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Iva più bassa per diversi prodotti alimentari: tanti emendamenti in manovra finanziaria 2026 ma difficile che passino

di Marianna Quatraro pubblicato il
Tanti emendamenti in Manovra 2026

La riduzione dell'Iva sui prodotti alimentari torna al centro del dibattito politico nella Manovra 2026, tra tante proposte, richieste di taglio, limiti di bilancio e difficoltà di approvazione.

Nel panorama della Manovra 2026, il tema della revisione dell'Iva sui generi alimentari si impone nel dibattito parlamentare. L'attenzione è rivolta non solo ai classici beni di prima necessità, ma anche a settori come carni fresche, latte, prodotti della filiera biologica e persino ostriche. Da tempo, l'obiettivo di ridurre il peso dell'imposta su questi beni è sostenuto da diverse forze politiche, soprattutto in risposta all'aumento del costo della vita e all'esigenza di rendere più accessibili prodotti essenziali per le famiglie italiane.

L'ultima legge di Bilancio ha visto la presentazione di migliaia di emendamenti, molti dei quali puntano a riformare aliquote e regimi agevolati dell'Iva. Tuttavia, resta da valutare la reale fattibilità di queste modifiche alla luce delle stringenti esigenze di bilancio nazionale e della rigidità delle regole europee sulla sostenibilità del debito pubblico. Le proposte, se approvate, comporterebbero un impatto considerevole sia in termini di equità che di costi per le casse dello Stato.

La riforma dell'Iva tra promesse e realtà: perché le modifiche sono così difficili

Il sistema dell'Imposta sul Valore Aggiunto negli ultimi anni si è dimostrato essere un terreno complesso e difficilmente riformabile nella politica fiscale italiana. La difficoltà non deriva solo dalla natura tecnica della tassa, ma soprattutto dagli importanti costi che una sua profonda revisione comporterebbe. Nei tentativi delle varie maggioranze succedutesi, nessun governo è riuscito a introdurre cambiamenti strutturali, poiché le risorse necessarie risultano sempre superiori a quelle effettivamente disponibili. Lo conferma il fatto che, nel dibattito sulla Manovra 2026, l'Iva resta sostanzialmente invariata nonostante la pressione di emendamenti che chiedono tagli e agevolazioni su più fronti.

In aggiunta, le regole di bilancio imposte a livello europeo, e la necessità per l'Italia di mantenere sotto controllo il proprio debito pubblico, impediscono margini di manovra radicali. Qualsiasi intervento sul prelievo Iva, soprattutto per i beni essenziali, implica infatti un mancato gettito miliardario che appesantisce la già difficile gestione dei saldi di finanza pubblica. A testimoniare questa impasse è il fatto che tanto il Governo in carica quanto i precedenti si sono visti costretti a posticipare decisioni concrete sulla "vera incompiuta della riforma fiscale": una revisione organica dell'Iva.

Le richieste di taglio dell'Iva sui prodotti alimentari: le proposte in Parlamento

All'interno delle migliaia di emendamenti presentati sulla legge di Bilancio, spiccano numerosi interventi che mirano a ridurre l'aliquota dell'Iva su prodotti fondamentali della dieta italiana. Tra queste proposte, si segnalano:

  • Aliquota ridotta al 4% per le carni suine fresche, refrigerate o congelate, nonché per i prodotti di salumeria specificati dalla nomenclatura UE. Una modifica che, secondo le stime ufficiali allegate, avrebbe un costo superiore ai 900 milioni di euro annui.
  • Introduzione dell'aliquota agevolata al 10% sulle ostriche, richiesta già affrontata negli anni passati ma sempre ostacolata dalla necessità di garantire coperture finanziarie adeguate.
  • Proposta di azzeramento totale dell'Iva sui beni di prima necessità - pane, pasta, latte, formaggi, uova, farine, miele, frutta, verdura, legumi e oli vegetali - avanzata dal Movimento 5 Stelle. Una misura dal forte impatto politico e sociale, ma dal costo stimato di 1,5 miliardi di euro, giudicata attualmente incompatibile con l'equilibrio dei conti pubblici.
L'elenco delle richieste si presenta estremamente variegato, coinvolgendo sia esponenti della maggioranza che dell'opposizione, a testimonianza di una pressione trasversale per il taglio dell'Iva in settori strategici per le famiglie e il potere d'acquisto dei consumatori. La varietà delle proposte riflette la volontà di intervenire sia sul paniere dei beni essenziali sia su comparti specifici di interesse territoriale o settoriale, come le filiere suinicola e ittica. Tuttavia, la discussione parlamentare, spesso animata e ricca di confronti tecnici, si scontra costantemente con la difficoltà di trovare coperture adeguate e sostenibili nel quadro della finanza pubblica.

I costi delle agevolazioni e le difficoltà di bilancio: perché le risorse sono limitate

L'ambizioso programma di riforma dell'Iva su vari prodotti alimentari si scontra frontalmente con uno dei maggiori ostacoli della programmazione economica: la scarsità di risorse. Ogni modifica delle aliquote deve essere attentamente bilanciata rispetto all'impatto sui conti dello Stato. Dall'azzeramento dell'Iva sui beni di prima necessità, al passaggio di alcune tipologie di alimenti a regimi agevolati, il costo stimato si attesta facilmente nell'ordine dei miliardi di euro l'anno:

  • Taglio Iva sulle carni suine e prodotti collegati: ca. 900 milioni di euro
  • Azzeramento Iva su vasta gamma di beni essenziali: 1,5 miliardi di euro
  • Introduzione di agevolazioni temporanee sui prodotti bio: 1,35 miliardi di euro
A questi si aggiungono costi più contenuti, come la richiesta di riduzione dell'Iva per arredi ricondizionati o automezzi destinati al terzo settore, comunque significativi in una prospettiva di totale riequilibrio di bilancio.
Sul fronte della gestione del debito pubblico, la normativa UE impone vincoli stringenti sia sul rapporto deficit/Pil sia sul debito complessivo. I margini di spesa sono quindi destinati a coprire misure strutturali già approvate o a finanziare interventi considerati irrinunciabili per la tenuta sociale ed economica del Paese. Il moltiplicarsi delle richieste di taglio dell'Iva alimentare finisce, di conseguenza, per alimentare aspettative che difficilmente potranno trovare riscontro in decisioni operative concrete.

Altre proposte di Iva agevolata: biologico, farmaci da banco e terzo settore

Nell'ampio ventaglio di emendamenti emergono richieste orientate anche verso comparti non strettamente alimentari, come prodotti biologici, farmaci da banco e ambiti sociali. Le principali proposte comprendono:

  • Riduzione al 4% dell'Iva, in via sperimentale, su alimenti e prodotti biologici certificati conformi al regolamento UE 2018/848. Un intervento stimato in 1,35 miliardi di euro e mirato a sostenere il consumo di cibi sani e a filiera controllata.
  • Applicazione per tre anni di aliquota al 10% su farmaci da banco, con lo scopo di facilitare l'accesso a medicinali di uso comune.
  • Riduzione dell'Iva al 4% per automezzi utilizzati dal terzo settore, destinati esclusivamente a finalità sociali. La proposta, avanzata per sostenere le organizzazioni di volontariato, prevede che il beneficio sia riservato agli enti iscritti al RUNTS da almeno tre anni e coinvolti in servizi di accompagnamento sociale.
Queste proposte ampliano la discussione oltre la sola alimentazione, evidenziando un'attenzione crescente verso politiche fiscali che incentivino comportamenti virtuosi - come la tutela ambientale e il supporto al volontariato - senza però trascurare la necessità di garantire un sistema impositivo sostenibile e coerente con le direttive comunitarie.

Le prospettive di approvazione delle misure: tra esigenze politiche e vincoli economici

Se da un lato l'impegno politico sembra trasversale nel proporre agevolazioni fiscali attraverso modifiche all'Iva, dall'altro le probabilità che tali interventi vedano la luce rimangono oggettivamente basse. La compresenza di proposte provenienti da tutto l'arco parlamentare mette in luce un consenso di principio sulle riduzioni, ma i numeri della legge di bilancio e i vincoli posti dalla Commissione europea lasciano poche possibilità di successo concreto.

Nella realtà dei fatti, la priorità nella distribuzione delle risorse resta concentrata su interventi dal rendimento sociale ed economico alto e dai costi certi e gestibili. Le necessità di sostenere le fasce più deboli e mantenere la sostenibilità finanziaria obbligano il legislatore a mantenere un rigido controllo su ogni voce di spesa, limitando drasticamente la possibilità di interventi allargati sulle aliquote. Serviranno quindi soluzioni creative e probabilmente limitate, come sperimentazioni su determinati prodotti o misure temporanee su segmenti specifici, sempre subordinate però alla verifica di coperture solide.