L’introduzione della quarta luce bianca nei semafori segna una svolta per la mobilità urbana: dal dialogo tra veicoli autonomi e infrastrutture fino ai vantaggi su traffico, emissioni e sicurezza, tra sfide tecniche e nuove prospettive.
Per oltre un secolo, i semafori sono rimasti ancorati alla classica triade rosso-giallo-verde. Tuttavia, l’avanzare della tecnologia e la diffusione progressiva dei veicoli autonomi hanno evidenziato la necessità di rivedere la segnaletica stradale per garantire una gestione ottimale degli incroci. La proposta di introdurre una quarta luce bianca nasce per facilitare la coesistenza tra auto tradizionali e mezzi automatici, assicurando flussi veicolari più continui e riducendo le inefficienze tipiche del traffico cittadino.
L’inserimento di un segnale bianco nei sistemi semaforici si basa su un principio innovativo: tale luce viene attivata quando all’incrocio è presente un numero sufficiente di veicoli autonomi dotati di sistemi di comunicazione con la rete stradale. In queste condizioni, i veicoli automatizzati possono coordinarsi fra loro per attraversare l’incrocio in modo efficiente e orchestrare i movimenti anche dei conducenti umani. Il funzionamento prevede che, in fase di luce bianca, gli automobilisti guidati seguano il veicolo che li precede, riducendo le attese grazie al comportamento sincronizzato.
Questo sistema opera secondo una logica adattiva:
| Modalità operativa | Effetto sui veicoli |
| Luce bianca attiva | I veicoli automatizzati regolano il traffico, i conducenti umani seguono il flusso |
| Luce bianca spenta | Ciclo semaforico tradizionale |
Un aspetto essenziale per il funzionamento della segnalazione bianca è la comunicazione tra sistemi. Le auto autonome si scambiano dati in tempo reale su velocità, posizione e intenzioni di movimento attraverso reti wireless dedicate. Queste informazioni vengono ricevute anche dall’infrastruttura stradale, il cui computer centrale valuta il momento ideale per attivare o disattivare la fase bianca.
Il risultato è una simbiosi tra mezzo e segnaletica, che consente di modulare intelligentemente il passaggio degli utenti. L’interconnessione tra veicoli e impianti semaforici costituisce la chiave per massimizzare fluidità, sicurezza e ridurre gli errori umani alla base dei rallentamenti tipici degli incroci urbani.
I benefici della segnaletica a quattro colori si riflettono in modo misurabile sull’efficienza della mobilità urbana. Studi condotti da università e centri di ricerca certificati mostrano risultati significativi:
Il percorso verso il debutto della luce bianca è scandito da fasi progressive. La prima tappa prevede la sperimentazione in aree urbane pilota, dove viene monitorata la risposta dei diversi utenti e la coesistenza tra guida tradizionale e automatizzata. I dati raccolti sono utilizzati per affinare gli algoritmi e dimensionare in modo ottimale i parametri di attivazione.
In parallelo, le autorità di regolazione sono chiamate a chiarire le condizioni di utilizzo, le responsabilità e le modalità di comunicazione verso cittadini e operatori. La definizione precisa delle norme sul funzionamento e sulla segnaletica, sia su scala nazionale sia internazionale, è considerata un passaggio determinante per l’homologazione della nuova soluzione.
L’introduzione della luce bianca apre scenari di profonda trasformazione per la mobilità cittadina. L’accelerazione nelle implementazioni delle infrastrutture intelligenti, favorita dalla sinergia tra pubblico e privato, porterà nei prossimi anni a una presenza crescente di incroci gestiti secondo i nuovi paradigmi. Questo approccio si inserisce nelle strategie di Smart City, con l’obiettivo di ottimizzare il sistema trasportistico in chiave sostenibile, migliorare la qualità dell’aria e ridefinire la fruibilità degli spazi urbani.
Nel medio termine è ragionevole attendersi: