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Le reali novità su pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità nei 31 collegati a manovra finanziaria

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Tra uscite anticipate, aumenti degli importi per tutti e mancanza di soldi ci si chiede quali effettive novità per le pensioni si potranno attendere in nuova Manovra

Quali sono le reali novità su pensioni reversibilità, vecchiaia e invalidità dopo i 31 collegati alla manovra e relazione Nadef? Le pensioni rientrano tra i 31 collegati alla Nadef, nota di aggiornamento al Def di aprile che è stata presentata lo scorso 27 settembre e che è stata decisamente negativa, da cui è chiaramente emersa la mancata disponibilità di soldi per fare tutti gli interventi che si vorrebbero nella prossima Manovra Finanziaria. 

L’obiettivo del governo è recuperare ulteriori 15 miliardi di euro e, stando alle ultime notizie, si farà attraverso un piano di recupero soldi ma anche con tagli alle pensioni.

  • Possibili reali novità su pensioni per uscite anticipate dopo relazione Nadef
  • Quali sono le reali novità per aumenti importi pensioni reversibilità, vecchiaia e invalidità

Possibili reali novità su pensioni per uscite anticipate dopo pubblicazione 31 collegati a manora finanziaria e relazione Nadef

Si va verso la definizione di novità pensioni per uscite anticipate pur dopo i 31 collegati alla manovra e la relazione negativa della Nadef e l’obiettivo per arrivare a garantire effettive novità pensioni è recuperare le risorse economiche necessarie.

Si tratta di un obiettivo che il governo potrebbe perseguire iniziando da una spending review, che interesserebbe ministeri e spese pubbliche superflue, passando da condoni e sanatorie edilizie e fiscali, arrivando a riordino di bonus e agevolazioni fiscali, tutte misure che permetterebbero di recuperare ulteriori risorse da impiegare nella nuova Manovra.

Ma le vere possibilità di attuazione di novità per le pensioni anticipate non riguardano certamente una riforma vera e proprie e strutturale dell’attuale Legge Fornero, quanto interventi minimi di proroga di forme di uscita anticipata già in vigore, come quota 103 e ape social, ed eventuale introduzione di nuovi sistemi che comunque prevederebbero la partecipazione aziendale o sarebbero a carico delle aziende implicando così costi irrisori per lo Stato.

Tra le ultime novità proposte per l’uscita anticipata da inserire subito nella nuova Manovra spunta una quota 84 per permettere solo alle donne di andare in pensione prima a 64 anni di età e con 20 di contributi, percependo un assegno fisso per 12 mensilità di importo massimo di 1.500 euro e non soggetto a rivalutazione annua, fino alla maturazione dei normali requisiti per la pensione, cioè 67 anni di età, per poi iniziare a percepire la normale pensione spettante.

Accanto alla quota 84, potrebbero rientrare nella prossima Manovra Finanziaria un nuovo sistema di staffetta generazionale con part time e scivolo pensionistico di due-tre anni che permetterebbe ai dipendenti prossimi alla pensione di passare, su base volontaria, al part time formando contestualmente un giovane da assumere e continuando a percepire il normale stipendio con una quota versata dall'Inps e una da parte dell’azienda, e l’isopensione, già in vigore, e da prorogare per andare in pensione prima fino a 7 anni, sempre a partecipazione aziendale. 

Quali sono le reali novità per aumenti importi pensioni reversibilità, vecchiaia e invalidità

Se per le pensioni anticipate qualche novità potrebbe effettivamente prospettarsi nella prossima Manovra Finanziaria pur dopo la presentazione della Nadef negativa, diverso sembra il discorso per gli aumenti degli importi delle pensioni. 

Non sembra, infatti, che ci saranno aumenti delle pensioni né di vecchiaia e né di reversibilità e invalidità, probabilmente si andrà verso un ulteriore aumento delle pensioni minime, che potrebbero passare da 600 a 700 euro, per centrare l’obiettivo del governo dei mille euro entro fine legislatura, ma nulla di più e le speranze sono di una rivalutazione che, seppur non piena come già è stata quest’anno, non sia peggiorativa. 

Secondo le ultime notizie, infatti, nei collegati della Nadef si parla di rivalutazione delle pensioni senza specificare però come sarà. Considerando che l'anno scorso la rivalutazione pensionistica è stata già inferiore al previsto, per il prossimo anno si temono ulteriori riduzioni, proprio per una maggiore mancanza di soldi quest'anno.

Secondo le stime, infatti, se ora l’inflazione è quasi sul 6%, l’indice di rivalutazione delle pensioni per il 2024 dovrebbe essere sul 5%-6%, ma molto presumibilmente sarà più basso, fermandosi forse al 4%, o anche meno, per cui gli aumenti delle pensioni saranno più bassi delle aspettative. Inoltre, la rivalutazione non sarà piena per tutti, come già accaduto quest’anno 2023, a causa delle percentuali rivalutative delle pensioni che sono state modificate per il 2023 dal governo Meloni.

Le tre precedenti percentuali rivalutative erano le seguenti:

  • del 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo, fino a 2062 euro lordi;
  • del 90% per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo, fino a 2577,90 euro lordi;
  • del 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo, oltre 2.577,90 euro lordi.
Le nuove percentuali di rivalutazione delle pensioni sono, invece, sei e sono le seguenti:
  • 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
  • 85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
  • 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
  • 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
  • 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
  • 32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
Con le sei nuove percentuali di rivalutazione delle pensioni, chi percepisce pensioni medio-alte e late non ha ricevuto una piena rivalutazione né tanto meno adeguata all’inflazione e sono stati sostenuti solo i pensionati che percepiscono trattamenti mensili più bassi. Si teme che il prossimo anno, la situazione possa essere anche peggiore, con ulteriori tagli, per cui se si riuscisse a garantire lo stesso sistema di rivalutazione applicato quest’anno, pur non essendo piena la rivalutazione, non ci sarebbero ulteriori penalizzazioni per i pensionati. 
 
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