La riduzione dell'Iva sui prodotti alimentari torna al centro del dibattito politico nella Manovra 2026, tra tante proposte, richieste di taglio, limiti di bilancio e difficoltà di approvazione.
Nel panorama della Manovra 2026, il tema della revisione dell'Iva sui generi alimentari si impone nel dibattito parlamentare. L'attenzione è rivolta non solo ai classici beni di prima necessità, ma anche a settori come carni fresche, latte, prodotti della filiera biologica e persino ostriche. Da tempo, l'obiettivo di ridurre il peso dell'imposta su questi beni è sostenuto da diverse forze politiche, soprattutto in risposta all'aumento del costo della vita e all'esigenza di rendere più accessibili prodotti essenziali per le famiglie italiane.
L'ultima legge di Bilancio ha visto la presentazione di migliaia di emendamenti, molti dei quali puntano a riformare aliquote e regimi agevolati dell'Iva. Tuttavia, resta da valutare la reale fattibilità di queste modifiche alla luce delle stringenti esigenze di bilancio nazionale e della rigidità delle regole europee sulla sostenibilità del debito pubblico. Le proposte, se approvate, comporterebbero un impatto considerevole sia in termini di equità che di costi per le casse dello Stato.
Il sistema dell'Imposta sul Valore Aggiunto negli ultimi anni si è dimostrato essere un terreno complesso e difficilmente riformabile nella politica fiscale italiana. La difficoltà non deriva solo dalla natura tecnica della tassa, ma soprattutto dagli importanti costi che una sua profonda revisione comporterebbe. Nei tentativi delle varie maggioranze succedutesi, nessun governo è riuscito a introdurre cambiamenti strutturali, poiché le risorse necessarie risultano sempre superiori a quelle effettivamente disponibili. Lo conferma il fatto che, nel dibattito sulla Manovra 2026, l'Iva resta sostanzialmente invariata nonostante la pressione di emendamenti che chiedono tagli e agevolazioni su più fronti.
In aggiunta, le regole di bilancio imposte a livello europeo, e la necessità per l'Italia di mantenere sotto controllo il proprio debito pubblico, impediscono margini di manovra radicali. Qualsiasi intervento sul prelievo Iva, soprattutto per i beni essenziali, implica infatti un mancato gettito miliardario che appesantisce la già difficile gestione dei saldi di finanza pubblica. A testimoniare questa impasse è il fatto che tanto il Governo in carica quanto i precedenti si sono visti costretti a posticipare decisioni concrete sulla "vera incompiuta della riforma fiscale": una revisione organica dell'Iva.
All'interno delle migliaia di emendamenti presentati sulla legge di Bilancio, spiccano numerosi interventi che mirano a ridurre l'aliquota dell'Iva su prodotti fondamentali della dieta italiana. Tra queste proposte, si segnalano:
L'ambizioso programma di riforma dell'Iva su vari prodotti alimentari si scontra frontalmente con uno dei maggiori ostacoli della programmazione economica: la scarsità di risorse. Ogni modifica delle aliquote deve essere attentamente bilanciata rispetto all'impatto sui conti dello Stato. Dall'azzeramento dell'Iva sui beni di prima necessità, al passaggio di alcune tipologie di alimenti a regimi agevolati, il costo stimato si attesta facilmente nell'ordine dei miliardi di euro l'anno:
Nell'ampio ventaglio di emendamenti emergono richieste orientate anche verso comparti non strettamente alimentari, come prodotti biologici, farmaci da banco e ambiti sociali. Le principali proposte comprendono:
Se da un lato l'impegno politico sembra trasversale nel proporre agevolazioni fiscali attraverso modifiche all'Iva, dall'altro le probabilità che tali interventi vedano la luce rimangono oggettivamente basse. La compresenza di proposte provenienti da tutto l'arco parlamentare mette in luce un consenso di principio sulle riduzioni, ma i numeri della legge di bilancio e i vincoli posti dalla Commissione europea lasciano poche possibilità di successo concreto.
Nella realtà dei fatti, la priorità nella distribuzione delle risorse resta concentrata su interventi dal rendimento sociale ed economico alto e dai costi certi e gestibili. Le necessità di sostenere le fasce più deboli e mantenere la sostenibilità finanziaria obbligano il legislatore a mantenere un rigido controllo su ogni voce di spesa, limitando drasticamente la possibilità di interventi allargati sulle aliquote. Serviranno quindi soluzioni creative e probabilmente limitate, come sperimentazioni su determinati prodotti o misure temporanee su segmenti specifici, sempre subordinate però alla verifica di coperture solide.