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La mia pensione sarà più buona di oltre 250 euro se esco quest'anno o anche se lo sono già. E nei prossimi anni?

di Marianna Quatraro pubblicato il
pensione piu buona

Quanto sono più alte quest’anno le pensioni sia di chi è già uscito e sia per chi si prepara ad uscire e i motivi. Le prospettive per i prossimi anni

Quanto può essere più buona la mia pensione se esco quest’anno o se sono già uscito? Capire quanto si potrà avere di pensione una volta conclusa la propria carriera professionale può essere semplice: basta, infatti, effettuare un’adeguata simulazione tramite gli appositi servizi online disponibili, a partire da La mia pensione futura Inps.

La certezza, ad oggi, è che le prospettive per i prossimi anni non sono affatto buone, per cui il consiglio è sempre quello di ricorrere a strumenti alternativi, come l’adesione alla previdenza complementare per incrementare il proprio gruzzoletto finale. 

  • I motivi per cui la pensione quest’anno è più alta
  • Quanto sarà più buona la pensione se esco quest’anno
  • E come sarà nei prossimi anni?

I motivi per cui la pensione quest’anno è più alta

Il principale motivo per cui la pensione quest’anno è più alta è l’applicazione della nuova rivalutazione con tasso allo 0,8%. Si tratta di un aumento certo, che è stato calcolato sin dall’inizio del 2025, ma molto irrisorio.

Gli incrementi per i trattamenti pensionistici mensili sono, infatti, di appena qualche euro, da circa 2, 3 euro e fino a circa 20 euro, o poco più, a seconda, chiaramente, del reddito che si percepisce e delle percentuali rivalutative applicate del 100% per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (2.394,44 euro); del 90% per i trattamenti superiori a 4 volte il trattamento minimo e fino a 5 volte (da 2.394,45 a 2.993,04 euro) e del 72% per gli assegni mensili superiori a 5 volte il trattamento minimo (da 2.993,05 euro in poi). 

Sulle pensioni minime, ricordiamo, che quest’anno è stata applicata una rivalutazione straordinaria del 2,2%.

E nulla è cambiato e cambierà per effetto della revisione dell’Irpef, che, come era stato annunciato, avrebbe dovuto ridurre la seconda aliquota dal 35% al 33% estendendo anche la platea del reddito, portandola da 50mila a 60mila euro. La misura avrebbe comportato certamente aumenti delle pensioni mensili per i soggetti rientranti in tale fascia reddituale, ma per ora nulla si fa.

Quanto sarà più buona la mia pensione se esco quest’anno

Le pensioni di chi esce nel 2025 saranno più buone perché aumenta il tasso di capitalizzazione per la rivalutazione dei montanti contributivi acquisiti al 31 dicembre del 2023 oggetto di una rivalutazione del 3,66%. 

L'aggiornamento è stato comunicato dall'Inps con il messaggio n. 914/2025 del 14 marzo. Precisiamo che ogni anno, il montante contributivo viene rivalutato per preservare, almeno in parte, il potere di acquisto dei lavoratori. 

Per fare un esempio pratico, considerando un montante pari a 300 mila euro, con la rivalutazione sale a 310.986 euro; un montante di 450 mila euro sale invece a 466.479 euro. 

Considerando che l’importo della pensione annua si ottiene moltiplicando il montante contributivo, vale a dire la somma di tutti i contributi versati durante la vita lavorativa, per un coefficiente di trasformazione.

Quest'ultimo cresce con l’aumentare dell’età, premiando chi va in pensione più tardi.

Se, per esempio, prendiamo il caso di un lavoratore uscito lo scorso anno a 60 anni di età, con un montante contributivo di 300mila euro e un coefficiente di trasformazione di 4,615%, ha ottenuto una pensione annua pari a 13.845 euro, oggi, con lo stesso montante ma rivalutato a 310.986 euro per il nuovo tasso di capitalizzazione e un coefficiente di trasformazione di 4,536%, ottiene 14.106 euro.

E come sarà nei prossimi anni?

Le prospettive pensionistiche per i prossimi anni si preannunciano decisamente peggiori. Gli importi delle pensioni, quando si calcoleranno con il sistema esclusivamente contributivo, saranno decisamente bassi, considerando che si baseranno solo e soltanto sui contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa e, alla luce di carriere di oggi che iniziano tardi, precari e discontinue, poco si riuscirà ad accumulare. 

Nella maggior parte dei casi, si arriverà a percepire le pensioni minime o poco più. Bisognerà poi capire come saranno i coefficienti di trasformazione (che vengono aggiornati dall’Inps ogni due anni) da applicare sui montanti contributivi e il relativo tasso rivalutativo.

Secondo una proiezione della Corte dei Conti sulle future pensioni degli attuali 40enni, per il 40,8% delle posizioni prese in considerazione, la retribuzione lorda sarebbe inferiore ai 20mila euro annui, per importi di pensione medi di circa 700-800 euro netti al mese. 

Il montante contributivo stimato si aggira tra i 100mila e i 137 mila e raggiunge cifre più elevate solo per il personale delle Forze Armate (circa 235mila euro) e della Sanità (poco sopra i 178mila euro).

Proprio in virtù di prospettive pensionistiche negativa, il consiglio è quello di cercare di aumentare la propria rendita finale aderendo a fondi pensione in cui versare soldi per poter ottenere a fine lavoro un importo maggiore da sommare alla pensione pubblica. 


 

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