La Manovra Finanziaria 2026 riapre il confronto sulle modalità di accesso e sui meccanismi di calcolo delle prestazioni previdenziali in Italia. L’evoluzione della normativa riflette l’esigenza di trovare un equilibrio tra la sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico e la necessità di garantire soluzioni di anticipo per lavoratrici e lavoratori.
Gli approfondimenti curati dal Centro Studi Itinerari Previdenziali consentono di affrontare temi strategici come la pensione anticipata dai 64 anni, le misure di flessibilità ancora in vigore e gli effetti delle rivalutazioni sui trattamenti pensionistici, con particolare attenzione ai nuovi sistemi di pensione anticipata 2026 e alle modifiche degli importi.
Le principali novità della manovra pensionistica 2026: anticipi e flessibilità in uscita
Per la prossima manovra finanziaria, il dibattito verte sulla modifica dei requisiti di accesso e sulla conferma delle soluzioni di anticipo pensionistico, con un’attenzione marcata verso i sistemi di pensione anticipata 2026 e ulteriori misure come:
- Congelamento dell’età pensionabile: tra le ipotesi più discusse, il possibile blocco dell’adeguamento automatico dell’età di accesso alla pensione collegato all’aumento dell’aspettativa di vita, che dovrebbe entrare in vigore dal 2027. Questo comporterebbe, in assenza di interventi legislativi, l’innalzamento a 67 anni e 3 mesi per la vecchiaia e a 43 anni e un mese di contributi per il pensionamento anticipato (42 anni e un mese per le donne), recuperando solo parte dell’incremento dovuto al post-pandemia.
- Utilizzo del TFR per le prestazioni anticipate: la novità di maggiore rilievo riguarda la possibilità di utilizzare il Trattamento di Fine Rapporto per integrare l’importo della pensione anticipata contributiva, estendendo questa opzione anche oltre la platea dei "contributivi puri". L’obiettivo è permettere a lavoratori provenienti da aziende con almeno 50 addetti di raggiungere la soglia minima di accesso sfruttando il TFR accantonato presso l’INPS.
- Rivisitazione di Quota 41 e proroga di Opzione Donna e APE Sociale: le soluzioni flessibili di uscita saranno rivalutate, con la possibilità di confermare alcune opzioni già valide nel 2025.
Pensione anticipata a 64 anni con utilizzo del TFR: requisiti e simulazioni pratiche
La possibilità di
pensione anticipata a 64 anni si caratterizza per la possibilità di accedere all’anticipo contributivo ricorrendo anche al TFR, riservando questo strumento soprattutto a chi vanta una posizione contributiva pura (cioè, iniziata dopo il 1° gennaio 1996) e lavora in imprese con almeno 50 dipendenti. I criteri richiesti sono i seguenti:
- Requisiti di base: 64 anni compiuti e 20 anni di contributi effettivamente versati nei diversi regimi obbligatori, senza interruzioni rilevanti.
- Soglia minima di importo: il requisito chiave è rappresentato dal raggiungimento di una pensione pari a 3 volte l’importo dell’assegno sociale INPS (circa 1.616 euro mensili nel 2025; la soglia può essere più bassa per le donne con figli). Il TFR maturato e accantonato presso il Fondo di Tesoreria INPS può essere sommato per centrare questo obiettivo.
- Simulazione pratica: chi ha una pensione maturata a 1.400 euro e può sommare una rendita complementare o parte del TFR che copra la differenza può accedere al trattamento. Secondo gli studi di Itinerari Previdenziali, il bacino di potenziali beneficiari resta però limitato, poiché occorre un montante contributivo consistente, raramente raggiunto senza carriere stabili e retribuzioni medio-alte.
Le altre soluzioni di flessibilità: Quota 41, Opzione Donna e APE Sociale
Oltre ai canali ordinari e alla nuova possibilità di utilizzo del TFR, il quadro della flessibilità in uscita continua a basarsi su alcune misure cardine, rimodulate nel corso delle ultime manovre, come:
- Quota 41: confermata seppur con modalità restrittive, permettendo l’accesso con 41 anni di contributi e almeno 62 anni di età. Il trattamento è calcolato interamente con il metodo contributivo e prevede finestre mobili di 7-9 mesi, a seconda che si tratti di lavoratori privati o pubblici. L’assegno massimo viene limitato a 4 volte il minimo fino a 67 anni.
- Opzione Donna: la proroga di questa misura mantiene costanti i requisiti di accesso (almeno 35 anni di contributi e 61 anni di età, con abbassamento del requisito per le lavoratrici madri e in base alla situazione personale), ma con il calcolo interamente contributivo e finestre di differimento del pagamento variabili tra 12 e 18 mesi. L’accesso è riservato a lavoratrici in condizioni specifiche (crisi aziendale, disabilità, caregiver).
- APE Sociale: estensione fino al 2025 per questa indennità ponte destinata a soggetti svantaggiati (disoccupati, caregiver, invalidi civili, addetti a mansioni gravose). Richiede almeno 63 anni e 5 mesi di età e 30-36 anni di contribuzione (con riduzioni per donne con figli e alcune categorie). L’incumulabilità dei redditi da lavoro e l’importo massimo fissato a 1.500 euro mensili rimangono caratteristiche distintive.
Come cambiano gli importi delle pensioni: rivalutazione, soglie e meccanismi di calcolo
La determinazione dell’importo pensionistico per il 2026 prevede significative modifiche, tese sia al contenimento della spesa che al garantire maggiore equità tra pensionati.
Meccanismo rivalutazione |
Applicazione per scaglioni: aumento al 100% per trattamenti fino a 4 volte il minimo INPS, al 90% tra 4 e 5 volte il minimo, al 75% oltre; per alcune annualità, la rivalutazione per le fasce alte è stata ridotta, penalizzando assegni medio-alti. |
Perequazione pensioni minime |
Perequazione aggiuntiva secondo tasso di rivalutazione annuale per le pensioni minime, con un incremento percentuale superiore alla media (2,2% nel 2025 e 1,3% nel 2026). |
Soglie di accesso |
Per la pensione di vecchiaia, resta il requisito di 67 anni e 20 anni di contributi. Per la pensione anticipata contributiva a 64 anni, dal 2025 occorre una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale; nella vecchiaia contributiva è sufficiente una soglia di una volta l’assegno. |
Effetto sulle pensioni alte |
Il mancato adeguamento completo all’inflazione sulle pensioni elevate genera una perdita di potere d’acquisto stimata fino a 13.000 euro in dieci anni per trattamenti oltre 2.500 euro lordi e fino a 115.000 euro per assegni molto elevati. Il dibattito su equità e sostenibilità resta acceso. |
L’analisi di Itinerari Previdenziali: sostenibilità, equità e impatti economico-sociali delle riforme
Secondo il Centro Studi Itinerari Previdenziali, la ridefinizione dei sistemi pensione anticipata 2026 e le modifiche agli importi rispondono all’esigenza di coniugare equilibrio finanziario e tutela delle generazioni attive e future per:
- Sostenibilità: il congelamento dei requisiti anagrafici e la revisione delle soglie di pensionamento anticipato offrono un margine per evitare incrementi non programmati della spesa pubblica, ma la crescente longevità resta un fattore di pressione permanente.
- Equità: il nuovo assetto delle fasce di rivalutazione, mentre protegge i trattamenti più bassi, penalizza progressivamente le pensioni elevate senza tener sempre conto dei contributi versati durante la carriera. Alcuni aspetti sono stati giudicati potenzialmente in conflitto con i principi costituzionali che garantiscono la proporzionalità tra contributi e prestazioni.
- Impatto economico-sociale: una perdita persistente del potere d’acquisto può causare una riduzione dei consumi interni, influenzando negativamente la domanda e la crescita economica. I rischi di contenzioso legati alla rivalutazione parziale delle pensioni calcolate con il sistema contributivo sono crescenti. Al tempo stesso, la pluralità di canali di flessibilità rischia di aumentare le disparità tra diverse categorie di lavoratori e generazioni.
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