Nel contesto attuale, caratterizzato da tassi bassi e un’incertezza economica diffusa, la gestione oculata della liquidità è un aspetto centrale.
Ci sono dati che sorprendono e che vanno al di là di quanto possiamo immaginare: pensiamo ad esempio alla quantità di soldi che gli italiani decidono di lasciare in banca nonostante i tassi di interesse siano bassi se non nulli. Si tratta di una questione aperta che si intreccia sia con la ricerca degli istituti di credito che offrono i migliori trassi di interesse e sia con le opzioni di investimento.
La liquidità sui conti correnti degli italiani continua a crescere e rispecchia una strategia di risparmio prudente da parte delle famiglie. Secondo i dati più recenti dell’Abi e dell’indagine Acri-Ipsos, una parte consistente della popolazione italiana riesce a mettere da parte una porzione del proprio reddito.
La maggior parte di questa ricchezza rimane parcheggiata sui conti correnti, senza essere investita. Questa tendenza si registra in tutte le fasce di risparmiatori, dai piccoli correntisti agli investitori con patrimoni superiori ai 5 milioni di euro. Questo comportamento, dettato da una elevata avversione al rischio, si traduce spesso in una mancata opportunità di far fruttare i propri risparmi. Approfondiamo alcuni aspetti:
La scelta di un conto corrente si basa in genere su una valutazione attenta dei costi annuali, dei rendimenti e dei servizi inclusi. Optare per conti online o approfittare di promozioni temporanee può rappresentare una strategia efficace per ottimizzare la gestione della liquidità. Occorre tenere conto anche della propria operatività bancaria, valutando se le offerte promozionali sono compatibili con le proprie esigenze.
In un contesto economico caratterizzato da bassi tassi di interesse e alta inflazione, lasciare la liquidità sui conti correnti comporta costi nascosti, come la perdita di potere d’acquisto. Per chi preferisce la sicurezza, i conti che offrono rendimenti competitivi e costi contenuti sono una soluzione intermedia tra la prudenza e l’ottimizzazione finanziaria.
Dal lato dei rendimenti, il tasso medio offerto dalle banche italiane sui depositi è sceso allo 0,52% nell’ottobre 2024, in calo rispetto allo 0,54% di settembre. Questo è ben lontano dai rendimenti del passato e insufficiente a coprire i costi di gestione dei conti. Alcune banche offrono tassi promozionali più alti per attrarre nuovi clienti. Ad esempio, Ibl Banca propone un tasso del 3,5% lordo per i primi 12 mesi su giacenze superiori a 20.000 euro, mentre Webank offre un 3% su somme comprese tra 3.000 e 100.000 euro per chi apre un conto entro il 10 dicembre 2024. Illimity Bank, inoltre, offre un tasso del 2,5% fino a fine 2024, coprendo anche l’imposta di bollo.
Per quanto riguarda i costi, la Banca d’Italia ha introdotto l’Indicatore dei Costi Complessivi (Icc) per confrontare le offerte delle banche. Tra i conti più economici per le famiglie spiccano il Conto Arancio Più di ING, che azzera il canone con accredito di stipendio o pensione, e il Conto Webank di Banco BPM, con un costo annuo di soli 24 euro. Anche Widiba Start offre condizioni competitive con un Icc di 53,4 euro per operazioni in filiale e 20 euro per l’operatività online. I giovani trovano ulteriori vantaggi: Intesa Sanpaolo, con il conto Isyprime Under 35, offre conti a zero spese di gestione e prelievi gratuiti, mentre Fineco ha lanciato un conto dedicato agli under 18 con carta di pagamento inclusa.
Nonostante queste offerte, i costi medi per la gestione di un conto corrente rimangono elevati. Nel 2022, secondo la Banca d’Italia, il costo medio per una famiglia è salito a 104 euro, segnando il settimo aumento consecutivo. I conti online sono però una valida alternativa, con costi medi di 33,7 euro, inferiori rispetto ai conti tradizionali.
Dal punto di vista dei servizi, alcune banche offrono funzionalità avanzate per giustificare costi più elevati. Ad esempio, Intesa Sanpaolo include bonifici istantanei gratuiti e prelievi senza commissioni mentre altre banche, come Bbva, offrono una remunerazione del saldo al 3,5% per i primi sei mesi.