documentazione aggiuntiva.

Tempistiche variabili: In periodi di alta affluenza, come la fine dell'anno fiscale o in prossimità di nuove normative previdenziali, i tempi di risposta potrebbero allungarsi leggermente. Tuttavia, l'INPS si impegna a rispettare i termini legali, garantendo al richiedente una risposta tempestiva.

Dopo quanto arriva il primo pagamento dall'INPS dopo accettazione domanda pensione di vecchiaia

Dopo l'accettazione della domanda di pensione di vecchiaia da parte dell'INPS, i tempi per ricevere il primo pagamento possono variare, ma generalmente, avviene entro il mese successivo alla decorrenza della pensione. Per quanta riguarda il primo pagamento, i punti più importanti da ricordare da ricordare sono i seguenti:

  • decorrenza e pagamento, che inizia dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi. Ad esempio, se i requisiti sono stati raggiunti il 15 marzo, la decorrenza partirà dal 1° aprile e il primo pagamento sarà previsto per il mese successivo, dunque il 1° maggio;
  • modalità di pagamento: l'INPS effettua i pagamenti delle pensioni tramite accredito su conto corrente bancario o postale, libretto di risparmio postale o carte prepagate abilitate. È importante assicurarsi che le coordinate bancarie o postali fornite siano corrette e aggiornate per evitare ritardi nei pagamenti;
  • monitoraggio del pagamento, può avvenire direttamente, nella sezione dedicata ai pagamenti delle pensioni, permettendo di avere una visione chiara delle date dei prossimi accrediti e degli importi previsti;
  • possibili ritardi o problemi, per cui è possibile contattare il Contact Center INPS per ottenere chiarimenti e assistenza.

Pensione di vecchiaia e cristalizzazione una volta maturata

La cristallizzazione della pensione di vecchiaia avviene quando un lavoratore ha maturato i requisiti anagrafici e contributivi necessari per la pensione, ma decide di non richiedere immediatamente il trattamento pensionistico. In questo caso, i diritti alla pensione restano validi, fino a quando il lavoratore non decide di presentare la domanda.

La cristallizzazione permette al futuro pensionato di continuare a lavorare o di sospendere temporaneamente l’accesso alla pensione, garantendo che i suoi diritti siano mantenuti inalterati nel tempo. Questo significa che, una volta maturati i requisiti, il diritto alla pensione non può essere perso, indipendentemente dalle eventuali modifiche normative che potrebbero intervenire successivamente.

Pertanto, se la normativa cambia introducendo requisiti più stringenti, chi ha già maturato i requisiti continuerà ad avere diritto alla pensione secondo le condizioni originariamente raggiunte.

Un esempio pratico può chiarire il concetto di cristallizzazione. Supponiamo che un lavoratore abbia maturato i 67 anni di età e 20 anni di contributi il 1° gennaio 2023, ma decida di continuare a lavorare fino al 2025. Anche se nel frattempo venisse introdotta una nuova normativa che aumentasse l'età pensionabile a 68 anni, il lavoratore manterrebbe il diritto a ritirarsi con i requisiti raggiunti nel 2023 grazie alla cristallizzazione.

Si può continuare a lavorare dopo aver preso la pensione di vecchiaia?

Sì, è possibile continuare a lavorare dopo aver preso la pensione di vecchiaia. Non esiste, infatti, un obbligo di cessazione dell'attività lavorativa autonoma o parasubordinata. Tuttavia, per i lavoratori dipendenti resta l'obbligo di cessare il rapporto di lavoro per ottenere la pensione, ma nulla vieta di iniziare una nuova attività lavorativa successivamente. Continuare a lavorare può influenzare il reddito complessivo e la tassazione applicata, ma non incide sull'importo della pensione già maturata.

Come funziona lavorare e nello stesso tempo essere in pensione di vecchiaia

Per i pensionati che decidono di continuare a lavorare, è possibile svolgere un'attività lavorativa sia come dipendenti che come autonomi, senza che ciò influenzi l'importo della pensione di vecchiaia già maturata. Tuttavia, ci sono alcune regole e considerazioni importanti da tenere a mente.

Se un pensionato decide di tornare a lavorare come dipendente, ciò non comporta la revoca della pensione di vecchiaia. Tuttavia, è essenziale che ci sia stata una cessazione del rapporto di lavoro precedente prima del pensionamento. Una volta in pensione, è possibile stipulare un nuovo contratto di lavoro senza alcuna penalizzazione sull'importo pensionistico. Il pensionato percepirà sia il reddito da lavoro che la pensione.

Ai pensionati che scelgono di lavorare come liberi professionisti o autonomi non è richiesto di cessare l'attività per poter iniziare a percepire la pensione di vecchiaia. In questo caso, possono tranquillamente continuare la loro attività, accumulando redditi da lavoro autonomo e da pensione. Tuttavia, i contributi previdenziali versati durante l'attività post-pensionamento possono essere utilizzati per una ricostituzione della pensione, incrementando l'importo pensionistico in futuro.

È fondamentale considerare che il reddito derivante dal lavoro viene cumulato con la pensione e può avere un impatto sulla tassazione complessiva. La somma dei redditi influisce sulla fascia di tassazione IRPEF, potenzialmente aumentando l'imposta complessiva dovuta. I pensionati che continuano a lavorare devono quindi essere consapevoli delle implicazioni fiscali.

Cumulabilità con redditi da lavoro e altre tipologie

La cumulabilità della pensione di vecchiaia con redditi da lavoro e altre tipologie di reddito è un aspetto importante da considerare per i pensionati che decidono di continuare a lavorare o che percepiscono altre fonti di reddito. 

I pensionati che tornano a lavorare come dipendenti o avviando un'attività autonoma possono cumulare la pensione con il reddito da lavoro dipendente e non ci sono limiti o penalizzazioni sull'importo della pensione, ma è importante considerare che il reddito da lavoro sarà soggetto a tassazione IRPEF, sommato alla pensione.

La pensione di vecchiaia può essere cumulata anche con altre tipologie di reddito, come redditi da capitale, locazioni immobiliari, investimenti finanziari, e così via. Anche in questo caso, tali redditi concorrono a costituire il reddito complessivo su cui viene calcolata l'IRPEF. 

Calcolo ed esempi redditi quando si continua a a lavorare e si prende pensione di vecchiaia tra bonus e tassazione

Il calcolo dei redditi per un pensionato che continua a lavorare comporta la somma della pensione di vecchiaia con i redditi derivanti dall'attività lavorativa, tenendo conto della tassazione applicabile. Ecco alcuni esempi pratici per comprendere come funzionano il calcolo e la tassazione di questi redditi:

Esempio 1: Pensione di vecchiaia e lavoro dipendente

  • Pensione di vecchiaia annua lorda: 15.000 euro.
  • Reddito da lavoro dipendente annuo lordo: 20.000 euro.
  • Reddito complessivo annuo lordo: €35.000 (somma della pensione e del lavoro dipendente)

In questo caso, il pensionato è soggetto alla tassazione IRPEF sulla somma complessiva di 35.000 euro secondo gli scaglioni vigenti che sono:

  • 23% fino a 28.000 euro;
  • 35% da 28.001 a 50.000 euro;
  • 43% oltre i 50mila euro.

Il pensionato pagherà il 23% sui primi 28mila euro, il 35% sui successivi,

I contributi previdenziali versati durante l'attività lavorativa successiva al pensionamento possono essere utilizzati per richiedere una ricostituzione della pensione, aumentando l'importo mensile percepito.

Modalità di calcolo della pensione di vecchiaia

Il calcolo della pensione di vecchiaia avviene secondo tre principali modalità: retributivo, contributivo e misto. Il sistema retributivo si basa sulle retribuzioni percepite negli ultimi anni di lavoro, il sistema contributivo considera i contributi versati durante tutta la carriera, mentre il sistema misto combina elementi di entrambi, applicabile a chi ha versato contributi sia prima che dopo il 31 dicembre 1995. Ogni modalità presenta specificità e criteri, determinando diversamente l'importo finale della pensione.

Sistema retributivo, contributivo e misto

I sistemi di calcolo della pensione di vecchiaia in Italia sono tre: retributivo, contributivo e misto. Ognuno di questi sistemi ha specifiche modalità di determinazione dell'importo finale della pensione, basandosi su criteri differenti.

Sistema retributivo:
Il sistema retributivo si basa sulle retribuzioni percepite dal lavoratore negli ultimi anni di attività. L'importo della pensione viene calcolato come percentuale delle ultime retribuzioni, con un massimo di retribuzioni considerate che varia a seconda della normativa vigente. Questo sistema è generalmente più favorevole per chi ha avuto una carriera con redditi crescenti e, in particolare, per chi ha potuto beneficiare di scatti di carriera negli ultimi anni prima del pensionamento. Dal 1° gennaio 2012, questo sistema è stato sostituito dal sistema contributivo per i nuovi iscritti.

Sistema contributivo:
Il sistema contributivo si basa, invece, sui contributi effettivamente versati durante tutta la carriera lavorativa che vengono annualmente rivalutati secondo un tasso di rendimento stabilito per legge e sono trasformati in pensione attraverso i coefficienti di trasformazione, che variano in funzione dell'età di pensionamento. Questo sistema è utilizzato per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996. Il metodo contributivo è meno vantaggioso del vecchio retributivo.

Sistema misto:
Il sistema misto combina elementi del retributivo e del contributivo. Si applica ai lavoratori che hanno iniziato a versare contributi prima del 1° gennaio 1996 e continuato dopo questa data. In questo caso, la pensione è calcolata in due parti: la quota retributiva per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 e la quota contributiva per i contributi versati dal 1° gennaio 1996 in poi.

Esempi di calcolo per diversi scenari

Per comprendere meglio come funziona il calcolo della pensione di vecchiaia in diversi scenari, ecco alcuni esempi pratici basati sui tre sistemi di calcolo: retributivo, contributivo e misto.

Esempio 1: Sistema Retributivo

Giovanni ha lavorato come dipendente dal 1970 al 2011, con una retribuzione media degli ultimi 10 anni pari a 30.000 euro annui. La sua pensione si calcola utilizzando una percentuale della retribuzione media, in base agli anni di contributi versati. Supponendo un'aliquota del 2% per ogni anno di contribuzione, Giovanni ottiene il 2% x 40 anni = 80% della retribuzione media. Quindi la sua pensione annua risulta  di 30.000 euro x 80% = 24.000 euro annui, pari a 2.000 euro mensili.

Esempio 2: Sistema Contributivo

Maria ha iniziato a lavorare nel 1996 e ha percepito una retribuzione media annua di 25.000 euro. In 25 anni di lavoro, ha versato contributi per un totale di 150.000 euro. Supponiamo che il coefficiente di trasformazione per l'età di pensionamento di Maria sia del 5,5%. La sua pensione annua si calcola moltiplicando il totale dei contributi rivalutati per il coefficiente di trasformazione: 150.000 euro x 5,5% = euro 8.250 annui, pari a circa 687,50 euro mensili.

Esempio 3: Sistema Misto

Lucia ha lavorato dal 1980 al 2020. Fino al 1995 ha una retribuzione media degli ultimi anni di 20.000 euro, e dopo il 1995 una retribuzione media di 25.000 euro. Per il periodo fino al 1995, il calcolo retributivo applica un'aliquota del 2% per 15 anni di contributi: 20.000 euro x 2% x 15 = 6.000 euro annui per la quota retributiva. Per il periodo dal 1996 al 2020, ha accumulato un montante contributivo 100.000 euro di contributi con un coefficiente di trasformazione del 5,5%: 100.000 euro x 5,5% = 5.500 euro annui. La pensione annuale totale sarà la somma delle due quote: 6.000 euro (retributivo) + 5.500 euro (contributivo) = 11.500 euro annui, pari a circa 958,33 euro mensili.

Importi pensione di vecchiaia

Gli importi della pensione di vecchiaia variano in base al sistema di calcolo applicato. Nel sistema retributivo, l'importo si basa sulle ultime retribuzioni percepite; nel sistema contributivo, sul totale dei contributi versati. Il sistema misto combina entrambi. Inoltre, l'importo finale può essere influenzato dagli anni di contribuzione e dagli eventuali periodi di riscatto. Gli importi sono soggetti a rivalutazione periodica e possono variare in funzione di specifiche normative e adeguamenti alla speranza di vita.

Può cambiare durante gli anni l'importo della pensione di vecchiaia? Ogni quanto, i motivi e di quanto può aumentare o diminuire

L'importo della pensione di vecchiaia può cambiare nel corso degli anni per diversi motivi per effetto della rivalutazione annuale che tiene conto della dinamica dei prezzi al consumo e della crescita economica.Il governo rivaluta ogni anno gli importi delle pensioni, considerando la crescita economica del paese e per adeguamento all'andamento dell'inflazione.

Ogni anno, l'ISTAT determina il tasso di inflazione che viene utilizzato per adeguare gli importi delle pensioni al costo della vita, con lo scopo di mantenere il potere d'acquisto dei trattamenti nel tempo. Ad esempio, se l'inflazione annuale è del 2%, la pensione potrebbe aumentare di una percentuale analoga per compensare l'aumento del costo della vita.

A contribuire a cambiare gli importi delle pensioni di vecchiaia, per le prestazioni calcolate con il sistema contributivo, ci sono anche i coefficienti di trasformazione, che vengono aggiornati periodicamente per riflettere i cambiamenti nella speranza di vita. In questo caso, un aggiornamento al ribasso dei coefficienti può ridurre gli importi delle nuove pensioni, mentre un aumento può incrementare tali importi.

Per coloro che percepiscono pensioni di importo molto basso, lo Stato italiano garantisce un importo minimo mediante integrazioni al trattamento minimo e anche questo trattamento è soggetto a rivalutazione in base all'inflazione e altre politiche sociali.

Infine, anche le politiche fiscali possono influenzare gli importi netti delle pensioni. Cambiamenti nelle aliquote IRPEF o nell'imposizione fiscale sui redditi da pensione possono incidere sul netto percepito dai pensionati, anche se l'importo lordo rimane invariato.

Calcolo importo pensione di vecchiaia rispetto all'ultimo stipendio preso

Il calcolo dell'importo della pensione di vecchiaia rispetto all'ultimo stipendio preso varia anche in tal caso a seconda del sistema di calcolo applicato, che utilizza criteri diversi che possono influenzare significativamente l'importo finale.

Sistema Retributivo:
Nel sistema retributivo, l'importo della pensione è strettamente legato agli stipendi percepiti negli ultimi anni di lavoro. Supponiamo che un lavoratore abbia una retribuzione media degli ultimi 10 anni pari a 35.000 euro annui e che abbia un'aliquota del 2% per ogni anno di contribuzione. Se ha lavorato per 40 anni, l'importo della pensione sarà calcolato come segue: 2% x 40 anni = 80% dell'ultimo stipendio. Quindi, la pensione annua sarà 35.000 x 80% = 28.000 euro, pari a 2.333 euro mensili.

Sistema Contributivo:
Nel sistema contributivo, l'importo della pensione dipende dal totale dei contributi versati durante tutta la carriera lavorativa. Supponiamo che un lavoratore abbia accumulato un montante contributivo di 400.000 euro e che il coefficiente di trasformazione per la sua età di pensionamento sia del 5,5%. L'importo annuo della pensione sarà calcolato moltiplicando il montante per il coefficiente di trasformazione: 400.000 euro x 5,5% = 22.000 euro, pari a circa 1.833 euro mensili. In questo caso, l'importo della pensione non è direttamente legato all'ultimo stipendio, ma alla somma dei contributi versati e rivalutati.

Sistema Misto:
Il sistema misto combina elementi dei sistemi retributivo e contributivo, applicando i criteri di entrambi ai periodi contributivi pre e post 1996. Supponiamo che un lavoratore abbia una retribuzione media di 30.000 euro per il periodo fino al 1995 con 20 anni di contribuzione e abbia versato contributi per un totale di 200.000 euro dal 1996 in poi. La quota retributiva sarà calcolata come: 30.000 euro x 2% x 20 anni = 12.000 euro annui. La quota contributiva sarà: 200.000 euro x 5,5% = 11.000 euro annui. L'importo totale della pensione sarà 12.000 euro + 11.000 euro= 23.000 euro annui, pari a circa 1.916 euro mensili.

Quali tasse ci sono sulle pensione di vecchiaia? E quanto incidono? Calcolo ed esempi

Le tasse sulle pensioni di vecchiaia in Italia sono principalmente legate all'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), che viene applicata agli importi pensionistici in base agli scaglioni di reddito. Ecco come funziona il calcolo delle tasse e alcuni esempi pratici per comprendere meglio l'incidenza fiscale sulla pensione di vecchiaia.

IRPEF: L'IRPEF è la principale imposta che grava sulle pensioni di vecchiaia e viene calcolata applicando aliquote progressive ai diversi scaglioni di reddito. Gli scaglioni vigenti per il 2024 sono:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% per i redditi da 28.001 euro a 50.000 euro;
  • 43% per i redditi oltre i 50.000 euro.

Oltre all'IRPEF, si applicano anche le addizionali regionali e comunali che aumentano l'incidenza complessiva delle imposte sulla pensione. Questi supplementi variano in base alla regione e al comune di residenza del pensionato.

Esempio di calcolo:Supponiamo che un pensionato percepisca una pensione annua lorda di €30.000. Il calcolo dell'IRPEF sarà il seguente:

  • 23% sui primi 28mila euro= 6.440 euro;
  • 35% sui restanti 2.000 euro= 700 euro.

Il totale dell'IRPEF dovuta è, dunque, di 7.140 euro annui.

Oltre all'IRPEF, il pensionato deve pagare le addizionali regionali e comunali. Supponiamo che l'addizionale regionale sia del 1,5% e quella comunale dell'1%.

  • Addizionale regionale: 30.000 euro x 1,5% = 450 euro;
  • Addizionale comunale: 30.000 euro x 1% = 300 euro.

Il totale delle addizionali sarà: 450 euro (regionale) + 300 euro (comunale) = 750 euro annui.

Quindi, l'importo totale delle tasse da pagare, IRPEF e addizionali, risulta di: 7.140 euro + 750 euro = 7.890 euro annui

Le novità per la pensione di vecchiaia introdotte nel 2024

Nel 2024, sono state introdotte alcune novità rilevanti per la pensione di vecchiaia, volte a migliorare l'accesso e le condizioni economiche per i pensionati. Tra le modifiche più significative troviamo l'adeguamento dei requisiti contributivi e alcune agevolazioni fiscali.

Aumento delle pensioni minime: La Legge di Bilancio 2024 ha previsto un aumento delle pensioni minime per allinearle meglio al costo della vita. Questo incremento ha l'obiettivo di migliorare le condizioni economiche dei pensionati con pensioni di importo particolarmente basso, garantendo un sostegno adeguato per la copertura delle esigenze quotidiane.

Agevolazioni per lavori gravosi: Altra importante novità riguarda l'introduzione di agevolazioni per i lavoratori impiegati in attività gravose. Specifiche categorie di lavoratori, come operai edili, infermieri turnisti e conducenti di veicoli pesanti, possono accedere alla pensione di vecchiaia con requisiti agevolati rispetto alla normativa generale.

Importo massimo della pensione anticipata contributiva, che può essere richiesta da chi ha iniziato a lavorare e versare i contributi previdenziali da dipendente, autonomo, o nella gestione separata, per la prima volta dopo il 31 dicembre 1995 e per cui Legge di Bilancio 2024 ha introdotto un tetto massimo dell'importo di pensione (fino al 2023 non era previst) pari a 5 volte l'importo delle pensioni integrate al minimo, pari a 2.993,05 euro mensili lordi per l'anno 2024.