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Pensione di reversibilità può spettare all'ex coniuge ma importo dipende da durata matrimonio per Cassazione 23851/2025

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensione reversibilita ex coniuge cassaz

Come calcolare la pensione di reversibilità all'ex coniuge in base alla durata del matrimonio: cosa prevede la nuova pronuncia della Cassazione

La pensione di reversibilità rappresenta uno strumento previdenziale chiave nel sistema italiano, volto al sostegno dei familiari del pensionato deceduto. Recenti pronunce della Corte di Cassazione hanno apportato una significativa evoluzione interpretativa, incidendo in maniera rilevante sulla disciplina applicabile nei casi in cui l’ex coniuge rivendichi una quota di tale trattamento.

La sentenza n. 23851/2025, in particolare, ha ulteriormente precisato come debbano essere valutati i criteri per la ripartizione del beneficio nei confronti dell’ex coniuge, con particolare riferimento alla durata del matrimonio, introducendo un bilanciamento tra criteri temporali e correttivi di natura solidaristica. 

Cos’è la pensione di reversibilità, a chi spetta e quali sono i requisiti generali

La pensione di reversibilità consiste nell’attribuzione di una quota della pensione percepita in vita dal lavoratore o pensionato ai suoi superstiti, garantendo la continuità di un sostegno economico. Sono beneficiari potenziali:

  • il coniuge superstite (o unito civilmente)
  • i figli minorenni, studenti o inabili
  • eventuali altri familiari a carico (nipoti, genitori, fratelli o sorelle) in assenza dei soggetti sopra citati
Per quanto riguarda il coniuge, il diritto alla pensione di reversibilità matura indipendentemente dalla durata formale del matrimonio. Anche un’unione celebrata poco prima del decesso comporta il diritto a tale beneficio, nell’ipotesi in cui il matrimonio sia valido al momento della morte e non siano intervenute nuove nozze per il superstite.

La normativa vigente prevede condizioni specifiche di riconoscimento della reversibilità in caso di divorzio. La prestazione può essere inoltre ridotta in funzione del reddito del superstite e delle circostanze famigliari, non essendo un assegno fisso ma proporzionato alle condizioni effettive.

La percentuale dell’importo è generalmente del 60% della pensione percepita dal defunto, ma può aumentare in presenza di altri aventi diritto (come figli a carico) fino al 100% complessivo. Le eventuali riduzioni sono legate al superamento di determinate soglie reddituali definite annualmente dall’INPS.

Pensione di reversibilità all’ex coniuge: condizioni e differenze tra separazione e divorzio

Il riconoscimento della reversibilità all’ex coniuge prevede una rigorosa verifica di requisiti, distinti rispetto alla posizione del coniuge separato. In caso di separazione legale, il diritto rimane invariato: il coniuge separato non perde il diritto alla pensione di reversibilità fintanto che il matrimonio non è formalmente sciolto. 

Diversa è la posizione per l’ex coniuge divorziato. In questo contesto, la reversibilità presuppone obbligatoriamente che:

  • l’ex coniuge non abbia contratto nuove nozze dopo la fine del matrimonio
  • sussista la titolarità effettiva di un assegno divorzile, che deve essere stato stabilito da una sentenza e corrisposto periodicamente fino al decesso dell’altro coniuge
  • il rapporto assicurativo da cui deriva la pensione sia precedente alla data della sentenza di divorzio

La sentenza Cassazione 23851/2025: criteri di attribuzione e importo per l’ex coniuge

La recente sentenza n. 23851/2025 della Corte di Cassazione ha stabilito che il calcolo della percentuale di pensione di reversibilità spettante all’ex coniuge deve basarsi sulla durata dei rispettivi matrimoni. Ma non solo. Ci sono anche altri criteri da considerare. 

Sono, in particolare, così ridefiniti:

  • Criterio temporale: la durata del matrimonio rimane il parametro principale nella valutazione
  • Ulteriori correttivi: l’importo dell’assegno divorzile percepito, le condizioni economico-patrimoniali ed eventuali convivenze prematrimoniali assumono un peso rilevante
La Cassazione ha inoltre chiarito che:
  • l’attribuzione della quota non costituisce una semplice continuazione dell’assegno divorzile: la quota riconosciuta può essere inferiore o superiore in base agli equilibri solidaristici individuati caso per caso
  • il diritto del coniuge divorziato è autonomo e decorre dal mese successivo al decesso del dante causa
In sintesi, la Corte ha inteso sottolineare la funzione solidaristica della pensione di reversibilità, modulando il riconoscimento in modo equo tra le parti coinvolte, senza automatismi, ma attraverso un’analisi complessiva delle condizioni personali ed economiche dei beneficiari.

Criteri correttivi: durata del matrimonio, assegno divorzile e convivenza prematrimoniale nella ripartizione

Nel valutare la quota spettante ad ex coniuge e coniuge superstite, il giudice deve applicare criteri equitativi oltre a quello, preponderante, della durata del matrimonio. In particolare, si tiene conto di:

  • Durata della convivenza prematrimoniale: la giurisprudenza più recente riconosce valore giuridico autonomo ai periodi di convivenza “more uxorio” antecedenti al matrimonio, purché venga provata la stabilità e l’effettività della comunione di vita
  • Entità dell’assegno divorzile: rappresenta un parametro per misurare la reale dipendenza economica dell’ex coniuge dal defunto, ma non costituisce un tetto massimo inderogabile nella quantificazione della quota di reversibilità
  • Condizioni patrimoniali e di bisogno: il giudice deve valutare il quadro reddituale ed economico complessivo delle parti, considerando anche proprietà immobiliari, eventuali invalidità, situazione lavorativa attuale e presenza di figli a carico

Modalità di calcolo e riparto tra ex coniuge e coniuge superstite

Il calcolo delle quote di pensione di reversibilità si sviluppa in più fasi, in assenza di uno schema rigido:
  • Si parte dalla valutazione della durata dei rispettivi matrimoni come primo parametro
  • Sono integrate le risultanze relative al quantum dell’assegno divorzile e alle condizioni economiche
  • Si considerano i periodi di convivenza prematrimoniale laddove sussistano gli estremi di “stabilità” ed “effettività”
Alcuni esempi tratti dalla giurisprudenza evidenziano come la quota spettante all’ex coniuge possa risultare proporzionalmente elevata in caso di matrimonio più lungo rispetto a quello con il coniuge superstite, ma subire aggiustamenti in base alle condizioni economiche sfavorevoli di quest’ultimo o ad altri elementi correttivi.
Parametri valutati Effetti sulle quote
Durata dei matrimoni Più lunga, quota più alta
Entità assegno divorzile Dipendenza economica più rilevante, quota più elevata
Convivenza prematrimoniale Può aumentare la quota per il beneficiario
Condizioni economiche Situazione di fragilità porta a correttivi

 

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