La nuova classifica della qualità della vita 2025 fotografa le province italiane tra eccellenze, criticità e cambiamenti. Analisi su indicatori, squilibri territoriali, macro-categorie di benessere e trend in evoluzione.
La nuova edizione dello studio annuale sulla qualità della vita fornisce uno spaccato completo e aggiornato della situazione sociale, economica e ambientale delle province italiane.
I risultati restituiscono un Paese attraversato da cambiamenti, segnali di resilienza e nuove difficoltà, con le province del Nord e Centro che continuano a primeggiare, mentre il Sud mostra incoraggianti segnali di recupero, pur rimando indietro per molti aspetti. Nel corso del 2025 è emersa una generale contrazione della qualità della vita, solo 60 province si attestano su livelli considerati "buoni o accettabili".
L’indagine fa riferimento a una base metodologica consolidata e trasparente, affidata alla collaborazione tra ItaliaOggi, Ital Communications e l’Università La Sapienza di Roma. L’analisi si articola su 92 indicatori diversi, raggruppati in nove macro-categorie fondamentali, che valutano aspetti sia oggettivi sia percepiti della vita nei territori. Queste categorie comprendono: "Affari e lavoro", "Ambiente", "Istruzione", "Popolazione", "Reati e sicurezza", "Reddito e ricchezza", "Salute", "Sicurezza sociale" e "Turismo e cultura".
Ogni provincia riceve un punteggio massimo di 1.000 punti per la performance migliore, mentre alla meno performante è assegnato zero. Gli esiti vengono poi suddivisi in livelli qualitativi (Buona, Accettabile, Discreta, Insufficiente) per una sintesi chiara e comparabile. L’edizione 2025 inserisce nuovi criteri, tra cui l’analisi sui NEET (giovani non inseriti in percorsi formativi o lavorativi) e parametri aggiornati per la sicurezza sociale, sostituendo gli indici legati alla pandemia ormai meno influenti. Tale struttura attribuisce allo studio una profonda attendibilità scientifica, confermata dall’autorevolezza delle istituzioni coinvolte.
Nel 2025 le aree metropolitane del Nord e alcune zone del Centro si riconfermano ai vertici della graduatoria. Milano mantiene il primo posto assoluto grazie a eccellenza nei servizi, livelli reddituali e struttura produttiva competitiva. Seguono Bolzano, stabile al secondo posto per la qualità complessiva e la particolare attenzione all’ambiente e al benessere demografico, e Bologna, che migliora ulteriormente la propria posizione rispetto all’anno precedente.
Tra le altre province in risalita spiccano Rimini, che avanza di oltre venti posizioni, Ascoli Piceno e Padova, confermando la forza trainante del tessuto urbano di medie dimensioni del Nord-Est. Verona e Trento completano un quadro di territori dove la sinergia fra servizi, opportunità lavorative e qualità ambientale si traduce in punteggi elevati.
Si osserva anche una vitalità diffusa nei centri intermedi – come Prato, Treviso e Lucca – che, grazie a politiche di sviluppo locale, rafforzano la posizione nelle classifiche, dimostrando quanto la sostenibilità e l’innovazione possano favorire crescita e benessere diffusi.
Alcuni dati di rilievo, sintetizzati nella tabella sottostante:
| Provincia | Punteggio 2025 | Categoria trainante |
| Milano | Top 1 | Servizi, reddito, infrastrutture |
| Bolzano | Top 2 | Ambiente, affari, demografia |
| Bologna | Top 3 | Istruzione, lavoro, cultura |
| Rimini | +20 pos. | Turismo, servizi |
| Ascoli Piceno | +20 pos. | Sicurezza, istruzione |
In generale, il Nord-Est si distingue per la performance media più alta, mentre nel Sud si fanno notare realtà come Cagliari e Lecce, che si avvicinano agli standard medi delle province centrali grazie a un mix di crescita del turismo, servizi potenziati e qualità della vita urbana migliorata.
La parte bassa della classifica si conferma composta prevalentemente da province dell’Italia meridionale e insulare. Caltanissetta si posiziona all’ultimo posto (107esima), preceduta da Crotone (106esima) e Reggio Calabria (105esima), mentre Foggia sprofonda al 104esimo posto. Le maggiori criticità riguardano scarso accesso ai servizi, difficoltà nel mercato del lavoro e persistenti problematiche economiche e sociali.
Nonostante una leggera risalita dei punteggi medi generali, molte città del Mezzogiorno restano troppo distanti dalla media nazionale. Foggia, ad esempio, scende di 11 posizioni rispetto all’anno precedente e risulta penalizzata soprattutto nei parametri di ambiente, ricchezza e istruzione, pur conservando dati relativamente positivi nel sistema salute. Il Sud Sardegna, Enna, Agrigento e Siracusa rimangono nelle ultime dieci posizioni in molte delle dimensioni esaminate.
Il contesto è aggravato dalla lentezza delle infrastrutture, da processi di sviluppo locale spesso discontinui e da una maggiore incidenza di aree disagiate, come osservato anche per quanto riguarda i risultati relativi alla sicurezza sociale e alla diffusione dei NEET. Fra le principali sfide da affrontare emergono:
Il persistente divario tra Nord, Centro e Sud si riconferma, seppur con alcune dinamiche evolutive. La qualità della vita resta mediamente più alta nelle province centrali e settentrionali, che si attestano nella quasi totalità tra i gruppi “buoni” o “accettabili”, mentre il Mezzogiorno mostra aree di disagio che si concentrano soprattutto in determinati poli urbani e territori interni.
Il 2025 evidenzia una nuova forma di polarizzazione – non più solo geografica, ma anche interna alle stesse realtà meridionali: alcune città medie avanzano sorprendendo per tenuta e crescita, mentre altri territori restano fermi o subiscono arretramenti marcati. Le differenze sociali e produttive generano disparità sempre meno legate esclusivamente alla collocazione geografica, ma piuttosto al grado di innovazione, solidità dei servizi e capacità di resilienza delle comunità.
Viene confermata la difficoltà del Sud a colmare realmente il gap, mentre si attenua la caduta verso il basso per le province più deboli, con punteggi medi leggermente in crescita rispetto all’ultimo anno, specie nell’ambito "salute".
L’analisi poggia su nove macro-dimensioni che determinano la posizione di ciascuna provincia:
Rispetto allo scorso anno si osserva una diminuzione della media nazionale della qualità della vita (meno trenta punti nella classifica generale), ma anche una minore polarizzazione tra realtà di vertice e coda. Il rafforzamento dei servizi sanitari è trasversale, con quasi tutte le province in crescita relativa. La sanità registra infatti l’incremento medio migliore, mentre peggiorano i dati su ricchezza, reddito e sicurezza sociale, a causa della stagnazione economica e dei cambiamenti negli indicatori. Interessante notare come le grandi città risentono di più dell’inflazione e del calo del potere d’acquisto rispetto ai centri medi, che risultano più resilienti e capaci di risalire le graduatorie. Alcuni territori del Sud migliorano la propria posizione, senza però invertire la tendenza storica.